Giornata per la carità del Papa: il 30 giugno per “sostenere le necessità dei fratelli”

Si celebra il 30 giugno la Giornata per la carità del Papa. L'impegno della Cei, delle diocesi e delle parrocchie. Mons. Baturi: "accogliere il dolore dei popoli che patiscono lo scempio della guerra"

Foto Calvarese/SIR

“Un’occasione che, in unione con il Papa, permette di servire il Signore nei fratelli attraverso la parola, l’incoraggiamento, la preghiera e gesti specifici di carità”. Così i vescovi italiani, al termine dell’assemblea generale svoltasi in Vaticano dal 20 al 23 maggio scorsi, hanno definito la Giornata per la carità del Papa, in programma il 30 giugno sul tema: “Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli” (Rm 12,12-13)

Nel 2023, le diocesi italiane hanno offerto alla Santa Sede 1.713.175,41 euro;

l’importo pervenuto alla Santa Sede a titolo di can. 1271 del Codice di Diritto Canonico è stato di euro 4.013.900,00. Anche nel 2024 i mezzi di comunicazione della Chiesa che è in Italia (Avvenire, Tv2000, la rete radiofonica inBlu2000, l’agenzia Sir) e delle diocesi – a partire dai settimanali diocesani associati alla Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e dall’emittenza locale (Corallo) – sosterranno la Giornata attraverso una serie di iniziative nei mesi di giugno e luglio. La Cei invita tutte le parrocchie italiane a destinare la colletta delle Messe festive all’Obolo di San Pietro.

“Appena sfioriamo il dolore immenso che si sparge tra Ucraina e Medio Oriente ci sentiamo scossi nel profondo: com’è possibile, ancora, tutto questo?”,

scrive mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, in una lettera inviata a tutte le parrocchie. “Sentiamo il bisogno – prosegue – di rivolgerci a Dio implorando il dono della pace, accogliendo nel nostro cuore il dolore inaudito dei popoli che patiscono nella loro quotidianità lo scempio di operazioni belliche di incomprensibile violenza. Dobbiamo imparare a far spazio dentro di noi all’attesa di genti tribolate che desiderano solo la fine di queste prove, sentendo che la loro attesa di una vita nuova, di un mattino di luce può e deve diventare anche la nostra”.

A livello complessivo, nel 2022 le entrate dell’Obolo di San Pietro sono ammontate a 107 milioni di euro.

Di questi, 43.5 milioni sono arrivati da donazioni pervenute attraverso la raccolta effettuata in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo in tutte le diocesi del mondo, dalle offerte dei fedeli e dai lasciti ereditari a favore dell’Obolo stesso o direttamente del Papa. In particolare il 63% è arrivato dalle diocesi, il 29% da fondazioni, il 5.5% da offerenti privati e il 2.5% dagli ordini religiosi.

Grazie alle donazioni all’Obolo e alle altre raccolte, il Santo Padre può offrire un aiuto alle diocesi povere, istituti religiosi e fedeli in gravi difficoltà.

Poveri, bambini, anziani, emarginati, vittime di guerre e disastri naturali, profughi e migranti vengono raggiunti tramite i diversi enti che si occupano della carità del Papa.

Si chiama Obolo di San Pietro l’aiuto economico che i fedeli offrono al Santo Padre come segno di adesione alla sollecitudine del Successore di Pietro per le molteplici necessità della Chiesa universale e per le opere di carità in favore dei più bisognosi. Il contributo dell’obolo al Papa, per l’esercizio della sua missione universale, si manifesta in due modi: nel finanziare le tante attività di servizio svolte dalla Curia (formazione del clero, comunicazione, promozione dello sviluppo umano integrale, dell’educazione, della giustizia, etc.) e nel contribuire alle numerose opere di assistenza materiale diretta ai più bisognosi. Le offerte dei fedeli sono destinate al sostentamento delle attività del Santo Padre per tutta la Chiesa universale. Tali attività sono quelle realizzate dalla Santa Sede. Il Papa, come Pastore di tutta la Chiesa, si preoccupa sia delle necessità di evangelizzazione (spirituali, educative, di giustizia, di comunicazione, di carità politica, di attività diplomatica…) che delle necessità materiali di diocesi povere, istituti religiosi e fedeli in gravi difficoltà (poveri, bambini, anziani, emarginati, vittime di guerre e disastri naturali; aiuti particolari a vescovi o diocesi in necessità, educazione cattolica, aiuto a profughi e migranti, ecc.). Ogni servizio erogato dalla Santa Sede e destinato a tutta la Chiesa universale è possibile grazie all’Obolo. Attraverso di esso viene garantita infatti l’attività dei Dicasteri che assistono ogni giorno il Papa nell’esercizio del suo ministero.

Per vigilare sulla massima efficienza della Curia e sulla destinazione degli aiuti ricevuti, è stato in questi ultimi anni avviato un processo di riorganizzazione dei Dicasteri orientato a ridurre al massimo le spese di funzionamento interno in favore di quelle destinate agli interventi caritativi e missionari.

Tradizionalmente, la Giornata dell’Obolo di San Pietro ha luogo nella solennità dei santi Pietro e Paolo, o nella domenica più vicina. Ogni fedele è invitato ad offrire il suo contributo nella chiesa dove partecipa alla Messa, piccolo o grande a seconda della propria disponibilità e generosità. Altre raccolte di fondi per il Santo Padre sono la Giornata Missionaria Mondiale, che si celebra annualmente la penultima domenica di ottobre; e la Colletta per la Terra Santa ogni Venerdì Santo.

Come donazione al successore di Pietro, l’Obolo prese forma stabile nel VII secolo, con la conversione degli Anglosassoni, in collegamento con la festa dell’apostolo a cui Gesù ha affidato la sua Chiesa.

È poi cresciuto nei secoli successivi con l’adesione al cristianesimo degli altri popoli europei, sempre come un contributo di riconoscenza e attenzione al Papa, quale espressione di unità e di corresponsabilità ecclesiale. Sono stati poi i vescovi di tutto il mondo, riuniti nel Concilio Vaticano II agli inizi degli anni ‘60, a riassumere ed illuminare il significato dei beni materiali per la Chiesa.

 

Altri articoli in Chiesa

Chiesa