Proprio tutti…

Vale certo la pena in questa 98ª Giornata Missionaria Mondiale riprendere qualche spunto dal messaggio di papa Francesco, reso noto ben nove mesi fa, il 25 gennaio, festa della conversione di S. Paolo, con nel titolo l'evangelico "Andate e invitate al banchetto tutti". Si rifà alla parabola matteana degli invitati alle nozze, quando, dopo il rifiuto dei primi, il re comandò ai servi di allargare l'invito appunto a tutti, senza alcuna distinzione: "cattivi e buoni" - come sottolinea il papa - "i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi, vale a dire gli ultimi ed emarginati" ribadisce Francesco citando la versione lucana.

Vale certo la pena in questa 98ª Giornata Missionaria Mondiale riprendere qualche spunto dal messaggio di papa Francesco, reso noto ben nove mesi fa, il 25 gennaio, festa della conversione di S. Paolo, con nel titolo l’evangelico “Andate e invitate al banchetto tutti”. Si rifà alla parabola matteana degli invitati alle nozze, quando, dopo il rifiuto dei primi, il re comandò ai servi di allargare l’invito appunto a tutti, senza alcuna distinzione: “cattivi e buoni” – come sottolinea il papa – “i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi, vale a dire gli ultimi ed emarginati” ribadisce Francesco citando la versione lucana. La parabola del Convito è raffigurata in una delle due tele di Michele Schiavoni, quella di destra, alle pareti laterali della cappella del SS.mo Sacramento nella cattedrale di Chioggia, di fronte a quella della donna cananea che sfida e convince Gesù a guarire la figlia, poiché “anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni…”. L’interpretazione eucaristica, che papa Francesco sottolinea insieme a quella escatologica, è così più evidente. Tutti, dunque, specialmente gli ultimi – e potremmo dire, azzardiamo, in una visione cosmologica, persino i cagnolini, cioè tutti gli esseri viventi e tutto il Creato, sono “invitati” a partecipare alla festa e alla gioia del Regno di Dio. Il papa scandisce il discorso enucleando il senso dell’andare come atteggiamento essenziale e permanente della Chiesa e di ogni cristiano, un andare “instancabile” (e qui anticipa il grazie a tutti i missionari e missionarie che concretamente vanno in tutto il mondo per annunciare e testimoniare il Vangelo) e quello dell'”invitare”, da compiere sempre “con urgenza”, ma anche “con grande rispetto e gentilezza”, anzi, approfondendone le caratteristiche: “con gioia, magnanimità, benevolenza”, e ancora “sempre con vicinanza, compassione e tenerezza”. La “prospettiva escatologica ed eucaristica”, prima citata, è nella parte centrale del messaggio: sono due aspetti intrinsecamente legati, in cui l’uno implica l’altro. Il confronto con l’alternativa negativa risalta in una elencazione precisa: di fronte ai tanti banchetti “del consumismo, del benessere egoistico, dell’accumulo, dell’individualismo” occorre chiamare tutti al banchetto divino dove regnano “la gioia, la condivisione, la giustizia, la fraternità, nella comunione con Dio e con gli altri”. Il “banchetto finale”, di cui, appunto, è “reale partecipazione” il “banchetto eucaristico”, che va vissuto intensamente nella dimensione escatologica e insieme in quella missionaria: il “rinnovamento eucaristico” che si sta promuovendo nel periodo post-Covid – raccomanda il papa – risvegli contemporaneamente lo spirito missionario affinché l’Eucaristia faccia di noi “pellegrini-missionari della speranza” verso la vita senza fine in Dio. Il “tutti”, evidente punto focale del motto pontificio, viene rafforzato ed enfatizzato nella terza parte dell’esortazione: “Senza escludere nessuno. Tutti”. In modo particolare oggi, “in un mondo lacerato da divisioni e conflitti”, il Vangelo “è la voce mite e forte che chiama gli uomini a incontrarsi, a riconoscersi fratelli e a gioire dell’armonia tra le diversità”, non certo per imporre obblighi ma per condividere gioia, segnalare “un orizzonte bello”, offrire “un banchetto desiderabile”. Tutti, dunque, come si diceva già all’inizio: “tutte le persone di ogni condizione sociale o anche morale”! Il papa, in questo tempo in cui ci ha chiamati alla sinodalità – che proprio in questo mese missionario vive una sua fase importate a Roma -, non si esime dal richiamare l’impegno, legando insieme anche questi due aspetti: “La sinodalità è per sé missionaria e, viceversa, la missione è sempre sinodale”. Di qui la necessità della cooperazione, resa concreta dalle Pontificie Opere Missionarie, citate da sempre in ogni messaggio per la Giornata. Il loro ruolo – ricorda Francesco, ed è bene tenerlo sempre a mente anche nelle nostre comunità – è sia “infondere nei cattolici, fin dalla più tenera età, uno spirito veramente universale e missionario”, sia “favorire una adeguata raccolta di sussidi a vantaggio di tutte le missioni”. A conclusione, sulla dimensione escatologica, ci viene spontaneo citare Sammy Basso (compaesano del già nostro vescovo Adriano) che, segnato dalla precoce vecchiaia della progerie, continua a parlarci anche ora: la morte, in fondo – ci scrive -, è “l’unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre, è l’unico modo per vedere finalmente il Suo Volto… Ora sono dal Dio mio, dal Dio dei miei padri, nella sua Casa indistruttibile… Lui, il nostro Dio, l’unico vero Dio, è la causa prima e il fine di ogni cosa… La Fede mi ha accompagnato e non sarei quello che sono senza la mia Fede”. Una fede così – come ha fatto lui, a suo modo – val la pena davvero annunciarla e diffonderla!

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