Una giornata istituzionale, in cui Papa Francesco ha preso la parola da Bruxelles, “sintesi dell’Europa”, e dall’Università di Lovanio, la più antica università cattolica, per rivolgersi ancora una volta al nostro continente – come aveva fatto in Lussemburgo – e una giornata dal carattere più intimo e familiare, caratterizzata da alcuni fuori programma significativi: l’incontro con 17 vittime di abusi perpetrati dal clero, la colazione con i senzatetto nella parrocchia di Saint-Gilles e la sosta in preghiera nella cripta della Basilica del Sacro Cuore di Koekelberg, dove ha esortato a seguire l’esempio di Re Baldovino, del quale al termine del viaggio ha annunciato un nuovo impulso alla causa di beatificazione, iniziata nel 1995. Sono i momenti salienti della seconda tappa del 46° viaggio apostolico di Bergoglio, culminato nella messa allo stadio di Bruxelles, che ha avuto un prologo – anche questo non annunciato – nel saluto della sera prima a 6mila giovani che lo acclamavano nel Palazzetto adiacente. Davanti a 35mila persone, nell’appuntamento conclusivo del viaggio apostolico in Lussemburgo, durante il quale ha beatificato Anna di Gesù, Bergoglio ha messo ancora una volta in guardia dagli scandali provocati dagli abusi, come aveva fatto dall’inizio del viaggio:
“Nella Chiesa non c’è posto per l’abuso. Chiedo a tutti di non coprire gli abusi. Chiedo ai vescovi di non coprire gli abusi, di condannare gli abusi: che si sappia e che sia giudicato l’accusatore, sia laico, laica, prete o vescovo”. “Le persone abusate sono un lamento che tocca il cielo”, ha proseguito Francesco sempre a braccio: “La loro voce non venga coperta dall’indifferenza”.
Durante l’Angelus, l’appello per un cessate il fuoco immediato in Libano: “Troppe persone muoiono giorno dopo giorno in Medio Oriente”.
“Un ponte indispensabile per costruire la pace e ripudiare la guerra”, “quasi una sintesi dell’Europa,
da cui ripartire per la sua ricostruzione, fisica, morale e spirituale”. Così il Papa ha definito il Belgio, nel suo primo discorso, pronunciato nel Castello di Laeken, sede ufficiale dei reali del Belgio, e rivolto alle autorità.
“Siamo vicini a una guerra quasi mondiale”,
e “L’Europa ha bisogno del Belgio per portare avanti il cammino di pace e di fraternità tra i popoli che la compongono”, il grido d’allarme, unito alla consegna a “sconfiggere l’inverno demografico e l’inferno della guerra” e a scongiurare “un futuro in cui nuovamente l’idea e la prassi della guerra diventino un’opzione percorribile, con conseguenze catastrofiche”.
“La Chiesa è santa e peccatrice”,
il primo riferimento alle drammatiche vicende degli abusi sui minori. “Oggi nella stessa Chiesa c’è questo crimine, e la Chiesa deve vergognarsi e chiedere perdono”, il mea culpa del Papa, che a si è detto anche “rattristato dal fenomeno delle adozioni forzate, avvenute anche qui in Belgio tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso, anche con la complicità della Chiesa.
“Offrire una formazione integrale perché le persone ricevano gli strumenti necessari a interpretare il presente e a progettare il futuro”.
È questo, per Francesco, il primo compito delle università. Incontrando i docenti universitari nella sede fiamminga dell’Università cattolica di Lovanio, che compie 600 anni, il Papa ha ricordato che la missione delle università è “allargare i confini e diventare uno spazio aperto per l’uomo e per la società” e ha pronunciato un duplice no: alla “stanchezza dello spirito”, che rinuncia alla ricerca della verità, e ad un “razionalismo senz’anima, in cui oggi rischiamo di cadere nuovamente, condizionati dalla cultura tecnocratica”. “Grazie perché, allargando i confini, vi siete fatti spazio accogliente per tanti rifugiati”, l’omaggio all’ateneo alla sua seicentesca tradizione di accoglienza che perdura ancora oggi.
“Gli abusi generano atroci sofferenze e ferite, minando anche il cammino della fede.
E c’è bisogno di tanta misericordia, per non rimanere col cuore di pietra dinanzi alla sofferenza delle vittime, per far sentire loro la nostra vicinanza e offrire tutto l’aiuto possibile, per imparare da loro a essere una Chiesa che si fa serva di tutti senza soggiogare nessuno”. Incontrando il clero belga nel basilica del Sacro Cuore di Koekelberg, il nuovo accesso agli abusi. ”Grazie per il grande lavoro che fate per trasformare la rabbia e il dolore in aiuto, vicinanza e compassione”, l’omaggio alla chiesa locale, dopo l’incontro in nunziatura con 17 vittime. Il Papa ha definito la chiesa belga una chiesa “in movimento” e ha ribadito: “nella Chiesa c’è spazio per tutti , tutti, tutti, e nessuno dev’essere la fotocopia dell’altro”. Il processo sinodale “dev’essere un ritorno al Vangelo; non deve avere tra le priorità qualche riforma alla moda, ma chiedersi: come possiamo far arrivare il Vangelo in una società che non lo ascolta più o si è allontanata dalla fede?”. “Misericordia è una parola-chiave per i carcerati”, la risposta ad una delle testimonianze:
“tutti possiamo sbagliare, ma nessuno è sbagliato”.
Dialogando con gli studenti, che gli hanno indirizzato una lettera, nella sede francofona dell’Università di Lovanio, Francesco ha sintetizzato il “programma ecologico” della Chiesa: “Noi siamo nel mondo per custodire la sua bellezza e coltivarla per il bene di tutti, soprattutto dei posteri, il prossimo nel futuro”. “Ma nessun piano di sviluppo – ha aggiunto – potrà riuscire se restano arroganza, violenza, rivalità nelle nostre coscienze, anche nella nostra società.
Finché il mercato resta al primo posto, la nostra casa comune subirà ingiustizia. L’opzione da fare è tra manipolare la natura e coltivare la natura”.
“Non si vive per lavorare, ma si lavora per vivere”, il monito agli studenti. “La Chiesa è donna, ma è brutto quando la donna vuole fare l’uomo”, l’aggiunta a braccio sulla questione femminile.