Suor Elvira Petrozzi. Don Dellatorre: “Era una donna che amava Cristo e amava le vite di chi era in difficoltà”

La voce di don Andrea Dellatorre, sacerdote della comunità Il Cenacolo a Saluzzo nel cuneese, è serena e non c'è ombra di rammarico mentre gli chiediamo di raccontarci la sua esperienza con Suor Elvira Petrozzi, ritornata alla Casa del Padre ad 86 anni questa mattina.

La voce di don Andrea Dellatorre, sacerdote della comunità Il Cenacolo a Saluzzo nel cuneese, è serena e non c’è ombra di rammarico mentre gli chiediamo di raccontarci la sua esperienza con Suor Elvira Petrozzi, ritornata alla Casa del Padre ad 86 anni questa mattina.
“Siamo molto sereni nel cuore, commossi ma tanto sereni perché la grazia di Dio ha permesso che questo arrivederci sia accaduto con un tempo molto allargato. Sono 10 anni che la Madre ha vissuto con una salute via via sempre più cagionevole che le ha impedito di stare in mezzo a noi e ci ha fatto capire che la vita si stava consumando. Abbiamo fatto la Festa della Vita il 16 di luglio, che è l’anniversario della fondazione della Comunità, e quest’anno erano i 40 anni e già la Madre dava segni chiari e in quei giorni che ha radunato migliaia di persone, giovani, amici della comunità, tutti coloro che sono passati da noi negli anni di salutarla personalmente. La Grazia di Dio ci ha permesso di prepararci bene al distacco”.

Ma chi era Suor Elvira? “Una grande donna cristiana, amante della vita e di chi la vita la sta sprecando per le sue fragilità, per i problemi, per gli inciampi della vita. Una donna e quindi feconda, attenta, presente con occhi che vedono e cuore che sente il disagio delle persone, che vede dentro le loro povertà e questo la spingeva verso di loro animata dalla carità di Cristo” “Questo si è visto proprio in questi suoi ultimi giorni, tantissimi sono andati da lei per un abbraccio, per darle un ultimo bacio, per dirle ‘Elvira ti ricordi di quando…’, condivisione di vita vera, vissuta”. “Era una donna innamorata della vita, e innamorata del Signore e della vita di chi fa più fatica”.
La comunità del Cenacolo negli anni è cresciuta tanto, fino a toccare oltre venti nazioni in 4 continenti, in particolare l’Italia e l’Europa ma non manca il Sudamerica e l’Africa, aprendo circa 70 case dedicate a chi è prigioniero delle dipendenze da alcol e droga, ma in generale a tutti coloro che sono in una fase critica della propria vita con speciale attenzione per i giovani. In Africa in particolare: “Una ventina di anni fa i nostri giovani hanno avuto l’intuizione di aprire una casa per i bambini abbandonati per aiutarli prima che cadano nelle dipendenze, o aiutandoli presto” dice ancora don Andrea. Ma come ha conosciuto questa suora così incredibile? “Quando avevo dieci anni la Comunità è nata, mia madre e le sue amiche la frequentavano, io stesso sono andato a vedere come si viveva nella fraternità e ne sono rimasto colpito: una vita semplice ma che profumava di qualcosa di bello nonostante si intuisse la fatica del vivere di quei ragazzi. Un colpo di fulmine che poi ha portato anche alla scoperta della vocazione”.
In Suor Elvira, la “suora dei drogati” per chi voleva mettere una punta di disprezzo in una cosa meravigliosa: l’accoglienza degli ultimi, in una idea del Vangelo come servizio, come amore per il prossimo che si doveva incarnare. Una chiesa in uscita ante litteram…

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