Papa Francesco aprendo i lavori del Sinodo, mercoledì 4 ottobre, ha spiegato ai partecipanti: “È una pausa di tutta la Chiesa, in ascolto”. In ascolto reciproco, per affinare l’attenzione cercando di sentire la voce dello Spirito Santo, vero autore di “quell’armonia che non è sintesi, è un legame di comunione fra parti dissimili”. Una Chiesa, dunque, che sa mettersi per strada, rischiando il viaggio e rinunciando ad accontentarsi di “tirare avanti” perché apparteniamo al “santo popolo fedele di Dio”, come si legge nella Evangelii gaudium. Dal lavoro sinodale, che pone al centro il silenzio più che la parola, il discernimento prima della presa di posizione, la preghiera come fondamento di ogni passo emergerà un modo di essere cattolici nel mondo che abitiamo, contorto e incerto com’è, sfidante per una fede che dovrà essere sempre più capace di tradursi in opere e cultura dentro il secolo delle nuove questioni umane e globali, e ancor prima quanto siamo radicati nella Chiesa e impegnati a stare con il Papa che la guida. È in questa esperienza profonda di ascolto e creatività, che la Chiesa di Napoli accoglierà in Cattedrale per la venerazione, sabato 14 e domenica 15 l’artistica urna contenente le reliquie dei Beati Coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, prima coppia nella storia della Chiesa ad essere innalzata agli onori degli altari da San Giovanni Paolo II il 21 ottobre 2001; e che Papa Francesco nel X incontro internazionale delle famiglie accolse nell’Aula Paolo VI.
Un programma ricco di momenti di preghiera e riflessione in cui i protagonisti sono dei Coniugi insieme alla loro famiglia. Essi hanno narrato la bellezza, la freschezza, la novità di vivere il Vangelo, attingendo la grazia proprio dal sacramento stesso del matrimonio, poggiando la loro opera educativa sull’esempio e l’accompagnamento spirituale; in questo modo hanno ricostruito, indicato e consegnato il progetto originario di pace e armonia a tutte le famiglie. Un evento straordinario come questo: “i Coniugi Beltrame Quattrocchi visitano la loro amata Napoli”, è un forte invito a camminare sulla via della santità, significa incontrare e conformarsi a Cristo.
Venerare le Loro reliquie, vero e proprio tabernacolo dello Spirito per come hanno vissuto il loro legame con Dio, significa cogliere e percepire una vera e propria testimonianza di luce, come è stata la vita dei Beati. San Paolo dice nella prima lettera ai Corinzi: “Siate miei imitatori, come anche io lo sono di Cristo”. Dunque, l’invito a imitare l’esempio di santità di questi Coniugi, con l’obiettivo di percorrere la nostra via verso la santità, che è l’incontro con Cristo, il vivere profondamente il Vangelo. La venerazione delle reliquie diventa allora l’occasione per raggiungere la vera fonte della santità, che è Gesù. Insomma, venerare il Santo, ma riflettendo sulla propria vita e sul proprio percorso di santità. I Beati Coniugi sono degli intercessori potenti presso Dio, sono una “porta” per arrivare alla fonte che è Dio. Non c’è modo migliore di vivere bene questo pellegrinaggio e venerazione delle reliquie che partire anzitutto da una conoscenza approfondita della vita di questi Coniugi e conoscere lo specifico che li ha resi Coniugi Beati. Ma questa è solo la prima parte, quella propedeutica al passaggio più importante: l’incontro con Cristo nell’eucarestia e nel sacramento della riconciliazione. Due momenti nel quale possiamo giungere alla fonte della santità. Le Loro reliquie in mezzo a noi, ci riconsegnano uno sguardo rinnovato, ci mostrano la possibilità, la capacità di generare un’esistenza dedicata in modo eccezionale a Dio e alla Chiesa, insegnandoci che la santità come – accoglienza, perdono, ascolto, preghiera, offerta, ringraziamento, missione – non va cercata lontano, ma che essa può abitare tra le nostre case, sulle strade della nostra quotidianità.
(*) Postulatore delle Cause dei Santi