Dio ha amato con cuore d’uomo (Gaudium et Spes, 22).
Una frase di cui probabilmente non capiremo mai fino in fondo il significato. Noi, figli di certa dittatura della razionalità, dimentichiamo talvolta che di troppa testa si muore. Solo un cuore che ama è capace di capire l’altro dal di dentro e non semplicemente gettando lo sguardo sulle corazze esterne.
“Ora so chi sei”, amaramente sussurrava Catullo, avvolto dalla tristezza di un tradimento. La stessa frase, con ben altra vibrazione interiore, può affermare ogni devoto del Sacro Cuore di Gesù.
Ora so chi sei, quando il sacerdote solleva l’ostia consacrata, sopra quell’altare su cui è ricapitolato il mondo intero, poco dopo aver pronunciato quelle graffianti parole: “Nella notte in cui fu tradito…”.
Ora so chi sei, quando contemplo quel tuo cuore, avvolto da un fuoco capace di trasformare ogni elemento.
Ora so chi sei, quando scorgo le spine cingere il tuo cuore e non solo il tuo capo.
So chi sei, non semplicemente perché ho visto e ho capito, ma perché sono stato visto e capito.
Ho conosciuto che non semplicemente tu ami. Tu “sei” Amore.
Accostarsi al Sacro Cuore di Gesù non è celebrare una vuota devozione, ubriacandosi di parole frutto di stantia ritualità.
È lasciarsi infiammare da quel fuoco vivo.
È lasciarsi amare fino a provare dolore, come per San Filippo Neri, trafitti dal dardo di Santa Teresa.
È stare in silenzio e contemplare fin dove si è spinto quel Dio, al punto da donarci Suo Figlio, mite e umile di cuore, pronto a ristorare le nostre vite, prosciugate dai troppi compromessi.
È sperimentare che quando si ama veramente si è anche pronti a soffrire, a lasciarsi avvolgere dalla stretta di spine che graffiano e feriscono, come troppe volte sono parole e gesti di chi è divorato dall’ansia del difendersi, carnefice perché vittima inconsapevole di sé.
Dio non ci chiede più di salire sul monte. Ne è sceso Lui, a noi si è avvicinato, tremendamente solidale con l’esistenza di ogni uomo e di ogni donna, chiunque sia, qualunque siano le scelte della sua vita. Dio si fa amore vicino, amore comunicato da un cuore d’uomo, accessibile, comprensibile, imitabile.
Dio non converte con la forza correttiva, ma con il sangue versato per amore, con il suo battito che prende il ritmo del nostro povero cuore, e così dona rifugio, conforto, ristoro.
Ed infine, senza che ce ne accorgiamo, con quella delicatezza che solo un poeta è capace di tratteggiare, ci cambia dal di dentro. Non perché ha forgiato la nostra volontà, ma perché ci ha amato con tutto se stesso.
Ora so chi sei. Perché mi hai amato. E quindi scelgo: consegno tutto di me, mente, volontà e cuore. Perché imparare da Te è lasciarmi amare.