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La Fondazione Collegio San Carlo di Milano ha ospitato sabato 20 novembre 2023 un convegno in memoria di Pietro Lombardini. Brunetto Salvarani, docente di missiologia e teologia del dialogo alla Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna e presidente della Fondazione Lombardini, osserva: “Disarmanti ma non sorprendenti, purtroppo, i risultati di molte ricerche recenti sul tema dell’analfabetismo religioso nel nostro Paese. La naturalezza della religione di nascita soffre infatti oggi di una limitatissima cultura biblica – a dispetto della liberazione del testo avvenuta nel mondo cattolico con la costituzione conciliare Dei Verbum –, di scarsa consapevolezza storica, di pressoché totale ignoranza delle diverse confessioni cristiane e delle fedi altre, nonostante l’ancora alta adesione all’ora di religione cattolica nelle scuole”.
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(Foto EDB)
Già Umberto Eco riflettendo sulla realtà educativa, dal punto di vista religioso, in Italia, lanciava un interrogativo pungente: “Perché i ragazzi devono sapere tutto degli dei di Omero e pochissimo di Mosé? Perché debbono conoscere la Divina Commedia e non il Cantico dei Cantici (anche perché senza Salomone non si capisce Dante)?”.
Salvarani afferma “è un dramma, squisitamente italiano, l’ignoranza diffusa della Bibbia in un paese che pure ne è pieno”.
Infatti se ci riportiamo al “Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia” lo sgomento cresce a dismisura perché ci viene incontro un’asserzione dirimente: l’85% degli italiani sostiene di essere cattolico, il 70% possiede la Bibbia ma in quanti la leggono? Solo in meno del 30%.
Per costi sociali si intende la mancata conoscenza della propria religione ma anche di quella dell’altro, luoghi comuni, fraintendimenti si intersecano strettamente, così facendo si “concede spazio, almeno indirettamente, a incidenti culturali che minano la coesione sociale e rallentano i processi di integrazione”. Bisognerebbe infrangere il cosiddetto “muro di vetro” che impedisce le relazioni.
Si apre uno spaccato in cui tutti i cristiani dovrebbero non solo entrare ma anche dimorare per giungere ad una fede fondata, Salvarani ritiene che “vada detta e proclamata con parole precise e appropriate. Lo studio non è più un optional né per il cristianesimo né per le altre religioni. E nella confusa Babele della post modernità le religioni avranno ruolo e spazio solo se sapranno dirsi con termini e concetti corretti. ‘Studium et doctrina’”.
Tre le ottiche quindi con cui l’allarmante problematica è stata considerata:
Franco Ferrarotti, professore emerito di Sociologia all’Università di Roma “La Sapienza”, auspica “l’epoca di un rinnovamento profondo, radicale: dai poteri clericali alla religiosità ecumenica; dalla società acquisitiva al rapporto interpersonale in sé e per sé significativo; alla massimizzazione del profitto in senso puramente contabile e dall’espansione caotica, da esso provocata, allo sviluppo a passo d’uomo per il recupero e la rivalutazione dell’unità del vivente”.
Francesca Cadeddu, ricercatrice in storia contemporanea presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, asserisce: “Ciò che manca è un’azione culturale che, coinvolgendo più sfere del vivere (scuole, affetti, lavoro, sanità, tempo libero) e più livelli istituzionali (politico, religioso, scolastico, amministrativo) riduca gli scontri identitari a favore di una convivenza migliore”.
Marco Ventura, professore ordinario di Diritto canonico ed ecclesiastico nell’Università di Siena, puntualizza la realtà: “Se la lotta contemporanea per l’alfabeto della religione è lotta tra alfabeti religiosi ciò non significa che la lotta per l’alfabetizzazione contro l’analfabetismo religioso sia morta. Essa resiste e si reinventa mentre cerca di adattarsi al nuovo contesto e ai nuovi obiettivi”.
Il comune grido di allarme è ospitato in questo libretto la cui mole, sottile, è paradossalmente opposta alla grave realtà denunciata dai tre oratori.