I martiri la testimonianza più convincente della speranza

Un corso del Dicastero delle Cause dei santi sul martirio e l’offerta della vita. A raccogliere il lavoro delle sessioni il cardinale prefetto Marcello Semeraro secondo cui “i martiri muoiono gioiosamente e serenamente”; “ma essi non sono eroi insensibili, sono persone reali, sono umani e perfettamente incarnati”

Foto Calvarese/SIR

Si avvicina il Giubileo della speranza che Papa Francesco ha indetto con la Bolla “Spes non confundit”. Insieme alle indicazioni giubilari il pontefice ha chiesto di porre, fra i segni di speranza, quella di una celebrazione ecumenica “per rendere evidente la ricchezza della testimonianza dei martiri” che sono segno dell’unità dei cristiani e meglio la esprimono, come ha detto nel suo discorso conclusivo ai partecipanti al convegno del Dicastero delle Cause dei santi “Non c’è amore più grande. Martirio e offerta della vita”.
Il corso si era aperto con la prolusione di mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, che ha offerto ai partecipanti una fondazione biblica per la riflessione a partire proprio dalla donazione di Cristo. Lo storico Andrea Riccardi ha poi illustrato le forme di persecuzione nell’ambito di quello che ha definito “più che il secolo breve il secolo del male”. Una carrellata storica, quella di Riccardi, che ha presentato per fotogrammi le stragi, le uccisioni sommarie di singoli e di massa, i genocidi e l’uso errato della scienza in una prospettiva di distruzione più che servizio al bene e dei popoli. A san Giovanni Paolo II Riccardi ha ascritto il merito di aver innescato un processo per “una coscienza di Chiesa” non solo del martirio di tanti ma anche di un nuovo fenomeno che ha definito “il martirio di popolo”.
L’intervento di mons. Alfonso Amarante, rettore della Pontificia Università Lateranense, ha colto, dentro le emergenze antropologiche il fenomeno dell’odio contro i cristiani, come molto diffuso e che genera in diverse parti del mondo, senza fare troppo rumore, il pericolo della libertà religiosa. Don Jan Mikrut, docente di Storia e Beni culturali della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana ha presentato i casi europei, soprattutto dal XIX secolo in poi; Paolo Affatato, dell’agenzia Fides, ha presentato diversi casi di martirio in Asia, narrando nella maggior parte le loro storie concrete. Don Aimable Mosoni, docente presso la Pontificia Università Salesiana ha parlato del martirio in Africa. Gianni La Bella, ordinario presso l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia ha preso in esame il contesto latino-americano che detiene il “triste primato di cristiani uccisi” negli ultimi 25 anni, si tratta di circa 184 censiti.
Una sessione è stata dedicata ai martiri delle altre confessioni cristiane. Fratelli nella fede e nel sangue, per i quali papa Francesco, nel suo discorso, ha voluto precisare che si coglie uguaglianza e fraternità. Il protopresbitero Sergio Mainoldi ha presentato il punto di vista ortodosso ribadendo che il martirio “è patrimonio del popolo dei fedeli attraverso il culto dei singoli martiri. Il rev.do Jamie Hawkey, canonico teologo dell’abbazia di Westmister ha avuto un approccio alle tematiche di santità e martiro nell’ambito dell’anglicanesimo dove c’è un prima e un dopo la separazione da Roma. Del martirio nel protestantesimo ha riferito Daniele Garrone, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Lodovica Maria Zanet della Pontificia Università Salesiana ha offerto un’ampia riflessione antropologica sul senso del dono della vita che è fondamento dell’umano.
Gli interventi dell’arcivescovo Segretario del dicastero delle Cause dei santi, mons. Fabio Fabene, e quello di p. Maurizio Faggioni, hanno toccato invece gli aspetti teologici e procedurali dell’offerta della vita fornendo dei numeri e dei dati sul percorso innescato dal Motu proprio Maiorem ac Dilectione di Papa Francesco sul dono della vita dell’11 luglio 2017. Attualmente sono 17 le posizioni in esame presso il Dicastero, qualcuna ha già raggiunto la beatificazione, altre sono state attivate con il cambio di titolo (lemma) della causa stessa passando dal presunto martirio, ad esempio, al dono e all’offerta della vita. Il caso che è stato citato e che farà scuola è stato quello di Franz de Castro Holzwarth, che si è offerto al posto al posto di un militare tenuto in ostaggio a dei prigionieri ribelli in un carcere brasiliano ed è stato crivellato di colpi dalla polizia militare appena avvenuto lo scambio insieme ai sequestratori.
A raccogliere il lavoro delle sessioni il card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei santi, che ha individuato la profondità di percorso in quelli che ha definito “i territori della teologia, della scrittura, delle esperienze religiose” dove si trova l’uomo e lo si incontra nella costante del dono citando Seneca ricordato a tutti quello che diceva il filosofo “io sono quello che ho donato”. “I martiri muoiono gioiosamente e serenamente”, ha detto, “ma essi non sono eroi insensibili, sono persone reali, sono umani e perfettamente incarnati”.
Una prospettiva che “illumina” anche il lavoro “per le cause dei santi”, che il Papa definisce “servizio prezioso” offerto alla Chiesa “affinché non le venga mai meno il segno della santità vissuta e sempre attuale”.

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