“La nostra preoccupazione non deve essere che i giovani vengano in Chiesa ma piuttosto che incontrino Cristo. Dopo eventi come la Gmg, l’ultima a Lisbona lo scorso agosto, dove si fa esperienza di grande comunione e di unità, dove ci si sente ‘tanti’, la sfida più grande è quella di rinsaldare il proprio ‘sì’ e riportare nella propria dimensione umana, sociale ed ecclesiale la bellezza dell’incontro con il Signore per assaporarne il gusto”.
Alla vigilia della XXXVIII Gmg, che si celebra a livello diocesano, domani 26 novembre, Solennità di Cristo Re, a parlare al Sir è don Riccardo Pincerato, 33 anni, vicentino, da fine settembre nuovo responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg).
“Essere per gli altri”. La sua riflessione parte dal tema della Gmg, “Lieti nella speranza”, che è anche il titolo del Messaggio di Papa Francesco diffuso per l’occasione. “Sperare oggi” vivendo in un tempo come quello attuale “sembra davvero arduo”. Guerre, tensioni, conflitti e disagi sociali, fragilità diffuse e senso di precarietà che sempre più pervadono il mondo giovanile, per il responsabile Snpg, “rischiano, come afferma il Pontefice, di prendere il sopravvento sulla speranza rendendo inutile fare il bene, perché non sarebbe apprezzato e riconosciuto da nessuno”. Guardare al mondo “con occhi di speranza” è la risposta che suggerisce Papa Francesco ai giovani: “sperare perché abbiamo incontrato Cristo” ribadisce il responsabile Snpg che cita ancora il pontefice, ‘la speranza cristiana non è facile ottimismo e non è un placebo per i creduloni: è la certezza, radicata nell’amore e nella fede, che Dio non ci lascia mai soli’. E i giovani non sono soli in questo incontro. Non possiamo tenercelo dentro. Questa è la bellezza della Chiesa: condividere il cammino di fede, la ricerca, il dono, con altri giovani, educatori, adulti, famiglie e con i nostri anziani”. Per don Pincerato “la speranza nasce anche dal fatto che l’incontro con Gesù non ci tiene ‘al caldo’ ma ci spinge a fare delle scelte per il bene e per gli altri. La speranza nasce dalla consapevolezza del fatto che – nonostante ci troviamo in un momento storico di tensione e denso di fatiche – ci sentiamo figli amati. In virtù di questa consapevolezza scegliere di essere ‘per’ gli altri genera speranza. Puntiamo, insieme ai giovani, lo sguardo sul bene che esiste e che c’è, sul ‘di più’ di bello e ‘di vita’ per gli altri, senza lasciarci sopraffare da notizie che ci sgretolano. Così possiamo essere testimoni di speranza anche dove questa pare non esistere”.
A tale riguardo c’è una sfida che, secondo il responsabile Snpg, riguarda in particolare il mondo degli adulti: “ridare coraggio ai ragazzi, dare loro uno spazio di qualità all’interno delle nostre comunità nel quale ‘stare con loro’, costruirlo e viverlo insieme. Non parlo di relazioni intese come un prodotto da consumare, ma di un giardino da coltivare in cui non mi servo dell’altro ma mi metto al suo servizio. I giovani cercano questi spazi, hanno voglia di starci ma hanno bisogno di adulti motivati e liberi, capaci di aiutarli in questa opera”.
Anticipo di simpatia. E ciò vale anche per quei giovani cosiddetti ‘lontani’ ai quali la Chiesa, afferma don Pincerato, “deve poter raccontare il suo tesoro più grande, Cristo. La giovinezza non è altro dalla Chiesa, nelle nostre comunità ci sono i giovani, nel Regno ci sono i giovani. La Chiesa, attraverso l’annuncio di Cristo, può proporre loro la possibilità di una vita bella, piena e responsabile. La gioventù diventa ‘un anticipo di simpatia’, un tempo privilegiato nel quale costruire legami forti, per assumere responsabilità sfidanti, con l’aiuto di adulti che hanno fatto le loro scelte. La Chiesa diventa così un luogo da abitare e non distante”.
Ma c’è un’altra dimensione nella quale si costruisce e rafforza l’incontro con Cristo, conclude don Pincerato, “è la preghiera. È un tempo da gustare. Una volta assaporato non lo si lascia più. A testimoniarlo sono gli stessi giovani che, dopo la Gmg di Lisbona, hanno rivelato che le cose più apprezzate di quei giorni erano state l’adorazione del sabato sera, la Via Crucis del venerdì e le confessioni. Sta a noi educatori rilanciare queste proposte ma – ammette il responsabile del Snpg – a volte siamo proprio noi educatori, noi adulti i più timorosi. Abbiamo paura di proporre qualcosa di grande ma forse questo è il tempo di osare”.