Non una preghiera “parolaia”, piuttosto una preghiera contemplativa

Quando Papa Francesco incontrò il Rinnovamento nello Spirito nel 2014 allo stadio Olimpico, raccontò ciò che all'inizio pensava del Rinnovamento carismatico. "Credevo fosse una scuola di samba”, disse facendo riferimento al modo di pregare, tipico del Rinnovamento, caratterizzato da canti e gestualità; poi, aggiunse “ho capito che siete una corrente di grazia” sottolineando che dietro quelle movenze e quei canti c’era invece una profonda spiritualità e una grazia che attraverso essi passava e raggiungeva i cuori.

Foto Calvarese/SIR

Quando Papa Francesco incontrò il Rinnovamento nello Spirito nel 2014 allo stadio Olimpico, raccontò ciò che all’inizio pensava del Rinnovamento carismatico. “Credevo fosse una scuola di samba”, disse facendo riferimento al modo di pregare, tipico del Rinnovamento, caratterizzato da canti e gestualità; poi, aggiunse “ho capito che siete una corrente di grazia” sottolineando che dietro quelle movenze e quei canti c’era invece una profonda spiritualità e una grazia che attraverso essi passava e raggiungeva i cuori.
Quelle parole, allora come oggi, mi riportano alla mia personale esperienza, alle prime volte che mi trovai a partecipare ad incontri di preghiera del Rinnovamento carismatico. E se avessi dovuto allora trovare un’immagine capace di descriverlo non avrei dubbi a scegliere quella che immediatamente mi veniva alla mente e cioè l’immagine di un popolo dalle braccia alzate.
A molti, forse, può sembrare un modo colorito per descrivere quanto si presenta a prima vista a chi partecipa ad un incontro di preghiera del Rinnovamento. Ricordo però che in quel momento sperimentai personalmente e quasi da subito, come, in questa gestualità, fosse presente molto di più: c’era una grazia che passava.
Lo compresi ancora di più, molti anni dopo, nelle parole pronunciate da san Giovanni Paolo II che per il nuovo millennio, auspicava che le comunità cristiane divenissero sempre più luoghi di lode e adorazione (N.M.I 33)
Proprio il Papa polacco, ricevendo nel marzo del 2002, in udienza privata, una delegazione del Rinnovamento nello Spirito, esortava il popolo del Rinnovamento a “continuare ad amare e a far amare la preghiera di lode”.
La riscoperta della preghiera di lode, dunque, si presenta quindi come un dono particolarmente prezioso, frutto dell’effusione dello Spirito, che nasce lì dove il cuore è visitato dall’Amore di Dio.
Sì, bisogna aver fatto esperienza di un incontro vivo con Gesù, con il Suo Amore sorprendente, che rinnova, libera e guarisce, per comprendere la preghiera di Lode. Nel corso degli anni, ho visto nascere la lode come preghiera autentica soprattutto dalle labbra di persone che erano nella schiavitù, nelle tenebre. Persone che non avevano la possibilità di cambiare la propria storia, ed in questa situazione Dio è intervenuto compiendo quello che sembrava impossibile. La preghiera di lode, infatti, celebra l’intervento di Dio nella nostra storia, contempla e canta all’Amore di Dio: “lo canta per se stesso, perché “Egli è” e  riconosce che Dio è Dio” (C.C.C)
Questa è l’esperienza che viviamo nell’incontro settimanale di preghiera nella comunità Germoglio di Davide del RnS e, nella lode, continuamente facciamo esperienza di salvezza.
Sappiamo, anche per conoscenza diretta, che questa forma di preghiera porta con sé una grande forza di liberazione e di guarigione. Basta pensare del resto a quanto accadde a Paolo e Sila che, mentre erano carcerati cantavano inni di lode a Dio e solo allora, “d’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti”. [cfr Atti 16,25-26]
Una preghiera quindi tutt’altro che “parolaia”, piuttosto una preghiera contemplativa in cui il cuore cerca Dio, al di là dei beni, lo contempla e lo riconosce per quello che è: è l’eternità che incomincia.
Ma non è solo questo. Abbiamo compreso che imparare a “lodare Dio in e per ogni cosa”, non significa alienarsi, nascondere i problemi, ma affidarsi come un bimbo nelle braccia di una madre. Significa far entrare Dio nella nostra vita con tutto ciò che abbiamo, gioie o dolori. Lasciarlo entrare nella quotidianità che accompagna la nostra esistenza: una giornata difficile al lavoro, in famiglia, o un evento gioioso, ricordando sempre che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”.

(*) Comunità “Il Germoglio di Davide” – Area Carismatica-Ministeriale – RnS

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