“Vivete la natura, sentitene il respiro e collegatelo a Dio che ne è l’origine. Se non cogliamo l’amore che c’è dietro ad ogni cosa, riduciamo tutto a tecnicismo”. Mons. Guido Gallese, vescovo di Alessandria si confronta per più di un’ora con i ragazzi sui temi dell’ambiente, dell’ecologia integrale, della fede e del “ruolo” che i giovani possono avere per generare cambiamenti. Le domande arrivano sul palco via whatsapp. Siamo al Centro Civico de Carnaxide, periferia di Lisbona, dove sono accolti 2.500 giovani di Torino, Asti, Alessandria, Biella, Mondovì, Ivrea, Pinerolo, Vercelli, Aosta. Sono solo una parte dei 4.800 piemontesi presenti alla Gmg. Nonostante le difficoltà della logistica e la pioggia, la prima catechesi di questa Giornata si trasforma in festa. Vengono chiamati “rise-up” perché – spiegano dal palco – come Maria andò verso la cugina Elisabetta, così anche i giovani oggi sono chiamati ad “essere pronti per andare verso gli altri, affrontare le sfide e agire nel mondo in modo nuovo”.
Cori, ola, foto di gruppo. I ragazzi sono carichi, pieni di energia anche se il tema oggi è serissimo e rimanda all’ambiente. Chiara, Gaia e Giada rompono il ghiaccio e chiedono al vescovo che cosa è l’ecologia integrale, perché “tocca la nostra fede” e “cosa possono fare i giovani”. Il vescovo chiarisce subito di non avere ricette ma spiega anche che l’ecologia “non è semplicemente un problema tecnico per ingegneri”. Quello che suggerisce Papa Francesco quando nella Laudato si’ parla di conversione ecologica, è una “spiritualità che alimenta una passione per la cura del mondo”. Tema attualissimo, quello dell’ambiente. I ragazzi italiani vengono da un paese colpito da inondazioni e incendi. “Il meteo non è un app”, dice don Luca Ramello, responsabile Regione Piemonte della pastorale giovanile. “E la natura non è uno schermo. È una realtà dove tutto è connesso, tutto è unito, la vita, la società, le scelte individuali e politiche”. Dai giovani di Lisbona, sale “l’urgenza di custodire il mondo e il creato”.
“Ci siamo desertificati dentro”, ammette mons. Gallese. “Le persone consumano perché non amano ed è per questo che succedono le cose”. Il vescovo racconta le sue escursioni in canoa lungo il fiume Po, il mare visto da Genova e il tramonto dalle cime delle Dolomiti. È l’Italia ricca di bellezza. Dalla platea, i giovani incalzano. Chiedono come superare e riconciliare le contraddizioni tra i discorsi e gli atteggiamenti. “La conversione – risponde il vescovo – è qualcosa che chiede tempo”. L’invito allora è quello di andare alle motivazioni del nostro essere cristiani e amare il mondo. “Se lo facciamo, il movimento del cambiamento è facilitato. Se non lo facciamo, seguiremo solo delle procedure”. I giovani prendono appunti, seguono in silenzio. Si dividono in piccoli gruppi e discutono. “Noi ce la mettiamo tutta – dicono – ma come facciamo a convincere i politici a prendere decisioni”. C’è chi sottolinea anche la “fatica” di seguire le regole. Il vescovo replica: “se ho a cuore il mondo, la norma non mi pesa”. È l’amore che muove il cambiamento. Il vescovo indica come modello di azione Madre Teresa. La suora albanese che chiedeva alle sue consorelle di fare un’ora di adorazione prima di incontrare e servire i poveri. Tornando quindi all’esperienza che i giovani vivranno in questi giorni alla Gmg, il vescovo lancia un invito: “mettetevi in gioco, cercate di capire cosa succede, andate al di là della superfice, interrogatevi sul perché siete qui e sul mistero che c’è dietro. Se lo fate, cambia tutto. Sperimenterete che Gesù è vivo oggi, è qui, in mezzo a noi, e vi guarda nel cuore. Guarda le vostre ferite, le vostre fragilità, la vostra vita. Ed è uno sguardo che sana, guarisce e rende liberi”.