Settimana sociale: mille delegati ai nastri di partenza

Al via da domani a Trieste la 50ª edizione del tradizionale appuntamento che vede riunite tutte le componenti del mondo cattolico per discutere di democrazia e partecipazione. L'apertura di Mattarella e la chiusura del Papa. I "villaggi" delle buone pratiche e i temi del cammino preparatorio

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

(Trieste) La città di frontiera e culla del dialogo è pronta per accogliere il migliaio di delegati che da domani parteciperanno alla 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia. Un terzo dei partecipanti è costituito da donne mentre un altro terzo è composto da giovani. Questo è già un primo segnale dell’evento che, fino a domenica 7 luglio, vedrà i convegnisti dialogare per andare “Al cuore della democrazia” a partire dalle proprie esperienze e cercando di individuare insieme risposte e proposte per il presente e il futuro del Paese. Ad aprire e a chiudere l’appuntamento nel capoluogo giuliano saranno due figure di rilievo e di riferimento per chi, in ambito cattolico, ha a cuore il bene comune e la Dottrina sociale della Chiesa: domani toccherà al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’intervento introduttivo mentre domenica sarà Papa Francesco a concludere i lavori presiedendo la celebrazione eucaristica in piazza Unità d’Italia.

Laboratori, buone pratiche e testimonianze. In mezzo, giornate intense nelle quali sono previste relazioni e oltre 50 gruppi di lavoro nei “Laboratori della Partecipazione” al Conference Center. E poi 18 “Piazze della Democrazia” nelle quali interverranno un’ottantina di relatori e testimoni per parlare di energia, partecipazione giovanile, sport, Europa, salute, scuola, formazione politica. Spazi aperti anche alla cittadinanza come lo saranno i “Villaggi delle Buone pratiche” nei quali circa 110 tra imprese, associazioni, cooperative, Università presenteranno le proprie realtà e attività dando vita anche a 18 “Dialoghi delle buone pratiche”. Ad arricchire il programma anche 12 tavole rotonde autogestite da organizzazioni nazionali – tra cui Acli, Unione giuristi cattolici, Federcasse, Argomenti2000, Focsiv, Forum delle Associazioni familiari, Ucsi, Ucid, Meic, Asvis. E per concludere ogni giornata sono previsti serate musicali – tra gli ospiti Riccardo Cocciante, Roberto Vecchioni, Tiromancino, Mister Rain e Simone Cristicchi –, spettacoli teatrali – la lettura su Raoul Follereau firmata da Paolo Logli e la pièce su san Francesco interpretata da Giovanni Scifoni – e la testimonianza di Paul Bhatti, il fratello di Shahbaz Bhatti, politico cristiano e ministro per le minoranze del Pakistan che venne assassinato il 2 marzo 2011 a Islamabad.

L’Italia dei “senza” e dei “con”. “Fraternità, ospitalità, amicizia sociale, pace, tenerezza, dialogo, cultura dell’incontro, riconciliazione, creatività, amore per il bene comune”. Sono le parole chiave del documento preparatorio della Settimana sociale che in questi giorni vede in Trieste il “fulcro” del cattolicesimo, aspettando Mattarella e il Papa. Il futuro del Paese richiede persone capaci di mettersi in gioco e di raccordarsi tra loro per rigenerare gli spazi di vita, anche i più marginali e affaticati, rinforzando la capacità di scegliere democraticamente e di vivere il potere come un servizio da condividere”, la tesi centrale del documento preparatorio, che si è poi arricchito di un documento di sintesi di tutto il percorso preparatorio, “Partecipare in Italia”, curato dal prof. Giovanni Grandi e dalla sua equipe.

“Non basta il momento elettorale o il rispetto formale dei diritti delle minoranze per definire una democrazia”,

si legge a proposito della parola-chiave del documento, partecipazione: “Non può esistere una democrazia che non abbia in sé questa tensione vitale, questa spinta al cambiamento, anche un certo conflitto positivo che non lascia in pace le persone e le sfida a trovare insieme le soluzioni di cui hanno bisogno”. La partecipazione, inoltre, “non attiene solo al campo del fare, delle buone pratiche, alle azioni concrete”, ma coinvolge anche la dimensione culturale, spirituale e politica. Nel testo si descrive la crisi attuale come un unico processo con diverse componenti: la componente sociale, dove l’incertezza “pesa sulle nostre vite quotidiane generando paura e spaesamento”; la componente climatica, che “mostra gli effetti della nostra incuria sul pianeta ed è ormai sotto gli occhi di tutti”; la componente geopolitica, che “ha messo a nudo la fragilità delle interdipendenze politiche, economiche, energetiche, e ha mostrato quanto sia complesso tenere insieme democrazie e Stati autoritari, come la pace sia un bene fragile che fatichiamo a difendere e tutelare”; la componente migratoria, che “ci racconta di un mondo che si muove, di giovani generazioni che cercano un futuro fuori dai loro Paesi, di nuovi migranti ambientali che pagano il costo dei cambiamenti climatici e che sollecitano la nostra capacità concreta di accoglienza e di fraternità universale”. Per quanto riguarda lo scenario internazionale, “il mondo sembra fare passi indietro”, il monito della Cei, a partire dalla guerra che “torna a devastare nel cuore dell’Europa”.

L’Italia dei “senza” e l’Italia dei “con”,

il ritratto contenuto nel documento preparatorio: “senza cittadini, senza abitanti, senza fedeli, senza lavoratori”, ma anche con “il protagonismo di tanti cittadini che si sono incamminati, che si stanno rimboccando le maniche, ma che forse abbiamo perso di vista”. Ascoltare le donne e i giovani, i due imperativi. “I cristiani non sono (solo) quelli che frequentano le chiese”, si precisa nel testo a proposito dell’attività di tane realtà associative, del mondo cooperativo, delle tante imprese sociali e civili: “I cristiani osano, propongono, mettono a terra idee e progetti. Spesso danno fastidio, provocano”. Ma senza di loro – la citazione di Papa Francesco – “la democrazia si atrofizza”.

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