Scienziati, scrittori, intellettuali, attivisti, giovani. Voci e testimonianze diverse, ma tutte accomunate dalla “passione comune per l’umano”, come ha detto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, presentando la conferenza stampa organizzata per i giornalisti accreditati nella Palazzina Leone XIII, nei Giardini Vaticani, all’indomani della pubblicazione dell’esortazione apostolica di Papa Francesco Laudate deum, che otto anni dopo la Laudato sì ha chiesto all’umanità un sussulto di responsabilità nei confronti della crisi climatica.
Un documento “estremamente necessario”, lo ha definito il Premio Nobel per la Fisica 2021 Giorgio Leonardo Renato Parisi, “in quanto i governi se ne infischiano del cambiamento climatico, e le voci che lo sostengono sono come grida nel deserto”.
“Può sembrare strano che un’enciclica del Papa abbia un incipit scientifico”, ha argomentato lo scienziato: “ma il Santo Padre è stato costretto a ripetere cose ovvie – come lui stesso ha spiegato – a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che si trovano anche all’interno della Chiesa”. “Nessuno può ignorare che assistiamo a fenomeni estremi”, ha ripetuto Parisi sulla scorta del Papa: “non bisogna porre in ridicolo chi parla di riscaldamento globale, anche se ci sono periodi di grandi freddi, perché tutti gli eventi estremi, sia di caldo che di freddo, in presenza della crisi climatica vengono amplificati”. No, allora, al negazionismo, stigmatizzato anche nell’esortazione apostolica, e “ai politici che cercano di nascondere fatti che sono sotto gli occhi di tutti”. La questione ambientale, scrive inoltre il Papa, non è solo “una questione verde o romantica”.
“Dobbiamo ammettere che si tratta di un problema dell’umanità e della società, e che è necessario coinvolgere tutti”, l’appello di Parisi: “sono decenni che la scienza avverte che siamo di fronte ad aumento vertiginoso delle temperature, ma non si è fatto nulla. Servono interventi decisi, per mettere in campo i quali la scienza ha un ruolo fondamentale”.
Di “momento storico drammatico” ha parlato anche Carlo Petrini, gastronomo, sociologo e attivista (in collegamento da remoto) sottolineando che gli otto anni che vanno dalla Laudato sì alla Laudate Deum, e dalla Cop21 alla prossima Cop28 a Dubai, “sono stati anni in cu l’umanità, e la sensibilità politica rispetto alle questioni ambientali, non ha fatto passi in avanti, anzi si è dimostrata totalmente inefficiente, creando così le condizioni per cui una parte rilevante del sistema ambientale è ormai compromesso in maniera irreversibile. Al punto che oggi possiamo solo contenere un disastro annunciato”. Per Petrini, rispetto alla Laudato sì la condanna che il Papa nella nuova esortazione apostolica fa del negazionismo “è molto più forte e quanto mai determinante, non solo per la non scientificità del negazionismo, ma perché quest’ultimo sta realizzando di fatto una barriera contro i cambiamenti di rotta”.
La “grande novità” della Laudate deum, secondo Petrini, è il ruolo determinante assegnato da Francesco al “movimento dal basso” prodotto dalle associazioni, i movimenti e le varie realtà della società civile per chiedere un cambio di passo sul cambiamento climatico: un appello, quello del Papa, che “o viene colto come ulteriore opportunità per metterci in movimento, oppure se cade nel vuoto non avremo un’altra esortazione apostolica e la situazione diventerà sempre più grave”.
“La Terra ci sta raccontando una storia che non siamo in grado di accettare”, ha denunciato lo scrittore statunitense Jonathan Safran Foer: “se accettiamo la realtà che stiamo distruggendo il nostro pianeta e mettendo in pericolo le generazioni future, ma non siamo capaci di agire, siamo in presenza di un altro tipo di negazionismo”. Molte, durante la conferenza stampa di presentazione, anche gli interventi dei giovani, che insieme alle persone più vulnerabili sono le principali vittime del cambiamento climatico. Tra queste, la testimonianza di Alessandra Sarmentino, animatrice del Progetto Policoro dell’arcidiocesi di Palermo, animatrice del Movimento Laudato si’ e associata di Azione Cattolica, che ha raccontato come quest’estate la sua Sicilia sia stata devastata dagli incendi proprio a causa del cambiamento climatico, divenuto terreno fertile per i piromani. Luglio 2023: “la Sicilia brucia, interi comuni sono isolati, nessuna via di fuga, un’intera regione intrappolata dentro se stessa”. La conseguenza diretta degli incendi è la desertificazione, la distruzione di qualsiasi forma di vita, quella secondaria sono le frane e le inondazioni, per cui la Sicilia anche a settembre ha continuato a bruciare.
“Chi ripagherà i cuori dei familiari delle vittime, per questa umanità tormentata?”,
si è chiesta Alessandra citando poi le parole dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, a parere del quale gli incendi “sono il risultato di decenni di scelte e omissioni che ricadono sui politici e su tutti noi”. “Al prossimo vento di scirocco e alle temperature di 40 gradi, la Sicilia brucerà ancora, con danni ineguagliabili”, la previsione di Sarmentino: “Il dramma più grande è l’abitudine: ci siamo abituati ad uno scenario di morte che però ci fa paura solo quando lambisce le nostre case”. Di qui la necessità di un’educaziozne alla cittadinanza attiva: “Esserci qui ed ora per costruire un futuro migliore. La risposta alla desertificazione è la vita che rinasce e la natura che si ricrea”. “Chi ci ripagherà per la bellezza perduta? Stiamo davvero facendo tutto quello che è nelle nostre possibilità?”, le provocazioni finali. A rispondere, sotto forma di domanda, è Papa Francesco nella Laudate deum: “Il mondo canta un Amore infinito, come non averne cura?”.