Otto settimane per creare la prima area urbana “libera da problemi visivi” in Italia: è questo l’obiettivo del progetto “Ci vediamo a Corviale” nato dalla collaborazione tra la Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia e Iapb Italia onlus – Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità, con la partecipazione attiva della parrocchia del quartiere e delle istituzioni, gli enti locali e le associazioni del territorio.
Un progetto di prevenzione e salute pubblica rivolto soprattutto ai più fragili, gli anziani, le famiglie in difficoltà economica e tutti quelli che, se costretti a tagliare le spese, iniziano a farlo a partire proprio dalla prevenzione sulla propria salute. Sono in aumento infatti, rileva l’ultimo rapporto della Caritas di Roma, le persone che hanno rinunciato a una o più prestazioni sanitarie o a effettuare una visita medica pur avendone bisogno. Ecco allora per gli abitanti del Serpentone e delle aree limitrofe la possibilità di prenotare una visita oculistica accurata e, se necessario, avere anche un paio di occhiali da vista in maniera completamente gratuita.
“Abbiamo accolto subito con convinzione ed entusiasmo la proposta della Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia e Iapb Italia onlus – dice Gianluca Lanzi, presidente dell’XI Municipio –, un progetto di grande rilevanza sociale che è possibile collaborare tra Enti territoriali, anche se con maggioranze diverse. Si possono condividere singole idee e operazioni tra forze politiche o tra coalizioni, indipendentemente dalle differenze valoriali e programmatiche. Il contributo di partner privati poi “è molto importante perché permette – aggiunge Lanzi – di realizzare progetti e iniziative che altrimenti le amministrazioni pubbliche non riuscirebbero ad attuare se dovessero contare solo sulle proprie risorse. I municipi sono di fatto il ‘front-office’ dello Stato. I cittadini si rivolgono al municipio per ogni questione, al di là delle competenze effettive, perché sono più raggiungibili e accessibili a differenza di altre istituzioni di livello superiore. Il legame tra cittadini e politica, tra cittadini e istituzioni, viene rafforzato quotidianamente grazie ai comuni e, laddove ci sono, ai municipi”.
E in questo caso, il contributo del Municipio è stato concreto e decisivo. Per portare avanti l’iniziativa infatti sono stati messi a disposizione alcuni locali pubblici all’interno dei quali sono stati temporaneamente allestiti gli ambulatori per le visite.
“Secondo il programma stabilito, otto settimane circa,
saranno visitate – conclude Lanzi – quasi 2.000 persone. Un risultato eccezionale”.
Un progetto di pubblica utilità dunque alla cui realizzazione ha contribuito anche la parrocchia del quartiere, San Paolo della Croce, che resta una tra le realtà più importanti del territorio e da sempre in prima linea nel sostenere le situazioni di disagio dei suoi fedeli. Il parroco, don Roberto Cassano, coadiuvato dal suo presbiterio e da una capillare rete di volontari sparsi su tutto il territorio,segue regolarmente almeno un centinaio tra famiglie e persone sole, fornendo loro un aiuto puntuale sia di tipo alimentare che economico. Un sostegno che però non è sufficiente per coprire le tante richieste. Anche per molte famiglie, anziani e persone singole del Corviale infatti, le spese mediche sono quelle che più di altre rischiano di destabilizzare un equilibrio economico già precario. Secondo gli ultimi dati resi noti dal Censis, al calo del 31% di visite specialistiche e accertamenti diagnostici dovuto alla pandemia, si è aggiunto in questi ultimi tempi un ulteriore calo, soprattutto tra gli strati più fragili della popolazione, di tutte quelle spese mediche ritenute non strettamente necessarie. Spese che si preferisce o si decide di rimandare, qualche volta però non senza conseguenze. Tra queste, non ultime, le spese legate alla vista, specialmente tra la popolazione più anziana. E il popolo di Corviale e dintorni non è fuori da questa statistica.
“Queste iniziative – racconta il parroco, don Roberto Cassano – sono meritorie e spero spingano altre Fondazioni e multinazionali a fare altrettanto. Mi auguro siano di esempio perché contribuiscono mettere in pratica un po’ di giustizia distribuita. Lo sforzo che parrocchie povere come la nostra fanno è immane, soprattutto in un periodo, come quello attuale, in cui il contributo che arriva dall’8xmille si è ridotto sensibilmente. Quest’anno abbiamo registrato un calo del 90% dei fondi da destinare agli aiuti alle famiglie: e il 90% in meno è tanto se tradotto in soccorso e assistenza! Per questo ritengo sia molto importante ribadire una cosa: mettere una firma per la destinazione dell’8 per 1000 alla Chiesa Cattolica non è un gesto simbolico ma la concreta possibilità di fare del bene e generare un aiuto concreto per i più bisognosi. Firmare, di fatto, innesca una sorta di circolo virtuoso. Col nostro consenso infatti, possiamo realmente sostenere aiutare tanta gente, dalle famiglie povere agli anziani; da chi si trova senza lavoro a chi ha perduto tutto compresa la dignità. Inoltre, è importante sottolineare che sostenere chi è nel bisogno si traduce anche in un aiuto concreto per lo Stato. Favorire infatti la ripresa di queste persone, da una parte fa in modo che le loro difficoltà non vadano a gravare sui bilanci delle amministrazioni locali e nazionali, dall’altra spesso fornisce l’aiuto necessario per evitare loro di cadere nelle mani degli usurai”.
“Per quanto guarda questo progetto – prosegue don Roberto – la parrocchia si è adoperata anzitutto nel segnalare questa iniziativa, informando tutti in ogni modo e praticando un diffuso passaparola che ha raggiunto gli anziani e le persone sole, in particolare coloro che non riescono o non hanno la possibilità di connettersi alla rete internet, e poi fornendo un aiuto a sia per prenotare la visita sia per accompagnare chi ha difficoltà a raggiungere gli ambulatori”.
Al Corviale, come in tante altre zone di Roma come di tante altre città, le parrocchie, intese come comunità di laici e consacrati, giocano un ruolo importante se non indispensabile nella cura dei più deboli.
“La Chiesa – ci tiene a ribadire don Roberto – non è, e non può trasformarsi, in una Ong. All’interno della nostra comunità parrocchiale ognuno svolge il suo compito: i sacerdoti si dedicano all’evangelizzazione, il diacono è specificatamente chiamato alla cura della carità, i laici, ognuno con il proprio carisma, si mettono a disposizione degli altri. L’aiuto ai più bisognosi è un aspetto, non l’unico e il principale, ma deve comunque essere presente nell’attività di una parrocchia.
“Per questo – conclude don Roberto – vorrei terminare con un appello e ricordare che la firma dell’8xmille alla Chiesa cattolica si traduce in gesti di bene, concreti, verso chiunque ne abbia bisogno e senza i quali le parrocchie più povere, dove sono presenti i cittadini più bisognosi, non riuscirebbero a dare il necessario sostegno”.