Sinodo. Ruffini: “Iniziata discussione sul documento di sintesi, testo finale sabato”

Al Sinodo è cominciata la discussione sul documento di sintesi, che verrà votato sabato pomeriggio. Al voto anche la “Lettera al popolo di Dio”. Al briefing in sala stampa vaticana gli interventi dei cardinali Prevost e Nzapalainga, di mons. Broglio e di una teologa africana

(Foto Vatican Media/SIR)

Questa mattina è stato distribuito ai partecipanti il documento finale di questa fase del Sinodo sulla sinodalità, che vedrà la sua sessione conclusiva, dopo tre anni di lavoro, nell’ottobre 2025. A riferirlo ai giornalisti, durante il briefing odierno in sala stampa vaticana, è stato Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede e presidente della Commissione per l’informazione. Si tratta – ha spiegato il prefetto – di un testo di 40 pagine, distribuito in Aula Paolo VI in italiano e in inglese, con una traduzione di lavoro nelle altre lingue. “È un tappa di discernimento in vista dell’assemblea dell’anno prossimo”, ha specificato Ruffini, ricordando che questa fase del Sinodo “è consultiva” e che “la presenza al Sinodo di membri non episcopali, prevista dall’Episcopalis Communio, non cambia la natura dell’assemblea, che è e rimane episcopale”. Alla Congregazione generale di questa mattina, durante la quale erano presenti 348 persone, è stato letto il testo della “Lettera al popolo di Dio”, modificata secondo i suggerimenti dell’assemblea, verbali e per iscritto. La lettera sarà votata questo pomeriggio, all’apertura della 18ª Congregazione generale. Dopo il voto della lettera, ha reso noto Ruffini, inizierà la discussione sul documento di sintesi, sia in aula che nei Circoli Minori, alla quale potranno intervenire soltanto i 365 membri con diritto di voto. La discussione proseguirà quindi domattina nei Circoli Minori e domani pomeriggio nella Congregazione generale. “Per lasciare più spazio alla discussione – che spiegato il Prefetto – si è deciso di tenere una Congregazione generale in più, che si svolgerà venerdì mattina, per la raccolta delle proposte per la fase successiva del processo sinodale”. Il testo definitivo della relazione di sintesi sarà letto sabato mattina e votato sabato pomeriggio.

“La clericalizzazione della donna non  necessariamente risolve il problema, anzi potrebbe crearne uno nuovo”.

Il card. Robert Francis Prevost, vescovo emerito di Chiclayo (Perù) e prefetto del Dicastero per i vescovi, ha risposto così alle domande dei giornalisti sull’ordinazione sacerdotale delle donne. Secondo Prevost, “bisogna guardare ad una concezione diversa della leadership e del servizio della Chiesa, che possono essere portati avanti sia dagli uomini che dalle donne”. “Una delle cose emerse chiaramente al Sinodo – ha reso noto il cardinale – è che non è perché nella società le donne vengono riconosciute in un certo modo, ciò comporti necessariamente un parallelo speculare dentro la Chiesa. Ci sono categorie che possono essere diverse. Non possiamo dire che cambieremo la tradizione della Chiesa che prosegue da duemila anni, ma sicuramente le donne stanno assumendo un ruolo di leadership anche nella Chiesa e svolgono un ruolo importante nella vita della Chiesa a livelli diversi”. “Parlando del processo sinodale – ha aggiunto il card. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui (Repubblica Centroafricana) – quando ci ritroviamo come Chiesa bisogna avere una sensibilità femminile. Non c’è solo un livello formale, ma anche informale: ci sono molte donne a cui noi vescovi chiediamo consiglio. In virtù del battesimo, le donne non possono essere lontane, devono essere associate e coinvolte nei processi decisionali. La Chiesa ha una lunga tradizione: occorre vedere come fare in modo che le donne possano esprimersi sempre di più nella Chiesa”. “Le donne avuto un’ influenza importante nella Chiesa”, ha affermato mons. Timothy Broglio, ordinario militare degli Stati Uniti d’America, citando l’esperienza delle scuole cattoliche statunitensi e il ruolo delle suore che vi hanno insegnato. “Se parlate con la maggior parte dei sacerdoti diocesani – ha raccontato – la maggior parte di loro vi diranno che hanno conosciuto la loro vocazione grazie al lavoro delle suore nelle scuole. L’idea che le donne non occupano determinati ruolo e non hanno influenza nella Chiesa è una percezione del tutto sbagliata”. “Mi sono sentita ascoltata come laica, come donna e come donna africana, in una Chiesa che spesso non ha ascoltato questa voce, non ha garantito la possibilità di arricchirsi con la voce e la saggezza che viene dalle donne, dai laici e dagli africani”. Lo ha testimoniato Nora Kofognotera Nonterah, una delle due donne africane al Sinodo e una delle poche teologhe del continente africano, che ha messo l’accento sulla “resilienza delle donne africane, dei laici e di tutta la Chiesa che a volte non riescono a sedersi nei tavoli importanti”. “La Chiesa sinodale deve essere pronta a sedersi insieme alle donne, soprattutto laiche, che vivono la sinodalità nel mondo, per imparare a rinnovare l’immaginazione della Chiesa orientata verso lo Spirito Santo”, l’appello della teologa, secondo la quale “le donne africane possono insegnare alla Chiesa come essere madre per tutti i suoi figli. E la sinodalità è la modalità migliore per vivere questa Chiesa. Possiamo avere una Chiesa sinodale solo se ci sarà una formazione vera, radicata nella conversazione dello Spirito, che ci invita sempre a celebrare, a riconoscere le nostre differenze e non a nasconderle. Dobbiamo dare un’opzione preferenziale ai laici nella teologia, nel diritto canonico, nel ministero della Chiesa, nella leadership: deve diventare una prassi di una Chiesa sinodale. La corresponsabilità è alla base della sinodalità: è questo che significa essere una Chiesa missionaria. Quando le donne parteciperanno di più ai processi decisionali della Chiesa, la Chiesa ne sarà arricchita. Papa Francesco ha iniziato questo cammino”. “La sinodalità – ha concluso la teologa africana – ci aiuti a scoprire il bisogno del ruolo delle donne nella governance e delle strutture decisionali della Chiesa a tutti i livelli. Ci aiuti a scoprire e a dare priorità all’educazione delle donne e dei giovani, soprattutto in Africa”.

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