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Card. Zuppi: “Ripudiare la guerra significa arrestarne la progressione”

L'arcivescovo di Bologna e presidente della Cei ha aperto il Consiglio permanente soffermandosi sulla "priorità" della pace. "Tutt'altro che ingenuità" le parole di Papa Francesco: per la Chiesa "il valore della vita è superiore a ragionamenti o schieramenti". Alle elezioni europee votare “scegliendo responsabilmente i deputati che rappresenteranno i nostri valori". "Preoccupazione" per la tenuta del sistema Paese e appello per "nuovo welfare" e "piena applicazione" della legge sulle Dat

(Foto Siciliani - Gennari/SIR)

Pace. È la parola che il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha scelto come “priorità” da indicare alla Chiesa italiana, nell’introduzione con cui ha aperto i lavori del Consiglio permanente dei vescovi italiani, in corso a Roma fino al 20 marzo.

“Possiamo ancora accettare che solo la guerra sia la soluzione dei conflitti? Ripudiarla non significa arrestarne la progressione o dobbiamo aspettare l’irreparabile per capire e scegliere?”,

le domande incalzanti di Zuppi, che facendo gli auguri a Papa Francesco per gli undici anni dall’inizio del ministero petrino ha ricordato che la pace è una delle “parole-chiave” del suo pontificato: di qui l’impegno ad essere “artigiani di pace, tessitori di unione in ogni contesto, pacifici nelle parole e nei comportamenti, ammoniti anche a dire ‘pazzo’ al prossimo, per imparare ad amare il nemico e renderlo di nuovo quello che è: fratello”. Pace che diventa preghiera ma anche solidarietà, ha aggiunto il cardinale annunciando, per l’ Assemblea Cei di maggio, una Giornata di preghiera, digiuno e solidarietà per quanti stanno soffrendo per i conflitti in corso.

“Viviamo un lunghissimo Venerdì Santo”, l’analisi del presidente della Cei, secondo il quale

“le parole del Santo Padre sulla pace sono tutt’altro che ingenuità”:

“La Chiesa è madre e vive la guerra come una madre per la quale il valore della vita è superiore a ragionamenti o schieramenti lontani da questo”. Quelle della pace, in altre parole, “sono le sole ragioni che possono portare alla composizione dei conflitti, a risolverne le cause, facendo trionfare il diritto e il senso di responsabilità sovranazionale”.

“La storia esige di trovare un quadro nuovo, un paradigma differente, coinvolgendo la comunità internazionale per trovare insieme alle parti in causa una pace giusta e sicura”,

la proposta: “Proprio su questo versante gli Stati e i popoli europei, le stesse istituzioni dell’Unione europea, devono riscoprire la loro vocazione originaria”, anche “scegliendo responsabilmente i deputati che rappresenteranno i nostri valori e lavoreranno per il bene comune nel prossimo Parlamento europeo”, nella prossima tornata elettorale di giugno.

“Non possiamo rassegnarci a un aumento incontrollato delle armi, né tanto meno alla guerra come via per la pace”,

l’appello riferito ai conflitti in corso, in cui “si sta pianificando l’eliminazione del fratello” : “L’Italia – l’Europa no? – ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, la citazione della nostra Costituzione.

“Suscita preoccupazione la tenuta del sistema Paese, in particolare di quelle aree che ormai da tempo fanno i conti con la crisi economica e sociale, con lo spopolamento e con la carenza di servizi”,

il grido d’allarme a nome della Chiesa italiana: “Non venga meno un quadro istituzionale che possa favorire uno sviluppo unitario, secondo i principi di solidarietà, sussidiarietà e coesione sociale”. Preoccupazione, inoltre, per “i segnali che giungono, in modo inedito, dal mondo giovanile”: “La Chiesa in Italia avverte questa fatica dei ragazzi e dei giovani e desidera farsi carico della loro attesa di sentirsi ascoltati e capiti nelle istanze, nei sogni e nelle sofferenze che esprimono in forme non sempre lineari ma che vanno accolte come segnali per ritrovare il filo di un dialogo”, ha assicurato il presidente della Cei. Negli ultimi anni la condizione degli anziani “è diventata una vera e propria emergenza”, ha poi ribadito: l’Italia è tra i Paesi più longevi al mondo, ma “l’avanzare dell’età è spesso inversamente proporzionale alla capacità di svolgere le attività quotidiane in autonomia, tanto da rendersi necessario un supporto esterno”.

“Serve un nuovo welfare, che sostenga questa grande fascia della popolazione, soprattutto quella non autosufficiente”,

l’appello del presidente della Cei, che ha chiesto un incremento delle cure palliative, “senza alcuna discrezionalità su base regionale”, e ha auspicato “la piena applicazione della legge sulle disposizioni anticipate di trattamento”. Non è mancato un bilancio del Cammino sinodale delle Chiese in Italia: per Zuppi, “è tempo di tradurre l’ascolto in scelte di governo, chiare, lungimiranti, che permettano al nostro Cammino di avere un’incidenza effettiva e una corresponsabilità che permei la Chiesa ai vari livelli”. Quanto al dibattito sul futuro della Chiesa, il presidente della Cei ha fatto notare che

“nella Chiesa non c’è mai una mitica età dell’oro”:

“I credenti non possono guardare al passato e lamentarsi del presente della Chiesa o di quello del Paese. La Chiesa viene da una lunga storia, per certi versi ne è segnata, ma – radicata nel presente – guarda al futuro con speranza”, come spiega Papa Francesco nella lettera per il Giubileo del 2025. “Bisogna ricomporre un clima di fiducia e di speranza nella nostra Chiesa, liberarsi da amarezze e renderle impegno, progetto, esperienza”, l’invito del cardinale: “La Chiesa può e deve essere, vivendo così, un segno di speranza nella società italiana”, senza “correre dietro alla banalità del pensiero comune”.

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