Quando manca un mese circa all’apertura della porta santa della basilica di San Pietro, che segna l’inizio del Giubileo 2025 “Pellegrini di speranza”, cresce il fervore degli organizzatori. Tra questi anche la diocesi di Roma che ha disegnato un percorso dedicato alla famiglia Beltrame Quattrocchi, i cui coniugi Luigi e Maria sono stati dichiarati beati da San Giovanni Paolo II, e la loro figlia Enrichetta venerabile da Papa Francesco. Il Sir ha incontrato mons. Dario Gervasi, direttore dell’Ufficio di pastorale familiare della diocesi di Roma, che spiega i motivi di questa scelta di fede.
Qual è il messaggio e il senso di questo annuncio giubilare della famiglia Beltrame Quattrocchi?
Questo itinerario legato ai coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi è un itinerario che vuole proprio ridare speranza alla vita familiare perché il contatto con questa coppia, che di fatto non è molto ancora conosciuta, sicuramente può rilanciare la vita familiare. Perché loro hanno vissuto cose nelle quali è facile ritrovarsi, le cose ordinarie della vita familiare, ma in maniera straordinaria e, soprattutto, affidandosi al Signore con una speranza incrollabile. Hanno vissuto anche momenti di grande tensione, di grande difficoltà, per esempio quando è nata Enrichetta e avevano suggerito di abortire, perché c’era il pericolo che morisse Maria. Ma loro, senza piegarsi, senza diciamo scomporsi, ma anche con sofferenza, sono andati dritti, sperando e confidando nel Signore. Poi è nata Enrichetta, sana e, come sappiamo, una donna anche lei di grande fede. Quindi penso che proprio la vicinanza con persone che hanno sperato e che hanno trovato nella famiglia la presenza di Cristo come radice della speranza, può veramente aiutare le nostre coppie che oggi che sono un po’ provate da tante cose. Quindi un sostegno e anche un’amicizia spirituale con questi coniugi, può sicuramente essere utile per ritrovare slancio nella vita familiare.
La scelta della beata famiglia romana per l’anno giubilare 2025 sottolinea i valori da loro vissuti: unione, gioia, impegno sociale, sacrificio, preghiera, vita sacramentale. Quale proposta, indicazione è più urgente recuperare oggi?
I coniugi ci hanno lasciato veramente un patrimonio immenso e ciascuno può cogliere da loro uno degli aspetti della domanda. L’Unione fra di loro, la vita sacramentale, che era veramente il collante principale nella storia di Luigi e di Maria, ma anche, e questo vorrei sottolineare oggi sarebbe molto interessante: riprendere la loro apertura di cuore. Papa Francesco nell’Amoris laetitia parla della famiglia dal cuore grande, un’immagine che mi è sempre piaciuta, cioè quella famiglia che non solo vive intensamente la vita interna, ma apre la porta e accoglie tutto. Papa Francesco parlava di accogliere i ragazzi che hanno difficoltà, addirittura le mamme che rimangono magari incinte e sono sole, oppure i poveri. I nostri coniugi Maria e Luigi, hanno avuto una grande apertura di cuore. Basta pensare che hanno accolto durante la epidemia della spagnola una bambina che era malata, che nessuno poteva curare, e l’hanno messa insieme ai loro figli senza avere paura che si contagiassero. Veramente un atto di grande fiducia. Tanto è vero che poi la bambina è cresciuta bene, sana, e gli altri non si sono ammalati. E poi un’altra cosa che hanno fatto che va sottolineata, sono riusciti a salvare ben 72 famiglie ebree. Accoglievano questi fratelli perseguitati nella loro casa, li vestivano da monaci benedettini e poi, attraverso una rete di aiuti di altri sacerdoti, li facevano partire dalla stazione Termini, in maniera che non dovessero fare i controlli, e li salvavano. Hanno rischiato la loro vita, hanno aperto il loro cuore, la loro casa, ma questo dà incoraggiamento, perché quando una famiglia si apre ha delle potenzialità magnifiche. La loro vicinanza può aiutare a ritrovare quei valori di unione tra di loro, di generosità, di accoglienza che ogni famiglia potenzialmente ha. Credo che in questo anno giubilare, diventare amici di questa coppia, potrebbe essere una cosa che aiuta molto le nostre famiglie.
