Francesco continua a far parlare di sé nonostante siano trascorsi quasi 800 anni dalla sua morte. Fiumi di inchiostro alimentano continue riflessioni sulla vita del poverello di Assisi. Come di solito accade per tutti i giganti, le riflessioni sono state spesso contraddittorie: in maggioranza c’è chi ne esalta l’aspetto spirituale, una parte poco credibile invece ha tentato di sollevare critiche considerandolo una operazione mediatica veicolata prima dalla Chiesa del 1200 e dopo dalla politica.
Una cosa è certa: l’esempio di Francesco vive ancora tra le famiglie ed i giovani. Lo dimostra la presenza di tanti giovani e famiglie che ogni anno si ritrovano ad Assisi per la festa del Perdono.
Francesco è il Santo più rappresentato in opere cinematografiche e letterarie, è il più conosciuto al mondo, amato da tutti, persino dagli atei anticlericali. L’attore Giovanni Scifoni, nella sua ultima rappresentazione, restituisce un ritratto tanto eccezionale quanto umano di san Francesco. Azzarda definendolo “una pop star medioevale”: Francesco predicava e affascinava immense folle, parlava con gli animali, recitava ed improvvisava in francese, utilizzava i movimenti del corpo, perfino la propria malattia e il dolore fisico, per raccontare il mistero di Dio. Insomma, Francesco era capace di arrivare a ogni tipo di ascoltatore, grazie alla gestualità, alla mimica, all’intonazione.
Francesco è l’esempio di come ci si possa convertire in qualsiasi momento. Egli, da giovane che sperimenta la frammentarietà esistenziale perché attratto ad idolatrare sé stesso, diviene giovane che scopre la sua vera identità aperta ad accogliere gli emarginati. Papa Francesco lo definisce l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. … In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore (cfr: Enciclica Laudato sì)
Francesco è un gigante del desiderio celeste. Entrando nella Porziuncola ancora oggi riecheggiano nell’aria le parole che Francesco pronunziò nel 1216 al cospetto di Papa Onorio III “Padre Santo non domando anni, ma anime” e “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso”. In quel preciso istante Francesco anticipò il Giubileo che tra qualche mese la chiesa universale sarà chiamata a celebrare. A distanza di più di 800 anni sarà ancora la richiesta di misericordia (guarigione e liberazione dal peccato) avanzata da Francesco a Papa Onorio III come il faro dell’imminente anno giubilare che ci apprestiamo a vivere.
Francesco è un instancabile visionario, che ha remato in direzione ostinata e contraria, senza mai farsi tentare dagli echi ammalianti e seducenti del compromesso. Quanto gli importasse del giudizio degli altri? Non lo possiamo sapere. Ciò di cui si è convinti è che fu l’uomo dell’ascolto e del dialogo. Nel Cantico di Frate Sole, Francesco ci insegna che per superare i conflitti bisogna “guardare oltre”, senza continuare ad esaminare soltanto l’oggetto del contendere. Come si può pensare di condurre negoziati applicando alle parti in causa categorie mentali che ad esse non appartengono? Se fosse ancora in vita, sicuramente questo sarebbe stato il messaggio che Francesco avrebbe rivolto ai Potenti della Terra, per dirimere i conflitti in atto.
Questo è Francesco: uomo coraggioso e libero di osare. Ed è per questo che ancora oggi è parte della nostra vita.
San Francesco, umile ma gigante visionario
Francesco continua a far parlare di sé nonostante siano trascorsi quasi 800 anni dalla sua morte. Fiumi di inchiostro alimentano continue riflessioni sulla vita del poverello di Assisi. Come di solito accade per tutti i Giganti, le riflessioni sono state spesso contraddittorie: in maggioranza c'è chi ne esalta l'aspetto spirituale, una parte poco credibile invece ha tentato di sollevare critiche considerandolo una operazione mediatica veicolata prima dalla Chiesa del 1200 e dopo dalla politica