“Un cristiano senza coraggio, che non piega al bene la propria forza, che non dà fastidio a nessuno, è un cristiano inutile”. Ne è convinto Papa Francesco, che ha dedicato la catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro, alla fortezza, “la più combattiva delle virtù”. “Il mio pensiero va alla martoriata Ucraina, e alla Palestina e Israele”, l’appello al termine dell’udienza, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana.
“Che il Signore ci dia la pace, la guerra è dappertutto!”,
l’invocazione del Papa: “Non dimentichiamo il Myanmar, ma chiediamo al Signore la pace”. “E non dimentichiamo questi nostri fratelli e sorelle che soffrono tanto in questi posti di guerra”, l’appello finale: “Preghiamo insieme e sempre per la pace”.
La fortezza “afforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale, rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni”, ha spiegato Francesco nella catechesi odierna: “Se la prima delle virtù cardinali, vale a dire la prudenza, era soprattutto associata alla ragione dell’uomo; e mentre la giustizia trovava la sua dimora nella volontà; questa terza virtù è spesso legata dagli autori scolastici a ciò che gli antichi chiamavano appetito irascibile”. “Il pensiero antico non ha immaginato un uomo senza passioni: sarebbe un sasso”, ha sottolineato il Papa: “E non è detto che le passioni siano necessariamente il residuo di un peccato; però esse vanno educate, indirizzate, purificate con l’acqua del battesimo, o meglio con il fuoco dello Spirito Santo”. “Gesù non è un Dio diafano e asettico, che non conosce le emozioni umane”, il monito: “Al contrario, davanti alla morte dell’amico Lazzaro scoppia in pianto; e in certe sue espressioni traspare il suo animo appassionato”.
Sconfiggere i “nemici interni” e i “nemici esterni”.
E’ ciò che la virtù della fortezza permette di fare. “Ci sono nemici interni che dobbiamo sconfiggere, che vanno sotto il nome di ansia, di angoscia, di paura, di colpa”, l’analisi di Francesco: “tutte forze che si agitano nel nostro intimo e che in qualche situazione ci paralizzano”. “Quanti lottatori soccombono prima ancora di iniziare la sfida, perché non si rendono conto di queste virtù interne!”, ha esclamato: “La fortezza è una vittoria anzitutto contro noi stessi. La maggior parte delle paure che nascono in noi sono irrealistiche, e non si avverano per nulla. Meglio allora invocare lo Spirito Santo e affrontare tutto con paziente fortezza: un problema alla volta, come siamo capaci, ma non da soli! Il Signore è con noi, se confidiamo in lui e cerchiamo sinceramente il bene. Allora in ogni situazione possiamo contare sulla Provvidenza di Dio che ci fa da scudo e corazza”. Oltre alle prove interne, ci sono “nemici esterni, che sono le prove della vita, le persecuzioni, le difficoltà che non ci aspettavamo e che ci sorprendono”, ha proseguito il Papa, secondo il quale “noi possiamo tentare di prevedere quello che ci capiterà, ma
in larga parte la realtà è fatta di avvenimenti imponderabili, e in questo mare qualche volta la nostra barca viene sballottata dalle onde. La fortezza allora ci fa essere marinai resistenti, che non si spaventano e non si scoraggiano”.
“No al male e no all’indifferenza, sì’ al cammino che ci fa progredire nella vita. E per questo ci vuole lottare”, l’invito finale a braccio a proposito della fortezza, “una virtù fondamentale perché prende sul serio la sfida del male nel mondo”. “Qualcuno finge che esso non esista, che tutto vada bene, che la volontà umana non sia talvolta cieca, che nella storia non si dibattano forze oscure portatrici di morte”, l’obiezione di Francesco: “Ma basta sfogliare un libro di storia, o purtroppo anche i giornali, per scoprire le nefandezze di cui siamo un po’ vittime e un po’ protagonisti: guerre, violenze, schiavitù, oppressione dei poveri, ferite mai sanate che ancora sanguinano”. “La virtù della fortezza ci fa reagire e gridare un ‘no’ secco a tutto questo”, ha garantito il Papa: “Nel nostro confortevole Occidente, che ha un po’ annacquato tutto, che ha trasformato il cammino di perfezione in un semplice sviluppo organico, che non ha bisogno di lotte perché tutto gli appare uguale, avvertiamo talvolta una sana nostalgia dei profeti. Ma sono molto rare le persone scomode e visionarie. C’è bisogno di qualcuno che ci scalzi dal posto soffice in cui ci siamo adagiati e ci faccia ripetere in maniera risoluta il nostro ‘no’ al male e a tutto ciò che conduce all’indifferenza”.