Giubileo del 2000. Valentina: “Eccomi, questo è il momento Signore”

“Venticinque anni fa ho sperato molto nella grazia del Giubileo. Da anni ero malata di anoressia. Sentivo il mio cuore duro, di pietra: non poteva entrarci niente. Quando ho attraversato la Porta Santa ho detto: ‘Eccomi, questo è il momento. Signore, adesso o mai più’”. Valentina Girolimetti ha 46 anni e insegna matematica al liceo classico di Senigallia. Sposata e mamma di tre figli, a Roma, per il Giubileo del 2000, era arrivata con una sola speranza: guarire dall’anoressia.

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“Venticinque anni fa ho sperato molto nella grazia del Giubileo. Da anni ero malata di anoressia. Sentivo il mio cuore duro, di pietra: non poteva entrarci niente. Quando ho attraversato la Porta Santa ho detto: ‘Eccomi, questo è il momento. Signore, adesso o mai più’”. Valentina Girolimetti ha 46 anni e insegna matematica al liceo classico di Senigallia. Sposata e mamma di tre figli, a Roma, per il Giubileo del 2000, era arrivata con una sola speranza: guarire dall’anoressia.
“Partii per la Gmg – racconta – allo stremo delle forze. Era caldissimo, ricordo la fatica di camminare per le strade della capitale con lo zaino sulle spalle. Quello che umanamente potevo fare per guarire l’avevo fatto: ero seguita da una psicologa e da una guida spirituale, ma continuavo ad essere incapace di accogliere l’amore, percepivo anche fisicamente una sensazione di rigidità”.
Valentina aveva iniziato a soffrire di anoressia a 17 anni, durante l’ultimo anno del liceo. Era appena uscita da una lunga storia con un ragazzo dal quale si sentiva amata non per quello che era, ma per il suo corpo: “‘Mi ripeteva che ero bella, ma un po’ grassa’. In famiglia non ero capita, in quel periodo non avevo un bel rapporto con mia madre, che avvertivo anaffettiva, e io stessa non mi amavo”.
All’università, studentessa fuori sede a Camerino, Valentina inizia a calcolare con precisione le calorie che assume e quelle che consuma. Passa le giornate tra lo studio e l’attività fisica: va in palestra e a fare jogging. Mangia pochissimo, perché l’obiettivo è perdere quotidianamente peso, anche se, afferma, “sotto una certa soglia di sopravvivenza non sono mai arrivata”.
In quegli anni Valentina incontra il Rinnovamento nello Spirito e proprio con i giovani del movimento parte per Roma. Qualche mese prima, durante il capodanno ’99-2000, aveva pregato: “Prendi, Signore, la mia libertà e riempimi del tuo amore”. Con Dio era stata chiara: “Se non mi guarisci nell’anno del Giubileo, che è l’anno della grazia, io perdo la fiducia, la speranza di poter guarire”.

Nei giorni del Festival dei giovani carismatici a Torino e successivamente della Giornata mondiale della gioventù a Roma, Valentina è quella di sempre. Continua a mangiare poco e a sentirsi chiusa al mondo, in una solitudine profonda. Ma aspetta con ansia il passaggio attraverso la Porta santa. Che avviene il 18 agosto, giorno riservato agli italiani. Valentina è in coda insieme ai suoi amici e a migliaia di ragazzi e ragazze. “Quando sono entrata nella basilica di San Pietro ho chiuso gli occhi. Ricordo la sensazione anche fisica di aver attraversato come una pellicola che mi portava in un altro mondo. Ho provato una grande pace e una gioia profonda. Ero avvolta dall’amore, avevo fatto un tuffo nell’immenso mare dell’amore di Dio. È difficile descriverlo a parole, ma sono arrivata velocemente all’altare con la sensazione di aver volato fino a lì, come se non avessi attraversato a piedi la basilica. Mi sono sentita diversa, il mio cuore era diverso: non era più una pietra”.
Valentina esce da San Pietro grata a Dio per la gioia che la pervadeva, ma non sa ancora di essere guarita dall’anoressia. Quel giorno, sotto il sole caldo di Roma, mangia il suo primo gelato dopo quattro anni. E non le basta. Finito quello, ne mangia un altro, grandissimo. “Capii che tutto era cambiato. Quella sera siamo tornati in fiera, dove dormivamo, molto tardi, dopo la mezzanotte. Gli altri non hanno mangiato, ho mangiato solo io. Avevo una gran fame. Ricordo ancora che c’era lo spezzatino con le patate”.
Tornata a casa, nelle Marche, lentamente la vita e le relazioni di Valentina fioriscono. Inizia un tempo di discernimento vocazionale. Nel 2001 la laurea in matematica e l’inizio dell’insegnamento. Nel 2008, l’incontro con Marco, che sposa due anni dopo.
A venticinque anni da quell’esperienza e alle porte di un altro Giubileo, Valentina si prepara per tornare a Roma e attraversare nuovamente la Porta santa, questa volta con i colleghi insegnanti. Nel cuore, attesa e speranza: “Mi aspetto di vedere meraviglie di Dio che mi sorprendano più di quello che possa immaginare”.

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