Uno “strumento di formazione e informazione” concepito per “essere un aiuto ed un accompagnamento per le Chiese e per gli enti religiosi in Italia nell’approcciarsi al tema delle Comunità energetiche rinnovabili (o Cer)”. Si presenta così il Vademecum “Le comunità energetiche rinnovabili: elementi etici, tecnici, economico-giuridici per gli enti religiosi” curato dal Tavolo tecnico della Cei i cui contenuti sono stati illustrati oggi a Roma durante una conferenza stampa con il cardinale presidente Matteo Maria Zuppi, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e Paolo Arrigoni, presidente del Gestore dei servizi energetici (Gse).
I contenuti. Il documento, in una settantina di pagine, dopo aver richiamato i contenuti della Laudato si’, le conclusioni della 49ª Settimana sociale dei cattolici svoltasi a Taranto e gli obiettivi contenuti nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, passa in rassegna i benefici sociali, ambientali ed economici delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) fornendo poi indicazioni normativo-regolatorie, aspetti tecnici e approfondimenti giuridici (relativi a Codice di diritto canonico e a vincoli architettonici e paesaggistici) per costituirle. Il Vademecum si conclude con una “road-map” delle diverse fasi, alcune “importanti raccomandazioni” e un glossario per meglio orientarsi tra sigle, ruoli ed enti coinvolti.
Per una transizione energetica che non lascia indietro nessuno. Le Comunità energetiche rinnovabili – si legge nell’introduzione al Documento –, “ancora agli inizi in Italia,
possono rappresentare un’opportunità verso la promozione della transizione energetica in una prospettiva di ecologia integrale,
che abbraccia la tutela dell’ambiente, la giustizia nei rapporti economici e sociali, la cura della persona umana e delle comunità in cui essa è inserita”. E in questo cammino anche la Chiesa italiana si sente coinvolta anche perché – sottolinea il card. Zuppi nella prefazione al Vademecum –
“come cristiani e uomini, siamo tutti chiamati ad amministrare in maniera responsabile i beni del Creato” non trascurando le “implicazioni di carattere sociale, in quanto il costo elevato dell’energia grava soprattutto sulle persone più fragili della società. Tali costi gravano anche sulle Chiese locali e sulle parrocchie”.
Questi concetti sono stati ribaditi dal porporato durante la conferenza stampa. Le Cer sono uno strumento che “aiuterà a combattere la povertà energetica e costruire un futuro sostenibile per tutti”, ha affermato ricordando che “la Chiesa tendenzialmente include chi non lo è”. E riferendosi alla “povertà energetica”, ha spiegato che si vuole “includere tutti, particolarmente coloro che vivono in condizione di insufficienza”. “I benefici delle Cer – ha rimarcato Arrigoni – sono ambientali, economici e anche sociali”. “Su questo – ha osservato rivolgendosi agli interlocutori della Cei – i vostri sforzi si sono concentrati. Perché le Cer rappresentano un mezzo che è in grado di operare per contrastare la povertà energetica, coinvolgere sempre di più persone con fragilità sociale, educare all’uso responsabile delle risorse e dell’energia”.
Nel Vademecum il card. Zuppi rileva che
“il successo di tali progetti non si esprimerà nel loro numero ma nella loro qualità”.
“Tanto più le Comunità energetiche saranno innanzitutto ‘comunità’, raccogliendo le energie migliori all’interno delle nostre Chiese e della società più in generale – osserva il presidente della Cei – tanto più sapranno includere i soggetti più fragili e svantaggiati creando percorsi virtuosi; tanto più sapranno essere strumento per una corretta gestione dei beni e delle risorse affidate alle Chiese per le generazioni future di fedeli, solo così avremo messo in atto quanto ci ricorda Papa Francesco nella Laudate Deum: ‘La fede autentica non solo dà forza al cuore umano, ma trasforma la vita intera, trasfigura gli obiettivi personali, illumina il rapporto con gli altri e i legami con tutto il creato’ (LD 61)”.
Delle Cer come “un prodotto importante sotto l’aspetto ambientale – perché sviluppa il percorso delle energie rinnovabili con la sfida mondiale della decarbonizzazione – e sotto l’aspetto culturale – perché significa una start-up giuridica con centinaia di migliaia di soggetti, persone o famiglie”, ha parlato il ministro Pichetto, esprimendo gratitudine alla Cei perché è proprio “in questa sede che abbiamo elaborato la questione della mutualità al fine di non avere la riduzione della quota di beneficio. E la cosa è servita in sede di trattativa europea quando ci hanno posto la questione delle imprese”.
Sostegno tecnico e normativo. Il Vademecum, realizzato perché sia “uno strumento operativo concreto che possa essere di supporto alle progettualità sul territorio”, “verrà regolarmente aggiornato – viene assicurato dalla Cei – per recepire in maniera continuativa gli sviluppi a livello normativo, di mercato e pastorale”. Già nell’introduzione viene sottolineato un aspetto decisivo:
viene chiesta “una preventiva e responsabile valutazione in merito all’opportunità di costituire una Cer o alla scelta delle soluzioni tecniche, economiche e giuridiche più appropriate, che devono essere definite in relazione al contesto specifico di ogni realtà”; così come è sollecitata “una riflessione sulle opportunità che emergono in termine di assunzione di responsabilità da parte degli enti ecclesiali e civili, di risposta alle fragilità e di animazione dei territori”.
Discernimento. Nel testo viene chiarito che “il percorso di valutazione ed eventuale costituzione di una Cer
non può e non deve essere l’iniziativa di un singolo individuo o singolo ente/ufficio ma deve essere l’espressione di comunità,
attraverso il massimo coinvolgimento delle varie realtà parrocchiali o diocesane, in particolar modo di coloro cui è affidata la promozione delle attività caritative, delle iniziative di Pastorale sociale e l’amministrazione dei beni”. Per questo, tra le raccomandazioni, tornano più volte le parole formazione, riflessione, analisi.
Riconoscendo che relativamente alla transizione ecologica “indubbiamente Papa Francesco ha creato un alfabeto e una preoccupazione comune che unisce tutti in quella che è la Casa comune”, verso la quale “dobbiamo provare a fare una manutenzione più intelligente perché altrimenti la roviniamo definitivamente”, il card. Zuppi ha espresso la convinzione che “le varie realtà sapranno fare buon uso” del Vademecum, andando “nella giusta direzione”. Per Pichetto, le Comunità energetiche rinnovabile “non vogliono essere un semplice esperimento ma un’esperienza di produzione e autoconsumo” per “raggiungere, anche con l’impegno della Cei, tutta una serie di borghi nei quali il servizio pubblico civile è sempre stato un tutt’uno con la parte religiosa”. Ricordando che ieri è stato presentato ufficialmente un analogo Vademecum con l’Anci, Arrigoni ha sottolineato che “i sindaci saranno anch’essi protagonisti nel diffondere queste nuove configurazioni; ritengo che tra parroci e sindaci possa consolidarsi un’alleanza” anche “perché rappresentano elementi di garanzia che sapranno superare elementi di pregiudizio che ci sono nelle persone e nelle famiglie facendo capire che questi sono strumenti molto utili al territorio, alla comunità e ai singoli soggetti”.