“Dal cielo alla terra, l’attualità di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo rimane in tutta la sua ‘piccola grandezza’”. Ne è convinto Papa Francesco, che nell’esortazione apostolica “C’est la confiance” definisce Santa Teresa di Lisieux “aria fresca” per la Chiesa, tesoro ancora da scoprire. “In un tempo che invita a chiudersi nei propri interessi, Teresina ci mostra la bellezza di fare della vita un dono”, scrive Francesco, quasi sotto forma di preghiera: “In un momento nel quale prevalgono i bisogni più superficiali, lei è testimone della radicalità evangelica. In un tempo di individualismo, lei ci fa scoprire il valore dell’amore che diventa intercessione. In un momento nel quale l’essere umano è ossessionato dalla grandezza e da nuove forme di potere, lei indica la via della piccolezza. In un tempo nel quale si scartano tanti esseri umani, lei ci insegna la bellezza della cura, di farsi carico dell’altro. In un momento di complessità, lei può aiutarci a riscoprire la semplicità, il primato assoluto dell’amore, della fiducia e dell’abbandono, superando una logica legalista ed eticista che riempie la vita cristiana di obblighi e precetti e congela la gioia del Vangelo. In un tempo di ripiegamenti e chiusure, Teresina ci invita all’uscita missionaria, conquistati dall’attrazione di Gesù Cristo e del Vangelo”.
“E’ la fiducia e null’altro che deve condurci all’Amore”.
Queste parole di una delle sante più conosciute in tutto il mondo, amata anche da non cristiani e non credenti e riconosciuta dall’Unesco tra le figure più significative per l’umanità contemporanea, secondo il Papa “dicono tutto, sintetizzano il genio della sua spiritualità e sarebbero sufficienti per giustificare che sia tata dichiarata Dottore della Chiesa” nel 1997 da San Giovanni Paolo II. Una vita breve, 24 anni, e “semplice come qualunque altra, prima in famiglia e poi nel Carmelo di Lisieux”, sottolinea Francesco, ma i cui straordinari frutti spirituali furono riconosciuti rapidamente dalla Chiesa, già immediatamente dopo la sua morte, con la pubblicazione dei suoi scritti e con le innumerevoli grazie ottenute dai fedeli che la invocavano. Teresa “respira” continuamente il nome di Gesù, fino alla morte. “Gesù è il mio unico amore”, la sua interpretazione dell’affermazione culminante del Nuovo Testamento: “Dio è amore”.
Le ultime parole della “Storia di un’anima” sono “un testamento missionario ”perché “esprimono il suo modo di intendere l’evangelizzazione per attrazione non per pressione o proselitismo”.
Patrona delle missioni, Santa Teresina ci libera dall’autoreferenzialità, perché – come scrive – “un’anima infiammata di amore non può restare inattiva”. La sua “piccola via”, la via della fiducia e dell’amore, conosciuta anche come la via dell’infanzia spirituale, per il Papa è “una delle scoperte più importanti di Teresina”, che la santa descrive così: “Nonostante la mia piccolezza, posso aspirare alla santità. Farmi diversa da quel che sono, più grande, mi è impossibile: mi devo sopportare per quello che sono con tutte le mie imperfezioni; ma voglio cercare di andare in Cielo per una piccola via bella dritta, molto corta, una piccola via tutta nuova”. E’ la “dolce via dell’Amore”, aperta da Gesù ai piccoli e ai poveri, a tutti. “Di fronte a un’idea pelagiana di santità, individualista ed etilista, più ascetica che mistica, che mette l’enfasi principale sullo sforzo umano – spiega il Papa – Teresina sottolinea sempre il primato dell’azione di Dio, nella sua grazia. L’atteggiamento più adeguato è riporre la fiducia del cuore fuori di noi stessi: nell’infinita misericordia di Dio che ama senza limiti e che ha dato tutto nella Croce di Gesù.
Gesù non chiede grandi azioni, ma soltanto l’abbandono e la riconoscenza”.
La fiducia di Teresa abbraccia l’insieme dell’esistenza concreta e si applica a tutta la nostra vita, “dove molte volte ci sopraffanno le paure, il desiderio di sicurezze umane, il sogno di avere tutto sotto controllo”:
“La fiducia piena, che diventa abbandono nell’Amore, ci libera dai calcoli ossessivi, dalla costante preoccupazione per il futuro, dai timori che tolgono la pace. Se siamo nelle mani di un Padre che ci ama senza limiti, questo sarà vero qualunque cosa accada, potremo andare avanti al di là di ciò che ci succederà e, in un modo o nell’altro, si compirà nella nostra vita il suo progetto di amore e di pienezza”.
Neanche nella grande “prova contro la fede”, che cominciò nella Pasqua del 1896, durante l’ultima fase della sua vita, l’abbandono fiducioso alla misericordia divina abbandona Teresa, ed anzi è ciò che le permette di vincere il suo combattimento spirituale che, in piena temperie ateistica, le aveva fatto sperimentare “la disperazione, il vuoto del nulla”. Già prima del suo ingresso nel Carmelo, Teresa aveva sperimentato una singolare fraternità spirituale con una persona tra le più disperate, il criminale Henri Panzini: “Offrendo la Messa per lui e pregando con totale fiducia per la sua salvezza, lei è sicura di metterlo in contatto con il Sangue di Gesù e non dubita che nel momento finale Dio lo perdonerà, anche senza confessione né segno di pentimento”. “Gesù ti amo”, l’atto di amore continuamente vissuto da Teresa come il respiro, è la sua chiave di lettura del Vangelo.
Il messaggio di Santa Teresa di Gesù Bambino è “aria fresca” per la Chiesa, conclude il Papa. “Io sarò l’amore” è l’opzione radicale di Teresina per una Chiesa non trionfalistica, ma “amante, umile e misericordiosa”: “una grande luce anche per noi oggi, per non scandalizzarci a causa dei limiti e delle debolezze della istituzione ecclesiastica, segnata da oscurità e peccati”.