74ª Settimana liturgica nazionale. Mons. Maniago: “Dalla riforma già tanti frutti positivi, ma il cantiere è ancora aperto”

“Il Papa con le sue indicazioni tocca degli aspetti su cui ancora c’è da lavorare, ma il tono generale del messaggio è un incoraggiamento a continuare a camminare e a crescere, perché anche in questo campo non ci si deve mai sentire arrivati”, dice al Sir il presidente del Cal. La prossima edizione a Napoli, dal 25 al 28 agosto 2025

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Si è svolta dal 26 al 29 agosto, nella arcidiocesi di Modena-Nonantola, la 74ª Settimana liturgica nazionale sul tema “Nella liturgia la vera preghiera della Chiesa. Popolo di Dio e ars celebrandi. ‘Il frutto di labbra che confessano il suo nome’ (Eb 13,15)”. Papa Francesco, attraverso un messaggio a firma del segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, ha indicato alcune priorità concrete: “riscoprire la coralità della preghiera liturgica”, “il rapporto con il canto sacro”, “il silenzio a cui ci educa la liturgia”, “la promozione della ministerialità liturgica”. A mons. Claudio Maniago, presidente del Centro azione liturgica (Cal) e arcivescovo di Catanzaro-Squillace, abbiamo chiesto un bilancio della Settimana.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Eccellenza com’è andata la Settimana 2024?

La Settimana liturgica ha sempre una preoccupazione e una finalità eminentemente pastorale di offrire un aiuto a chi vive la vita della Chiesa, quindi a chi vive nella pastorale, perché possa essere sempre più consapevole della grande importanza che riveste la liturgia nell’ambito dell’esperienza cristiana, soprattutto per come ci è stata consegnata dalla riforma voluta dal Concilio Vaticano II. Ed essendo questa la preoccupazione principale, i destinatari non sono solo professori o persone che studiano liturgia, ma sono anche preti, seminaristi, diaconi, religiosi e religiose, soprattutto in questo momento – ed è una cosa molto bella – tanti laici, uomini e donne, che vivono nelle loro comunità, nelle quali svolgono un servizio di sostegno e di animazione per la liturgia. Il primo obiettivo della Settimana liturgica a Modena è stato raggiunto, innanzitutto con una partecipazione variegata.

È stato bello vedere un’assemblea di oltre duecento persone fatta di sacerdoti, religiosi e religiose e tanti uomini e donne impegnati nelle nostre comunità.

L’altro aspetto importante è fornire una consapevolezza che nasca e affondi le sue radici nello studio di quella che è stata la riforma della liturgia. Quindi, l’offerta che viene data è sempre di un certo livello. Anche questo obiettivo, nella Settimana a Modena, è stato raggiunto, a cominciare dal testo davvero magistrale del Santo Padre, che anche quest’anno ha voluto accompagnare la nostra esperienza con un messaggio, entrando nel merito della “preoccupazione” della Settimana liturgica, sottolineandone alcuni aspetti e dando, addirittura, delle piste di lavoro, che non sono state solamente ispiratrici del lavoro della Settimana, ma saranno patrimonio comune per tutte le diocesi. Vorrei poi evidenziare che anche quest’anno persone di studio, di altissimo livello, sono stati molto bravi nel mettere la loro sapienza a servizio del popolo di Dio con un linguaggio accessibile, ma anche rigoroso, frutto dell’attenzione al magistero e agli studi più importanti che vengono fatti in campo liturgico. E questo si è visto anche nell’entusiasmo con cui sono state accolte certe relazioni da tutti. C’è un ulteriore aspetto bello.

Ci dica…

Un ultimo tratto che ha caratterizzato positivamente questa Settimana è la fraternità, lo spirito con cui abbiamo vissuto questi giorni. Quest’anno abbiamo iniziato proclamando un brano degli Atti in cui vengono indicate le caratteristiche della prima comunità cristiana: l’ascolto dell’insegnamento degli apostoli; la custodia della comunione reciproca; la frazione del pane e la preghiera. Ed effettivamente tutto ciò avviene durante la Settimana liturgica: dall’ascolto del magistero alle celebrazioni insieme, in modo armonioso e coinvolgente, fino al tratto della comunione. Si condividono i pasti, l’ascolto, ma anche quei momenti di pausa, in cui ci si confronta e si mettono insieme delle esperienze mettendo in comune dei beni di vita, con un incoraggiamento vicendevole.

