Le donne hanno incontrato Lui, lo hanno riconosciuto, sono diventate messaggere, annunciatrici di un inedito che scuote ed interroga.
È scritto
abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli.
Timore non significa paura o smarrimento, sentimenti che prima dell’incontro con il Risorto, vibravano e rendevano opaco il loro cuore. Timore significa che si avvertono investite di una notizia non solo intessuta di parole ma di una notizia reale che ha segnato una svolta nella storia dell’umanità.
Di tutta l’umanità: dalla sua creazione, in tempi lontani, fino a quando tutta la storia sarà consegnata nelle mani del Risorto che la porgerà al Padre.
Le donne abbandonano un luogo, di per sé, terrificante: un sepolcro che, anche quando si presenti come un mausoleo, ricco e decorato, rimane luogo di sconfitta.Per noi, umani, la morte rappresenta la grande sconfitta, la tragedia che colpisce ogni individuo, ogni famiglia.
Innesta domande che, nel corso dei secoli, non hanno mai trovato risposta o soluzione.
Colpo basso che stronca l’esistenza e annulla ogni possibile comunicazione, ogni slancio di vita, ogni possibilità di futuro, rendendo il presente una pietra fatale ed incombente.
Le donne con questo stato d’animo, forse condiviso, forse solo espresso in lacrime e lamenti, si erano avviate verso quel buco ostruito.
Eppure lo abbandonano in fretta, non perché sgomente ma perché colme di gioia.
Se Egli è risorto, è risorto per sempre, la sua energia non può smettere di donarsi e di contagiare tutti.
Il grido di A. Camus squarcia la tenebra del cuore di chi ancora abita il sepolcro e non osa guardare avanti, muovere il proprio passo verso Colui che è Risorto:
Non camminare davanti a me
potrei non seguirti;
Non camminare dietro di me,
potrei non sapere dove andare.
Cammina a fianco a me
e sii per me un amico.
Il Risorto non sospinge a camminare ma a correre, le donne sanno che il loro Amico ha ormai una potenza e un vigore, silente e non percepito da occhi umani, ma che esplode dentro: dal sepolcro al cuore di ciascuno e di ciascuna.
I passi mossi rapidamente segnano il nostro percorso: con Lui stesso che ci fa comprendere come si possa passare dall’abisso infangato della morte, oscuro e macchiato dai nostri peccati, alla bellezza di Colui che è il Misericorde, i cui “uteri” vibrano sempre della luce del Risorto e si dona in frammenti di misericordia che fecondano il nostro vissuto, se siamo anche noi disposti e disposte a correre ed annunciare.
Pasqua non si chiude o conclude alla sera di Pasqua e rimane un tempo immobile, sacro se si vuole ma solo spettacolare.
Pasqua, nel suo mistero del Risorto, rompe, infrange ogni barriera e ci porta alla domenica in cui a piene mani la misericordia può bagnarci, liberarci.
La dinamica dell’annuncio non conosce sosta perché l’impulso della straordinaria energia continua a pulsare e a donarsi, sempre, quando l’invocazione sia libera e sincera.
Le dimensioni di spazio e tempo sono state fecondate diversamente, non dalla scienza, non dalla filosofia e neppure dalla teologia (che è nata dopo!) ma dal mistero di un’energia che nasce dall’esperienza della Passione e morte del Redentore per risplendere sul Volto del Risorto, con piena e totale potenza risanatrice.
L’energia che sprigiona dal Risorto non si tocca con mano, non la si vede, non la si può, peggio ancora, computare o monetizzare.
Eppure pervade l’universo, si irradia dovunque e su tutti. Si chiama misericordia.