Il Corpo esposto

Noi Cristiani non ci dobbiamo mai dimenticare che abbiamo ancora un vero grande potere, il potere della Parola della Croce, che nella solennità del Corpus Domini si mostra come Corpo donato e amore fatto cibo. Una Parola potente capace di spezzare i cuori di pietra e di resuscitare i morti alla speranza. Dobbiamo soltanto trovare ogni anno il coraggio di uscire, ed essere per i nostri fratelli più ignari ed estraniati il segno di un popolo che crede all’amore, e lo fa circolare per le strade della loro (e della nostra) città

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Oggi celebriamo l’ultima eco della Pasqua con la solennità del Corpus Domini, la terza delle tre grandi “uscite pubbliche” del popolo di Dio per le vie del mondo.
La prima “uscita” è stata la processione della Domenica delle Palme, in cui ogni comunità trasforma mistericamente il suo quartiere in Gerusalemme, predisponendone gli abitanti a rivivere gli eventi dell’imminente passione, morte e resurrezione del Signore.
Sempre su questa scia, anche se con minore ufficialità liturgica, si muove la seconda “uscita”, quella della Via Crucis.
Infine, la terza e ultima grande processione pubblica connessa al tempo e ai temi della Pasqua è proprio questa del Corpus Domini: Quel Corpo che, offerto di notte con amore e angoscia, ha dato l’avvio al Triduo, verrà celebrato ed esibito al mondo.
La processione delle Palme riguarda il passato, rievoca l’ingresso del Gesù terreno a Gerusalemme; la seconda, la Via Crucis, riguarda al contempo il passato (cosa successe allora) e il presente, perché siamo invitati con la preghiera ad attualizzare il rinvenimento della Croce del Signore nelle mille croci degli uomini e delle donne di oggi. Quella del Corpus Domini concerne il presente e il futuro: il presente, perché l’Eucaristia è ciò che del Risorto possiamo vedere oggi, in quest’oggi che è la vita della Chiesa in questo mondo, una vita che è per definizione “di passaggio” – ed ecco perché questo Corpo lo mostreremo al mondo ignaro camminando. Il futuro, perché la presenza, per ora sacramentale, del Risorto che si appropria degli spazi della vita di tutti i giorni è presagio del suo ritorno finale, quando, con le schiere dei suoi eletti, riprenderà definitivamente la signoria del mondo per consegnarlo al Padre.

E come reagisce il mondo, la gente, a tutto questo?
Per lo più con la più sorda ed estraniante indifferenza.

Di anno in anno cresce il numero di persone che, mentre passa il corteo processionale, neppure si volta a vedere cosa succeda. Se si passa vicino a un locale pubblico, assai pochi, praticamente nessuno, fa il minimo cenno di alzarsi, tantomeno di segnarsi, o di sospendere le chiacchiere e le risate. Anzi.
Tuttavia questo non deve scoraggiarci: indifferenza, sarcasmo e blasfemia furono ingredienti essenziali anche nelle versioni originarie di queste processioni, e i mercanti che oggi lungo la Via Dolorosa a Gerusalemme vendono e berciano e ridono sono solo i discendenti di quelli che vendevano e berciavano e ridevano mentre il Figlio di Dio lasciava una traccia del suo Sangue lungo la strada che si inerpicava tra le loro casipole e bancarelle.
Gli indifferenti, quelli che non capiscono più niente dei segni della fede e dunque non sanno che farsene, sono attori fondamentali delle processioni tanto quanto chi canta e cammina, perché la fede cattolica non è l’ideologia del regime e guai chi fiata, ma è il tentativo perenne di riversare nel presente gli eventi di allora, e allora le cose andarono proprio così, allo stesso modo… e questo presente si apre, nello Spirito, a possibilità imprevedibili per il futuro, come vorrei dimostrare con un piccolo aneddoto occorsomi quest’anno.
Durante la Via Crucis fatta con la mia parrocchia, siamo passati accanto a un pub gremito di giovani. Mentre venivamo accolti da risate e bestemmie, decisi di fermarmi proprio lì in mezzo per fare una stazione. E iniziai a parlare, dopo che era stato letto il brano connesso, se ricordo bene, alla terza caduta di Gesù. E mentre parlavo, ringraziando il Signore per il fatto che proprio allora si stava realizzando per noi quanto lui stesso aveva sperimentato in quel giorno, e invitavo tutti i presenti a deporre serenamente i propri atteggiamenti e maschere, e a sentirsi amati e liberi sotto la Croce, si fece un grande silenzio: niente più risate né chiacchiere né bestemmie, solo gente in ascolto.

“Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza” (2 Timoteo 1, 7).

Noi Cristiani non ci dobbiamo mai dimenticare che abbiamo ancora un vero grande potere, il potere della Parola della Croce, che nella solennità del Corpus Domini si mostra come Corpo donato e amore fatto cibo. Una Parola potente capace di spezzare i cuori di pietra e di resuscitare i morti alla speranza.
Dobbiamo soltanto trovare ogni anno il coraggio di uscire, ed essere per i nostri fratelli più ignari ed estraniati il segno di un popolo che crede all’amore, e lo fa circolare per le strade della loro (e della nostra) città.

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