Fare memoria del 25 novembre, felice giorno in cui si unirono nel sacramento del matrimonio i Beati Coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, – prima coppia nella storia della Chiesa ad essere innalzata agli onori degli altari da San Giovanni Paolo II il 21 ottobre 2001 – , significa legare, in questa storia d’amore, l’agire di Dio alla promessa del Suo esserci. Una storia fondata sul “per sempre”, è eterna, capace di aprire, anche per noi, la possibilità di cammini congiunti e non paralleli; così da comprendere che non si è soltanto voluti ma anche desiderati da Dio, fin dall’eternità a una vita in pienezza.
Da qui nasce la profonda amicizia con questi nostri sposi e compagni di viaggio, ma anche il commosso ringraziamento per una storia che ha a che fare con quella di ciascuno di noi (la mia compresa), tutti chiamati alla ricerca della felicità.
Il sacramento del matrimonio vissuto dai Beati Coniugi attira l’attenzione, fa notizia. Essi lo hanno vissuto dall’interno, scavando a fondo nel dono del sacramento trovando in quella miniera di bellezza la forza della grazia. Un tesoro utile e indispensabile per rispondere alle esigenze quotidiane del matrimonio. Una testimonianza cristallina che a tutti ricorda che “amarsi, e per sempre, è possibile! Una grazia vissuta fino in fondo, la cui fonte resta il sacramento stesso! Una riserva inesauribile e formidabile dello Spirito Santo, da cui attingere continuamente, ed è nostra. Questa è la bellezza del matrimonio! Una bellezza che stupisce, una verità che abbraccia, un bene che appassiona. E a chi si domanda: come è Dio?, forse si può rispondere indicando con ragionevole certezza ai due santi coniugi, alla loro felicità quotidiana, malgrado problemi, prove e dolori. Due persone che hanno scelto che nel matrimonio cristiano, sostenuti dalla Provvidenza, la via dello “stare insieme”, lottare insieme, andando avanti ogni giorno, mettendo al mondo figli, nutrendosi sempre della Parola di Dio e dell’Eucaristia, cibo quotidiano in cui si è interiormente plasmata e continuamente vivificata la loro alleanza coniugale.
Ecco Dio è così! Il loro matrimonio è stato davvero una predica silenziosa, di tutti i giorni, una cronaca vissuta; essi pur restando con i piedi ben piantati nelle loro numerose e svariate attività familiari, sociali ed ecclesiali della vita, tuttavia, hanno avuto la somma cura di ammantare ogni cosa con i valori soprannaturali del sacramento del matrimonio: l’umiltà, l’ascolto, l’armonia, il dialogo, la buona educazione, la generosità, il sacrificio, la comprensione, il silenzio, la rettitudine, il perdono, la solidarietà, l’accoglienza, la cura del creato, la preghiera in comune…Valori che hanno conosciuto e ai quali si sono educati ogni giorno, ecco cosa significa essere e “vivere in uno”, non divisi, divenendo pienamente a immagine e somiglianza di Dio. Lo Spirito Santo, giorno dopo giorno, ha formato Gesù in loro rendendoli sacramento del suo amore totale, unico, fedele e fecondo. Uniti dunque, per la realizzazione di un disegno di carità, progetto originario e fondante di Dio nella famiglia. I Beati Coniugi avevano la consapevolezza che l’eternità era il “luogo” da cui venivano e verso cui erano diretti, ma anche l’impegno a non pensarsi finiti. In questo modo sono riusciti a dare il meglio di loro nella vita dentro il tempo, educando i figli e preparandoli a camminare speditamente nel sentiero della vita, sostenuti dalla certezza dell’essere stati voluti e desiderati profondamente sia da Dio che dai loro genitori. E la prova, a garanzia di tutto ciò, risiede nella vita di ciascuno di loro, quattro figli: il primo Filippo nel 1906 (in seguito diventerà Don Tarcisio), la seconda Stefania nel 1908 (divenuta poi Suor Cecilia), il terzo Cesare nel 1909 (religioso anche lui, con il nome di P. Paolino) e la quarta Enrichetta il 6 aprile del 1914, dono ri-donato, oggi Venerabile!
*OFMCap Postulatore delle Cause dei Santi