“Abbiamo una nuova casa”. Così Mauro Ungaro, presidente della Fisc, la Federazione italiana dei settimanali cattolici, ha inaugurato, questa mattina, a Roma la nuova sede della Federazione che raccoglie quasi 200 testate.
Una federazione in crescita “dopo il tempo del Covid”, che aveva bisogno di “uno spazio a disposizione per i collaboratori che potranno trovare qui un luogo dove incontrarsi e lavorare quando scenderanno o saliranno a Roma. Se queste stanze rimarranno vuote, – ha avvertito Ungaro – vorrà dire che non ha avuto senso impegnarci in questo trasloco ed in questa ristrutturazione. Mi piace immaginarle davvero ricche di voci e di presenze”. E di voci e presenze legate alla storia della Fisc, era pieno il piazzale antistante l’ingresso della nuova ‘casa’ attigua alla sede Cei di via Aurelia 468. Tra i presenti gli ex presidenti Francesco Zanotti e don Giorgio Zucchelli, Carmine Mellone “storico tesoriere della Federazione”, Walter Matten, “una presenza davvero importante ai tempi del Consis e poi nel Comitato tecnico consultivo” e Claudio Turrini “che del Consiglio nazionale con incarichi impegnativi ha fatto a lungo parte”. Chi non ha potuto essere fisicamente presente ha inviato un saluto e una preghiera, come mons. Duilio Corgnali, mons. Gilberto Donnini e don Adriano Bianchi.
Non solo mura. “Una sede, però, non sono solo le mura, gli arredi ma è un luogo costituito soprattutto dalle persone che vi lavorano e vi abitano”, ha aggiunto Ungaro che ha voluto ringraziare “Oriella, Barbara, Ilaria, le ‘ragazze’ che della Fisc sono ormai la memoria storica ma anche coloro che sentono il polso della vita associativa” e che rispondono alle richieste dei soci della Federazione con “uno stile di attenzione familiare che permette di prendere a cuore ogni telefonata, ogni richiesta, ogni pratica”. Il presidente Ungaro ha definito “fondamentale per la Fisc la prossimità con la sede della Cei ed i suoi uffici, con il Sir, con il Servizio per il sostegno economico, con il Si.Cei, il servizio informatico, ma anche con il Copercom e con TV2000, InBlu ed Avvenire”. “Questo tempo sinodale – ha sottolineato Ungaro – è un momento di ‘grazia’, un momento privilegiato per intensificare ancora maggiormente la collaborazione fra quanti operano nella galassia della comunicazione sociale della Cei: ciascuno di noi con le proprie caratteristiche e le proprie ricchezze per rispondere alle sfide che la società ci pone e per alimentare con le nostre notizie la sorgente da cui sgorga l’acqua viva a cui si dissetano coloro che gettano con speranza il proprio secchio nel pozzo di Sichem”. Per il presidente della Fisc è “una strada non nuova ma che stiamo percorrendo da tempo, grazie al coordinamento dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, avendo come compagni di viaggio Avvenire, il Sir, Tv2000, il circuito Inblu. Certamente – ha riconosciuto – non è un cammino semplice ma è fondamentale per ‘ascoltare e parlare con il cuore in puro stile sinodale’ agli uomini ed alle donne del nostro tempo come ci esorta papa Francesco. Lavorare insieme – ha concluso – ci permette di vivere la gioia sperimentata dai due discepoli quando rientrano ‘senza indugio’ da Emmaus a Gerusalemme lasciandosi alle spalle la tristezza della solitudine che aveva reso pesante i loro passi all’andata e che anche noi, talvolta, proviamo nella nostra diakonia informativa”. Al termine dell’inaugurazione ai presenti è stata donata una matita, un segno che Ungaro ha spiegato così: “Sono delle matite con un richiamo evidente a quello scrivere che è alla base del nostro lavoro. Ma custodiscono anche dei semi. Potete piantarle nel terreno e daranno vita a delle piante profumate. È un piccolo segno che ci è venuto in mente ricordando quelle parole che Paolo Vi rivolse, nel novembre 1966, ai fondatori della Federazione: ‘Noi non sappiamo pensare ad un settimanale diocesano senza ricordarci delle parabole evangeliche del piccolo seme che cresce fino a prendere misura e funzione di pianta’”.
Le parole di mons. Baturi. A benedire la nuova casa della Fisc è stato mons. Giuseppe Baturi, Segretario generale della Cei, che rivolgendosi ai presenti, ha ricordato quanto “sia importante e decisivo per noi che ci siano degli occhi capaci di guardare ciò che accade lì dove la Chiesa si incarna, dove trasmette la fede, dove fa la carità, dove scambia amicizia, quindi strumenti informativi, presidi a contatto della vera esperienza della comunità cristiana, sono preziosissimi. Se il Verbo si fa carne deve essere raccontato come storia di vita e significativamente letto nel suo valore e annunciato nel suo significato. È questo il senso della comunicazione della Chiesa”.