“Siamo pellegrini di speranza”, sono le parole usate da mons. Francesco Sirufo, arcivescovo di Acerenza, delegato dai vescovi delle diocesi lucane, per accompagnare, con il Treno Bianco, il XXXIV pellegrinaggio regionale a Lourdes organizzato dalla sezione lucana dell’Unitalsi in collaborazione con l’Amasil (Associazione mariana assistenza sollievo infermi lucania), tenutosi nei giorni scorsi. Le sue parole richiamano il tema del Giubileo 2025 e possono essere ricollegate alla meditazione annuale “Si venga qui in processione”, traducibile anche “Si venga qui in pellegrinaggio”, con cui si conclude un percorso pastorale triennale proposto dal Santuario di Lourdes, basato sull’invito rivolto dalla Vergine Immacolata a Santa Bernadette nel messaggio del 2 marzo 1858: “Andate a dire ai sacerdoti” (2022), “Che si costruisca qui una cappella” (2023) e “Si venga qui in processione” (2024).
Condivisione, solidarietà e servizio. Il pellegrinaggio, inserito nel cammino sinodale della Chiesa, è stato caratterizzato da spirito di condivisione, solidarietà e servizio, favorendo un clima di empatia e sostegno reciproco. I numerosi eventi in programma sono stati scanditi da intensi momenti di preghiera e attività comunitarie, che hanno contribuito a creare un’atmosfera densa di spiritualità, commozione e fraternità: la recita del Rosario con riflessioni di don Tonino Bello, animato dai giovani; i Passi di Bernadette, itinerario alla scoperta dei luoghi in cui visse la Santa; il passaggio alla Grotta di Massabielle; la processione e l’Adorazione Eucaristica nella basilica di S. Pio X; la processione aux Flambeaux, il tradizionale corteo di fiaccole lungo l’esplanade, la grande piazza antistante la basilica del Rosario; la Via Crucis sulla collina delle Spelonche; il Gesto dell’acqua, che richiama il rinnovo delle promesse battesimali; l’unzione degli ammalati con oli profumati procurati in Terra Santa. Durante la messa conclusiva, sono state presentate all’altare le intenzioni di preghiera provenienti da tutta la Basilicata.
Preghiera per la Basilicata. In particolare, si è pregato per la Regione, per un maggiore impegno delle autorità civili nel favorirne il progresso culturale, sociale ed economico, per le sei diocesi lucane, per la pace nel mondo, per tutti gli ammalati e i volontari unitalsiani. Questi ultimi, con impegno, dedizione, grande disponibilità e totale gratuità hanno lavorato incessantemente e instancabilmente per rendere l’esperienza del pellegrinaggio accessibile e confortevole per tutti, garantendo assistenza e cura e mostrandosi sempre sorridenti, anche dinanzi alle difficoltà e agli imprevisti riscontrati nel lungo e faticoso viaggio.
Una città che si muove. “Il treno è come una città che si muove – ha spiegato Emilio, seminarista e membro dell’equipe della direzione sezionale del pellegrinaggio -. È composto da 13 vetture, comprendenti anche un magazzino, una cucina, una cappella, una sala radio e il barellato per il trasporto degli ammalati più gravi”. Inoltre, ha sottolineato la complessità gestionale e organizzativa del viaggio e del soggiorno nel Salus Infirmorum, struttura destinata all’ accoglienza degli ammalati al loro arrivo.
“Lourdes è per noi una casa, un luogo in cui ricaricarsi e riscoprire la bellezza di stare con gli ammalati”
ha affermato Rocco Corrado, presidente della sezione lucana dell’Unitalsi, “ascoltare i racconti delle loro sofferenze, consapevoli di non avere sempre delle soluzioni”. “Ci accostiamo a loro con un cuore colmo di carità – ha continuato – sperando di offrire conforto, sollievo e gioia, ma riceviamo molto di più”. Il pellegrinaggio è terminato con un piccolo momento di festa che è stato allietato da musica e danze, contribuendo a rafforzare il legame fra ammalati, volontari, giovani e pellegrini delle diverse sottosezioni lucane. “Penso sia comune per molti unitalsiani considerare Lourdes un ‘piccolo paradiso’ – ha confidato Rocco, ragazzo disabile, referente dei giovani della sottosezione di Tursi-Lagonegro – un angolo di mondo in cui gli ammalati ritrovano il sorriso e la serenità e dove tutto va come dovrebbe”.
“Alla Madonna affido coloro che si raccomandano alle mie preghiere – ha concluso – e non chiedo mai il miracolo per me stesso, perché il vero miracolo è che ‘mai nessuno torna a casa uguale a prima di partire’, come recita l’inno dell’Unitalsi”.