Una rete di valori sostenuta anche da associazioni di ispirazione cristiana e da movimenti ecclesiali per accogliere e ascoltare gli studenti e indirizzarli verso la cura di sé e il consolidamento dei rapporti umani, senza disperdersi nei numeri di una comunità che vede 38mila membri, includendo anche docenti e personale amministrativo, distribuiti su 77 corsi di laurea in sette aree disciplinari. Si può sintetizzare in questi termini l’azione della Cappellania centro pastorale “C.M. Martini” dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca – don Emilio Scarpellini ne è il cappellano –, una realtà aperta a tutti, anche a coloro che sono fuori da percorsi di fede o dai tradizionali circuiti dell’associazionismo cristiano. “Effettivamente non pensavo che un giorno sarei entrato in questo mondo così prezioso – spiega don Scarpellini nel video ‘Tra un esame e l’altro, qualcuno che ti sa ascoltare’ che si può vedere su unitineldono.it –, perché qui creano le menti, il cuore e la coscienza delle giovani generazioni”.
Don Emilio, 57 anni, ordinato nel 2001, già parroco di S. Pio X, nell’hinterland di Milano, tra il 2012 e il 2021, è cappellano da due anni. Nella sua azione è guidato dalle parole del cardinale Carlo Maria Martini rivolte ai responsabili della Pastorale universitaria: “A partire da carismi, stili, aspettative e visioni diverse, occorre lavorare insieme e farsi esempio di un modo di camminare come Chiesa”. E a partire da questa fondamentale suggestione, don Emilio ha tessuto pazientemente la sua opera di ascolto e di relazione in un mondo profondamente diverso, eppure per certi versi affine, a quello della parrocchia. “Prima di incontrare ed evangelizzare tutti coloro che ogni giorno abitano l’Università degli Studi Milano-Bicocca – spiega il sacerdote – ho capito che avrei dovuto incontrare ed evangelizzare proprio me stesso. E poi ho dovuto rimodulare il passo, passando dal centometrista al ritmo del maratoneta che non significa fare meno, ma farlo in maniera meno frenetica”.
Oggi la “parrocchia” è sconfinata – 290mila metri quadrati di strutture didattiche –, “multiculturale, pluriforme ed essenzialmente laica”, spiega il cappellano, eppure anche qui ci sono esigenze e persone da accompagnare. “C’è tanto bisogno di essere ascoltati”, dice Riccardo, uno studente, e la figura di un sacerdote dentro l’università diventa importante perché “sono anni di formazione e quindi molto delicati – aggiunge Federico, un altro studente –, quasi come una piccola esplosione; è il periodo in cui scopri il potenziale, dal punto di vista formativo, spirituale e relazionale”.
L’approccio è discreto e non ci sono forzature. Il punto di riferimento è il Centro pastorale, nella piazzetta Difesa per le Donne, dove si trovano le aule studio e hanno luogo i percorsi di accompagnamento spirituale.
Nella stessa struttura, come riporta il sito ufficiale, c’è la proposta della messa settimanale (ogni mercoledì, alle 12.45), la preparazione ai sacramenti, ma anche gli incontri culturali organizzati coinvolgendo docenti e studenti dell’ateneo, gli itinerari di arte e fede privilegiando il territorio milanese, e poi le iniziative proposte dai movimenti e dalle associazioni e i corsi interdisciplinari Bbetween in collaborazione con i diversi dipartimenti. Il dialogo con gli studenti fornisce tanti spunti di approfondimento per ragionare sulle dinamiche esistenziali e pragmatiche che riguardano l’età universitaria, spesso stretta tra speranze e ansie per il futuro. Al di là del luogo fisico, il confronto con i giovani avviene anche in spazi più informali e occasionali – bar, mensa, aule, dipartimenti – ed è qui che da un primo approccio può nascere uno sviluppo più intenso e duraturo. È un processo complesso, quello guidato da don Emilio Scarpellini, che si allena sull’attesa per raggiungere l’incontro: “Il cappellano, più che fare – conclude – deve sempre più essere come persona credente partendo proprio dalla relazione umana”.
Questa è solo una delle storie di aiuto portate avanti sul territorio da sacerdoti, impegnati in prima linea, e dalle loro comunità. “Ogni offerta destinata al sostentamento dei sacerdoti è il segno tangibile della vicinanza dei fedeli, un mezzo per ringraziarli tutti, dal più lontano al nostro – sottolinea il responsabile del Servizio promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni –. Basta una piccola offerta ma donata in tanti”. Nonostante siano state istituite, a seguito della revisione concordataria del 1984, le offerte deducibili sono ancora poco comprese e utilizzate dai fedeli che ritengono sufficiente l’obolo domenicale che però solo in minima parte può essere usato dal parroco per il proprio fabbisogno. Da qui l’importanza di un sistema che permette a ogni persona di contribuire, secondo un principio di corresponsabilità, al sostentamento di tutti i sacerdoti diocesani.
Diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, le offerte per i sacerdoti sono destinate al sostentamento dei preti, spiegano da Uniti nel Dono, al servizio delle 226 diocesi italiane; tra questi figurano anche 300 sacerdoti diocesani impegnati in missioni nei Paesi più poveri del mondo e 2.500 sacerdoti ormai anziani o malati, dopo una vita spesa al servizio degli altri e del Vangelo. L’importo complessivo delle offerte nel 2022 si è attestato appena sopra gli 8,4 milioni di euro in linea con il 2021. È una cifra ancora lontana dal fabbisogno complessivo annuo, che ammonta a 514,7 milioni di euro lordi, necessario a garantire a tutti i sacerdoti una remunerazione pari a circa mille euro mensili per 12 mesi. Per maggiori informazioni: https://www.unitineldono.it/.