Tutto questo ci fa sentire davvero un unico popolo di Dio.

Rispetto alla priorità indicate dal Papa nel messaggio per la Settimana liturgica 2024, in Italia a che punto siamo?

Innanzitutto, credo che il messaggio del Santo Padre, riproponendo all’inizio certi principi fondamentali, che sono ormai patrimonio della Chiesa, che vengono dal magistero del Concilio e dalla riforma che ne è scaturita, dica di una Chiesa viva.

La riforma è partita: ha già prodotto e sta producendo tanti frutti positivi nelle nostre comunità.

In tantissimi casi le nostre celebrazioni sono coinvolgenti e mettono davvero i fedeli nella condizione di incontrare il Signore, che è lo scopo fondamentale del nostro culto.

La liturgia, certamente, è anche un cantiere aperto,

nel senso che quella che è stata la grossa luce che si è accesa, con il magistero del Concilio Vaticano II e con la riforma conseguente, deve essere ancora assorbita, di più, metabolizzata, fatta diventare vita. In particolare il Papa – e questo ci ha colpito positivamente per l’attenzione con cui lui stesso guarda alla liturgia e quindi al celebrare delle nostre comunità – ha toccato dei tratti sensibili in cui c’è ancora evidentemente da crescere, da acquisire ancora maggiore consapevolezza. Basti pensare solo al silenzio che troppo spesso anche noi nelle nostre celebrazioni cerchiamo di evitare, come se fosse un tempo vuoto. Il silenzio, invece, è un tratto della liturgia, ci sono momenti in cui bisogna stare zitti, in un silenzio vero, neanche coperto da alcun tipo di sottofondo musicale o da qualche didascalia. Il silenzio è importante perché quanto si sta celebrando possa in qualche modo risuonare e penetrare profondamente nel nostro cuore e diventare vita. Per il silenzio l’esperienza cristiana va ben oltre la liturgia: pensiamo ai grandi mistici, ai grandi uomini e donne di fede, che ci insegnano che è nel silenzio l’incontro con il Signore. È Lui che riempie questo silenzio, il silenzio non è un vuoto di cui avere magari paura, al contrario è quello spazio dove davvero si rende presente il Signore. Il Papa con le sue indicazioni tocca degli aspetti su cui ancora c’è da lavorare, ma il tono generale del messaggio è un incoraggiamento a continuare a camminare e a crescere, perché anche in questo campo non ci si deve mai sentire arrivati.

Dove si svolgerà la 75ª Settimana liturgica?

La prossima, che sarà quella che si svolgerà durante il Grande Giubileo, sarà celebrata, dal 25 al 28 agosto 2025, a Napoli, una grande città del Meridione, dove non si era mai svolta. È una bella novità: l’arcivescovo Mimmo Battaglia è stato molto contento, aveva chiesto questa possibilità. Nell’ultimo giorno dell’edizione del 2024 ci è stato consegnato dal vescovo ausiliare, mons. Gaetano Castello, il messaggio dell’arcivescovo battaglia per invitarci e dirci la sua gioia di accoglierci a Napoli. “La nostra città, affacciata sul Mar Mediterraneo, crocevia di popoli e culture, saprà senz’altro offrire a tutti i convenuti per questo importante evento un’accoglienza calorosa e viva, arricchita dalla bellezza paesaggistica e artistica, impreziosita dallo spirito di solidarietà e ospitalità del popolo napoletano – ci ha scritto mons. Battaglia -. Vivremo quest’evento come un dono provvidenziale che, nel cuore dell’Anno giubilare del 2025, ci spingerà a riflettere con tutti voi sull’importanza di una liturgia viva, che come ci insegna il Concilio, è ‘il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutto il suo vigore’ (SC 10). Sarà bello condividere con tutti voi un pezzo di strada, nutrendoci insieme della Parola, condividendo il Pane eucaristico, sognando insieme nuove vie di carità, di quella carità concreta e operosa che nasce dall’incontro con il Crocifisso Risorto!”. Un aspetto bello della Settimana liturgica è il fatto che si tratta di un convegno particolare proprio perché nasce da una collaborazione con una diocesi, che si mette in gioco a livello organizzativo, di accoglienza e di una esperienza ecclesiale che poi può offrire un contributo anche al Cammino sinodale della Chiesa in Italia. Mi piace sottolineare che è importante anche questo servizio alle Chiese locali”.

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