Con il termine sciamanesimo si indica l’insieme di antichi riti e credenze che hanno come protagonista lo sciamano, figura difficile da definire dal momento che questo termine viene usato per indicare personaggi assai diversi appartenenti a differenti contesti “religiosi” dell’Africa, dell’Oceania e dell’America, nonché dell’Asia, in particolare della Siberia.
Ciò che accomuna tutte queste diverse figure di sciamani è l’operare in società dominate dalla convinzione che il destino e gli avvenimenti terreni sono determinati da spiriti ultraterreni e che le difficoltà e i problemi della vita possono essere risolti solo da persone aventi la possibilità di entrare in contatto con questi spiriti mediante un viaggio nel loro mondo.
Lo sciamano è dunque un ponte tra il mondo terreno e quello degli spiriti e diventa tale non per sua iniziativa, ma per una chiamata da parte degli spiriti a cui non può rispondere negativamente e dai quali si lascia possedere.
In questo modo lo sciamano diventa un intermediario professionale che fa da tramite tra il mondo degli uomini e il mondo degli spiriti per scopi soprattutto curativi e divinatori. Per raggiungere questo scopo fa uso di “preghiere”, canti, danze, suono dei tamburi. Dagli spiriti lo sciamano impara le proprietà delle piante medicinali, dove e come coglierle e fa uso anche di sostante stupefacenti. Tramite lo spirito o gli spiriti che lo possiedono, egli viaggia in “astrale”, cioè fuori del proprio corpo, funge da indovino, fa profezie, cura le malattie, va a caccia di anime uscite dal corpo, agisce sulle forze della natura (ad esempio modifica le condizioni atmosferiche), fa da consigliere nel gruppo sociale di appartenenza. Nel medesimo tempo lo sciamano pretende di controllare gli spiriti costringendoli a obbedire. Talvolta può capitare che uno sciamano si scontri con altri sciamani con i quali si trova in concorrenza o appartenenti a gruppi nemici.
Come già accennato, lo sciamanesimo è espressione di una società tradizionale arcaica, fondate su precise credenze. L’attuale diffondersi, sempre più in crescendo, di pratiche sciamaniche nel contesto occidentale, compresa l’Italia, è legata in parte al movimento New Age e alla sua appropriazione sincretistica di credenze e pratiche “religiose”, sia dell’Oriente, sia delle culture indigene. La reinvenzione dello sciamanesimo inoltre è presente in circoli esoterici e occultistici legati al neopaganesimo. Per questo le culture dei nativi che sin dalle origini praticano queste usanze spesso condannano l’uso non corretto e l’abuso dei riti sciamanici definendo “sciamani di plastica” i pericolosi guru New Age.
In questa cornice si inseriscono i curanderos latino-americani, una sorte di versione “aggiornata” degli sciamani che propinano terapie spirituali, sempre più diffusi anche in Italia. Queste figure propongono anche sui social tisane, infusi, ricavati dall’utilizzo di diverse piante amazzoniche in grado di indurre un effetto visionario e – a detta loro – terapeutico, causando pericolose situazioni allucinatorie e di dipendenza.
Se è comprensibile che ancora oggi, nella giungla o nella steppa, ci sia chi va dallo sciamano, meno comprensibile è che ci si vada nel cuore del Veneto, in una abbazia sconsacrata, e che a farlo siano dei battezzati o comunque degli italiani nati e cresciuti in una realtà cristiana.
Infine, sulla base dell’esperienza di molti sacerdoti che hanno ricevuto dalla Chiesa il mandato di esorcista, si può affermare che quanti si lasciano trascinare in queste pratiche rivisitate possono correre gravi rischi, dal momento che, entrando in giri esoterici, terapeutici e neopagani, possono esporsi più facilmente all’azione straordinaria del maligno.