Molti eventi oggi ci attraggono e ci distolgono da ciò che veramente è necessario. Sembra che non ci sia più il tempo per pensare, riflettere ed agire coerentemente. Tutto sembra rimanere in superficie: spesso le situazioni sono dettate e definite dall’emozione del momento. Riempiamo le ore con mille cose da fare, senza prefiggerci una direzionalità che dia senso alla nostra esistenza. Più o meno tutti corriamo sulla scena quotidiana, per cercare uno spazio che garantisca un protagonismo individuale. Teoricamente sembra che la vita proceda all’insegna della fraternità, ma in realtà, se ci fermiamo un attimo, scorgiamo di essere spesso degli individui soli che vagano senza una meta da raggiungere. Vantiamo tanti contatti con amici collocati in ogni angolo della terra, consultiamo il numero dei like e, contemporaneamente, non sappiamo stare con le persone che ci stanno accanto, a meno che non corrispondono alle nostre aspettative. Vivendo spesso sconnessi con la profondità della nostra esistenza, rischiamo di non apprezzare il valore della vita donata gratuitamente da Dio. Impegniamo tante risorse per la cura degli animali, gesto nobile e giusto, ma non sembra ci sia, anche tra i credenti, la stessa forza nel richiamare l’attenzione sui disagi che gli anziani sono spesso obbligati a vivere e subire. A una eccessiva umanizzazione dei nostri amici a quattro zampe sembra non corrispondere un’adeguata attenzione per chi si trova nell’ultima parte della sua vita. C’è tanta indifferenza davanti alla situazione di una buona parte degli anziani e di molte persone pari età che non riescono a mangiare e a curarsi: sono vittime della cultura dello scarto.
Si nota una certa discontinuità nella cura delle relazioni: usiamo gentilezza con i lontani o con chi la pensa come noi e aggressività e giudizio sprezzante con chi è diverso, anche se è vicino. Assumiamo comportamenti che ci portano a difendere il nostro spazio. Ci rapportiamo con l’altro con un fiume di parole o mutismo che non sempre sono espressioni del senso della nostra vita, Gesù Cristo e il Vangelo, e finalizzate alla custodia del bene comune.
Non riusciamo più a lavorare con gli altri, a donare il nostro contributo. A volte ci rifiutiamo di collaborare con gli altri, di mettere in comune il nostro cammino, le nostre competenze, perché abbiamo paura di perdere la nostra visibilità. Donare il proprio apporto con la disponibilità anche a modificarlo, può produrre, in realtà, frutti migliori per il bene comune e per la realizzazione del progetto di Dio.
Una vita vissuta secondo la logica evangelica della restituzione richiede nel quotidiano una formazione costante interiore che produce un fedele cammino di fede, una continua consapevolezza di essere sempre alla presenza di Dio, che con il suo Spirito indica la strada da percorrere, un’apertura incessante alla sorpresa dell’altro.
Chi segue le orme di Cristo, non vive per se stesso: dà tutto di sé senza pretendere il riconoscimento, restituisce nella gratuità i doni ricevuti dal Signore, testimonia il Vangelo ovunque, anche pagando di persona, perché ciò che sta a cuore è che il Signore sia conosciuto e amato. Gesù che ci ha rivelato il Padre, ci chiede di vivere “secondo un disegno di Dio tutto ordine e armonia. E dove c’è ordine c’è anche armonia, e dove c’è armonia c’è anche tempo giusto, e dove c’è tempo giusto c’è anche beneficio” (S. Ireneo) e se c’è tutto questo, c’è la bellezza della vita.
Per questo è importante fermarci, necessario per venire in contatto con l’umanità donata da Dio.
Mentre oggi si parla di transumanesimo o di un ritorno ad una vita istintiva, forse è giunto il tempo per chiederci chi siamo e dove stiamo andando. A volte manca un serio approfondimento culturale a tutti i livelli non solo per liberare l’umanità che è in noi, ma anche per intercettare le domande profonde insite nella nostra vita e la sete di Dio nascosta e non riconosciuta dagli uomini e dalle donne del nostro tempo.
Oggi spesso l’individuo che si isola è alla ricerca di Dio e non lo sa. Noi credenti, a volte, testimoniamo di essere immersi in una religione che però non rende visibile e credibile il Padre di Gesù Cristo che ci ama. Siamo assenti o facciamo vedere un’esistenza lontana dalla vita autentica, capolavoro di Dio.
Solo la consapevolezza di vivere sotto lo sguardo d’amore di Dio che permea la nostra esistenza, consente in ogni momento di fare una virata verso la fonte della vita.
Lasciandoci amare dal Signore, pian piano non solo impariamo ad amare senza pretese ogni altro che incontriamo, ma facciamo cadere le nostre resistenze, per permettere all’altro di amarci.
Perché aver paura dell’amore ricevuto nella gratuità? Solo amando e lasciandoci amare, possiamo riscoprire la bellezza dell’umanità, la dimensione vivificante di ogni relazione, la presenza del Signore ovunque. Dio chiede a ciascuno di umanizzare ogni ambito, perciò ci invita in ogni istante a ripascere ogni angolo della terra con l’amore libero, gratuito, preveniente. In questo tempo di vacanze fermiamoci: diamo spazio al silenzio profondo, alla preghiera, all’ascolto, alle relazioni, allo stupore, al dono di sé senza condizioni, alla cura della dimensione umana e divina che ci abita.