Nella seconda domenica di Natale siamo invitati a guardarci allo specchio attraverso l’esempio di Maria, Giuseppe e il Bambino Gesù. La santa Famiglia è sempre il modello di chi ama, educa e vuole crescere nella santità e quindi nell’amore di Dio. Educare oggi è sempre difficile specialmente in questo orizzonte educativo provato dalle incertezze economiche e dalle piaghe sociali delle violenze e degli abusi. Ma educare appunto vuol dire, prendersi cura in ogni momento di chi abbiamo accanto e quindi cercando di far emergere il bello e il buono.
Genitori non si nasce ma si diventa e si impara ogni giorno a comunicare attraverso atteggiamenti di umiltà e obbedienza.
Maria e Giuseppe sono umili nell’obbedire alla parola. Dalla umiltà nasce la fiducia incondizionata di lasciarsi guidare dallo Spirito anche quando non si conosce nulla e ci si sente incompetenti in materia. Come Maria e Giuseppe tutti noi siamo chiamati a diventare schola amoris come ci ricordava Paolo VI: la famiglia è proprio una scuola dove si imapara e si insegna ad essere educatori di vita e di speranza. Una scuola dove tutti si mettono in discussione e si superano gelosie e rivalita’ di ogni genere. Nella grande arte della maieutica dobbiamo imparare ad attendere i frutti di un processo educativo senza oppressioni, aiutando i nostri ragazzi a tirar fuori il bello e il meglio di se nel rispetto delle proprie inclinazioni e vocazioni. Educare come Maria e Giuseppe vuol dire anche mettersi in ricerca di Gesù che perde la strada per insegnare ai dottor della legge, i mentre noi invece pensiamo di averlo perso . Anche quando pensiamo di averlo perso invece Dio è con noi e ci aiuta e ci accompgna sempre anche nelle difficolta’ quotidiane. Pensiamo al nuovo anno 2024 che arriva in un momento in cui si combatte in medio oriente e i focolai di guerra sono sempre accesi. In una Italia smarrita e dispersa dove sembra aleggiare insicurezza e confusione, rimettiamoci in cammino sapendo che non siamo dispersi: scriveva così Davide Maria Turoldo: Ti fuggo o Luce, ma sempre sulla strada ti incontro. Anche se puo’ avvenire di perdere il senso e la meta, la luce che portiamo dentro ci illumina e ci aiuta sempre a ritrovare il chiarore della nostra esistenza.
In questa fine di anno le nostre valutazioni potrebbero lasciarci cadere in un legittimo pessimismo ma la Parola di Dio è sempre un tizzone ardente (Agostino) che rinvigorisce la fiamma flebile di uno stoppino consumato. Continuiamo a ricevere la Benedizione di Giuseppe e Maria e del Bambino Gesù. Tutti si sentano accompagnati dalla coppia di Dio che nel silenzio di una stalla hanno accolto la vita e ce la donano.
Impariamo da Maria a lasciarci condurre e da Giuseppe: a prendere in mano il timone della vita anche se siamo sballottati da onde impetuose e venti contrari. Non mancano gli Erodi di turno che ci vogliono male, tuttavia anche da migranti siamo sempre in cammino anche in mezzo al deserto. Deserto vuol dire solitudine e aridità ma anche luogo di incontro e relazione dove Dio ci parla e vuole un legame speciale con noi come in Osea: ti condurrò nel deserto e là parlerò al tuo cuore. Giuseppe e Maria portano Gesù nel deserto per arrivare in Egitto. Anche noi siamo nella via di mezzo di un deserto molto difficile ma è sempre il tramite di qualcosa di nuovo e di un cambiamento. Il 2024 faccia riaffiorare la speranza, i fiori nascono anche sotto le pietre: le lance diventino falci e le spade si trasformino in vomeri. Nulla è male per sempre e la luce affiora anche nelle crepe. La Santa Famiglia ci ispiri sentimenti e propositi per un inizio migliore.