La missione non ha età; a volte, invece, è un accumularsi di anni e di esperienze. È il caso della diocesi di Reggio Emilia che invia fidei donum in Madagascar dal 1961. Le ultime ad essere rientrate, tra il dicembre 2022 e il gennaio 2023, sono Anna Maria Borghi, Camilla Lugli e Giada Tirelli: tre laiche con storie diverse, accomunate dalla consapevolezza dell’importanza di partire in gruppo.
Per Anna Maria Borghi, per esempio, è stato “un modo per confrontarsi e per superare insieme le difficoltà”. Classe 1956, ha insegnato per 40 anni nella scuola primaria. All’inizio, non è stato facile in Madagascar. “L’acqua salata che usciva dai rubinetti era un disagio, ma poi sono stata io a portarmi a casa un grande senso di mia povertà. Perché ci si scontra con un mondo di bisogni e di fatiche, distante dal nostro, e ci si accorge che non siamo supereroi con tutte le soluzioni”.
A Manakara, nella diocesi di Farafangana, zona bellissima e degradata del Sud del Madagascar, infatti, “conscia del proprio poco poter fare, capisci che la missione non è regalare cose”.
Più di ogni altra cosa, tuttavia, si è sentita “mamma e nonna; parte di un mondo dove si respira energia; membro di una Chiesa che è casa di tutti, in cui la messa è il grande momento della settimana per far festa ed esprimere la gioia di un’appartenenza”.
Insieme a lei ha vissuto Camilla Lugli, 28 anni, che a Manakara ha prestato servizio nel villaggio di Ambokala presso l’ospedale psichiatrico e nell’oratorio parrocchiale. “Le parole che mi risuonano dentro sono: essenzialità, sorrisi, soglia della sofferenza alta, ritmo e musicalità, fatica e gratitudine”, ricorda Camilla, che fin da piccola sognava di andare in missione.
Rientrata, è ora impegnata con il Servizio civile: “non sono più disorientata come i primi mesi, ma continuano a mancarmi le persone, il paesaggio, i canti, le feste, i pellegrinaggi e, infine, il gruppo di volontari con background diversi che univa più punti di vista”. Soprattutto, Camilla non smette di sentirsi privilegiata per i suoi 13 mesi da fidei donum e non esclude altre partenze per il futuro.
Chi è già partita di nuovo, invece, è Giada Tirelli, quasi 25 anni, infermiera, che attualmente è in Albania, in cammino con le suore Carmelitane Minori della Carità con cui ha condiviso l’anno in Madagascar. Lei, alla Fondation Médicale di Ampasimanjeva, nella diocesi di Fianarantsoa, ci è arrivata dopo “una breve esperienza in Brasile, desiderosa di mettere a servizio della missione” le sue competenze e di “sperimentare la fraternità universale a cui siamo chiamati”. Ma non si è limitata ad affiancare il personale locale perché “in quel contesto, tutto è cura”.
Come per le sue compagne di viaggio, anche per Giada la ricchezza dell’esperienza in Madagascar è stata “la compresenza di vocazioni, provenienze ed età molto diverse, quindi la pluralità di sguardi e carismi”. A ciò si aggiunge la “forte sensibilità missionaria della diocesi di Reggio che negli anni ha generato un prezioso scambio di doni” con presenze anche in Brasile, India, Albania. “Ecco perché fidei donum. Perché la lente con cui guardo al mondo è il Vangelo, incarnato attraverso la concretezza di un servizio e di una comunità”. In un Paese segnato da povertà, incuria e corruzione, la gente è rimasta loro nel cuore, divenendo famiglia.