Quale grammatica del Vangelo e lessico dello Spirito questa famiglia può trasmettere, consegnare alle famiglie e agli educatori di oggi? Quale eredità umana e spirituale essi consegnano per rilanciare la speranza?
Fiducia e anche speranza. Perché il Vangelo è uno sguardo sul futuro, cioè l’annuncio del regno dei cieli. È la bellezza adesso, ma anche che ci apre proprio allo sguardo sul futuro. E oggi abbiamo tanto bisogno di recuperare questa fiducia che non è basata solo sull’economia, sul prodotto, sui risultati, ma è basata sulla fiducia in Dio e sulla fiducia anche reciproca. Loro hanno saputo trovare la presenza di Dio nell’intreccio delle loro storie. Maria ha scritto un libro, “L’ordito e la trama”, per dire come quando si tesse un tessuto, si intrecciano i fili, come le loro vite che si sono intrecciate, ma con in mezzo la presenza del Signore attraverso una vita sacramentale intensa. È proprio la fiducia evangelica, che poi è la speranza cristiana, che loro possono aiutare a ritrovare in questo tempo. Credo che sia uno dei grandi messaggi. Le famiglie che faranno il Giubileo, spero che trovino nell’incontro con loro proprio questa speranza che si rinnova. Dice Papa Francesco che la gioia del Vangelo è un continuo rinnovarsi. Però la gioia porta con sé anche la speranza. Anzi, la speranza è il fondamento della gioia. E credo che la famiglia Beltrame Quattrocchi ha vissuto questo fin dall’inizio. Ma anche quando sono arrivati alla fine, la loro vita non era in realtà una fine, era come se stesse per iniziare qualcosa d’altro. Credo che questa visione di fede che il Vangelo ci consegna perché ci dice che siamo figli del Dio altissimo, e di non preoccuparci e affidarci al Signore, può essere una grande eredità evangelica che questa coppia ci lascia. Avvicinarsi a loro significa respirare, imparare a respirare questa dimensione bellissima che credo possa far bene a tutti.
Qual è il programma di questo itinerario giubilare?
Sono quattro i luoghi che scandiscono questo itinerario: il primo Santa Maria Maggiore, dove i coniugi si sono sposati; il secondo è la casa de Petris, sempre nella zona di Santa Maria Maggiore, dove hanno vissuto la loro vita; il terzo è la chiesa di Santa Prassete, dove i coniugi hanno vissuto intensamente la loro attività parrocchiale, servendo nell’Azione cattolica, negli Scouts e nelle varie associazioni e dove ha vissuto anche la figlia Enrichetta e che è sepolta proprio lì; il quarto è il santuario del Divino Amore, dove sono seppelliti i coniugi Beltrame Quattrocchi, un luogo dove già oggi tante coppie vanno per rinnovare le loro promesse matrimoniali. Questo itinerario, che viene proposto proprio nell’anno giubilare, fatto di queste quattro tappe, vuole servire proprio per rilanciare la speranza che è possibile vivere una vita familiare in maniera intensa, superando le difficoltà, affidandosi al Signore con una vita sostenuta dalla grazia. Vuole essere un incoraggiamento per tutte le famiglie, come dice il Papa in Amoris laetitia: camminare, perché ciò che ci è promesso è sempre più grande. La speranza non delude è il motto del nostro Giubileo, ma anche la vita familiare, se è fondata sul Vangelo, non delude e, nonostante le prove, può sempre arrivare all’incontro con Dio e con i fratelli. Buon cammino.