“Illustrissimi. Lettere immaginarie” è il titolo dell’opera che raccoglie quaranta lettere immaginarie indirizzate a personaggi e autori di ogni epoca edita da Luciani nel 1976 e ridata alle stampe con l’imprimatur papale, dopo una sua personale revisione e correzione, nel corso del suo pontificato pochi giorni prima della morte. Missive indirizzate a Goethe, Penelope, Goldoni, Petrarca, Trilussa, Pinocchio, Manzoni, solo per citarne alcuni. L’edizione critica del testo, pubblicato dalle edizioni Messaggero Padova con la prefazione del cardinale José Tolentino de Mendonça, è stata presentata questa mattina in occasione del convegno “Il Magistero di Giovanni Paolo I alla luce della sua biblioteca” promosso dalla Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I alla Pontificia Università Gregoriana. Si tratta di un “lavoro di ricostituzione, tutela e valorizzazione del fondo librario appartenuto al beato Giovanni Paolo I per approfondire il suo magistero alla luce della ritrovata sua ricca biblioteca personale” ha detto il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, presidente della Fondazione.
Una giornata di studio per “prestare attenzione alla sua voce, a ciò che egli vuole dirci, entrare in colloquio con lui” ha proseguito Parolin soffermandosi sull’attualità degli insegnamenti del beato Luciani. Ha infatti rimarcato che gli insegnamenti del Papa dei 34 giorni “molto dicono ancora nel presente, e approfondire il suo magistero indica un cammino che è iniziato ma che continua, che progredisce e va avanti. Un cammino di riscoperta che si allarga a ulteriori prospettive e sviluppi”. Quando Papa Luciani scriveva le lettere Parolin era “un giovane seminarista” e ha ricordato che attendeva “con interesse” la pubblicazione dei testi. L’auspicio del porporato è che di “Illustrissimi” “se ne nutrano le nuove generazioni, che non resti in biblioteca ma che possa essere letto dai giovani che qui troverebbero grande nutrimento. è scritto in modo semplice e accattivante ed è molto contemporaneo”. La Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I è stata istituita da Papa Francesco il 17 febbraio 2020 al fine di preservare il vastissimo patrimonio degli scritti di Papa Luciani. Tra le finalità, oltre a quella di tutelare e conservare il patrimonio culturale e religioso lasciato dal beato, c’è quella di promuovere iniziative quali convegni, incontri, seminari, sessioni di studio. A tal proposito è stato ricordato che già lo scorso anno, alla vigilia della beatificazione di Giovanni Paolo I avvenuta in piazza San Pietro il 4 settembre 2022, la Fondazione aveva promosso, sempre alla Pontificia Università Gregoriana, una giornata di studi dedicata al magistero di Luciani alla luce delle carte d’archivio. Da questa collaborazione tra Fondazione e Pontificia Università è nato un protocollo d’intesa firmato da Parolin e dal rettore della Pontificia Università Gregoriana, padre Mark A. Lewis. Quest’ultimo ha sottolineato che tra le due realtà “c’è un legame profondo e radicato che vogliamo coltivare e valorizzare”. Il protocollo, che ha la durata di tre anni, rinnovabile per un ulteriore triennio, si prefigge di “sviluppare e realizzare programmi di ricerca utili per gli studenti” ha detto ancora il rettore che segue “con la preghiera il lavoro diplomatico per la pace” portato avanti dal segretario di Stato.
Grazie al decennale lavoro di ricerca e allo studio sulle fonti si è reso possibile prendere atto in modo diretto della genesi delle lettere immaginarie della raccolta che per la prima volta viene presentata in edizione critica con l’apparato delle note e delle varianti a cura di Stefania Falasca, postulatrice della causa di canonizzazione, vice presidente della Fondazione e vaticanista di Avvenire. Il documento, ha spiegato Falasca, “è stato considerato una sorta di testamento spirituale, culturale e umana di Giovanni Paolo I. È un testo che egli stesso ha voluto dare di nuovo alle stampe nel corso del suo pontificato, qualche giorno prima della sua morte. Acquista così un significato che riassume un po’ il suo magistero ed è un emblema del legame con il mondo. Sono lettere immaginarie che lui ha destinato a poeti, scrittori, grandi della storia, persino una lettera a un orso concludendo con una lettera a Gesù”. Si tratta quindi di un lavoro “originalissimo” che “arriva a tutti”. La causa di canonizzazione, che Falasca segue dal 2004, quando fu incaricata della stesura della “positio” ha tra l’altro avuto il “grande merito di aver riportato alla luce le fonti in modo che si possa davvero parlare di Luciani il quale aveva un bagaglio culturale vastissimo che riusciva a rendere con facilità”. Un “insegnamento profondo” che Falasca porta nella sua professione confessando con molta commozione che per lei Luciani “è stato una guida in tutto. Non saprei da dove iniziare se dovessi raccontare in cosa mi ha arricchito”. Durante il convegno è stato proiettato il video “La biblioteca ritrovata”, un viaggio alla scoperta della vastissima raccolta di volumi custoditi dalla Fondazione, e per Ottavio Bucarelli, direttore del dipartimento dei beni culturali della Chiesa, la biblioteca del beato Luciani “è la custode, la testimone della santità di Giovanni Paolo I. attraverso le sue carte studiamo e capiamo il suo magister a 360°”. Don Diego Sartorelli, direttore dell’archivio storico e della biblioteca diocesana Benedetto XVI – Patriarcato di Venezia, ha riassunto la storia della biblioteca di Luciani che copre tutta la sua vita. Si tratta soprattutto di manuali di formazione, ma anche letteratura, volumi che riguardavano i settori del cinema e dell’arte. “La catalogazione della biblioteca del beato Giovanni Paolo I – ha detto – consente di conoscere sia gli interessi del futuro pontefice sia i percorsi di studio da presbitero e da vescovo sia i legami di stima e affetto con numerosi presbiteri e laici. Assieme all’archivio essa occupa un posto importante nella delineazione del pensiero del beato. La catalogazione ha riguardato migliaia di volumi ma la lista sarà sempre aggiornata”.