Sul tetto della parrocchia torinese della Madonna di Pompei, in mezzo ai condomìni del quartiere Crocetta a Torino, c’è un piccolo osservatorio astronomico intitolato a Paolo VI, il Papa dello sbarco sulla luna. Artefice di questa singolare iniziativa è don Luca Peyron, il parroco, che è anche direttore della Pastorale universitaria diocesana.
“Questo prete è un dono che ci è arrivato un po’ di anni fa – racconta Barbara, la mamma di uno dei bambini che con don Luca salgono in terrazza a guardare le stelle – e ha rivoluzionato il nostro modo di guardare la parrocchia. Don Luca ci coinvolge in attività magari non propriamente canoniche, come ad esempio venire a vedere le stelle la sera insieme ai bambini…”.
In parrocchia, in realtà, si fa anche molto altro. Dai tempi del lockdown, ad esempio, la Madonna di Pompei accoglie anche gli universitari e i dottorandi del “Machine Learning Journal Club”, che hanno trovato in don Peyron un interlocutore entusiasta e preparato. Il “machine learning” è quella branca dell’intelligenza artificiale che si basa sull’idea che i sistemi possano imparare dai dati, identificare modelli autonomamente e prendere decisioni con un intervento umano ridotto al minimo.
“Penso che questa esperienza sia un’opportunità per guardare a Dio anche da un altro punto di vista – spiega Marta, una giovane catechista –, cioè come il Creatore del meraviglioso universo attorno a noi. Per me trovare una parrocchia in cui sentirmi accolta e coinvolta è stato motivo di rinascita”.
Anche Bartolomeo, che è venuto a studiare ingegneria al Politecnico di Torino dalla provincia di Ragusa, ha incrociato don Luca da studente fuori sede: “Mi sono sempre sentito capito e accolto”. Anche a lui il parroco ha proposto di partecipare ad un progetto che già da qualche anno ha messo a confronto generazioni diverse, aiutando i giovani a ritrovare in qualche modo i loro nonni lontani e molti anziani a intavolare con gli studenti un dialogo quanto mai arricchente. Ma questa è un’altra storia, che viene raccontata nel sito di Uniti nel dono della Chiesa cattolica italiana.
“Questo tempo – ci spiega don Luca – ci sfida a cogliere tutta la bellezza che il passato ci consegna, provando a metterla nel futuro, senza necessariamente andare in cerca di colpevoli per quello che non funziona più. Nel passato la Chiesa ha fatto cose bellissime per annunciare Gesù Cristo, ma non è detto che oggi quelle cose possano funzionare esattamente nello stesso modo: Cristo resta, la Chiesa resta, le modalità però possono cambiare. Ce lo hanno insegnato tanti testimoni del nostro tempo, non ultimo il giovanissimo beato Carlo Acutis”.
“Ogni tanto – dice ancora don Luca – la mia gente mi chiede: ma i giovani che sono qui durante la settimana e fanno tante attività, come mai la domenica non sempre li rivediamo a messa? Dobbiamo accettare di seminare su molti asfalti, gli asfalti di questo tempo.
Mettere insieme scienza e fede, però, credo sia uno dei traguardi importanti che questa generazione di credenti deve provare a raggiungere in qualche modo.
Perché no, anche facendo intelligenza artificiale in parrocchia oppure puntando insieme il telescopio verso lo spazio profondo”.
Ancor più dei suoi stringenti ragionamenti, c’è qualcosa in questo sacerdote che comunica anche senza le parole. “Don Luca ha gli occhi che sorridono, uno sguardo luminoso – conclude Maria Paola, la presidente del servizio Emergenza Anziani di Torino, che ha sede in parrocchia –. È lo sguardo di chi ha scoperto la bellezza della vita cristiana”.