Aumenta di ora in ora il numero delle vittime del terremoto del 6 febbraio scorso in Turchia e Siria. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, oggi a Kahramanmaras, per la sua prima visita nel sud est del Paese colpito dal sisma, ha parlato di 8.574 persone morte, 49.133 feriti e 6.444 edifici distrutti. Un bilancio provvisorio così come quello che riguarda la Siria dove – al momento – i morti sarebbero 2662 e oltre 5000 i feriti. Nelle città colpite si continua a scavare. È di poco fa la notizia che ad Antiochia, in Turchia, le squadre Usar (Urban Search And Rescue) dei Vigili del fuoco italiani hanno individuato un ragazzo in vita bloccato sotto il solaio in cemento di una palazzina crollata.
“Estratte persone ancora in vita. Bisogna fare presto”. Da Aleppo, Elia Kajmini, regista e autore teatrale (nella foto il secondo da sinistra), conferma al Sir che “in un quartiere orientale popolare della città sono state estratte ancora vive 7 persone. Servono mezzi meccanici per rimuovere le macerie e permettere di salvare ancora vite umane. Ma bisogna fare presto. Purtroppo – dice il regista – tre scosse ancora questa mattina hanno fatto crollare altri palazzi già lesionati”. La bellezza di Aleppo, deturpata da 12 anni di guerra, ora rischia di scomparire definitivamente a causa del terremoto. Dei danni significativi sono stati registrati nella Cittadella, cuore della città siriana che è nella Lista del patrimonio mondiale in pericolo. La torre occidentale delle mura della città vecchia è crollata e diversi edifici nei suk sono stati colpiti.
La visita del nunzio apostolico Zenari. Elia ha perso la casa per il terremoto e da due giorni vive, con la moglie e la figlia nel Terra Santa College di Aleppo, guidato da padre Samhar Ishak. Nel centro, prima del sisma, era attivo il laboratorio “Arte e Psicologia” (Art and Psychology) tenuto proprio dal regista che, insieme alla psicologa e psicoterapeuta Binan Kayyali, coordina il progetto “Un nome e un futuro” promosso per aiutare i bambini nati da donne vittime di stupri e abusi perpetrati dai ribelli jihadisti stranieri durante l’assedio di Aleppo. Da sfollato Elia e la sua famiglia si adoperano per assistere gli altri terremotati, ce ne sono oltre 2000, sparsi nei grandi spazi del college francescano. Altre 500 sono nella parrocchia latina, accolti da padre Bahjat. “Questa mattina è venuto a trovarci il nunzio apostolico in Siria, card. Mario Zenari. Accompagnato dal direttore, padre Samhar, ha fatto il giro del centro e salutato i terremotati portando loro la vicinanza di Papa Francesco. È stato un momento molto importante e molto emozionante per tutti gli sfollati”.
“Sin dalle primissime ore dopo la scossa sono arrivate qui centinaia e centinaia di persone. A tutti si è cercato di dare una coperta e un materasso – racconta il regista –. Sono giorni e notti terribili, siamo circondati da macerie e detriti. Le strade sono bloccate dai crolli. Le notizie di morti e feriti giungono in ogni momento. La gente vaga nei pressi delle loro abitazioni o di ciò che ne resta. Siamo sotto shock, viviamo una tragedia senza fine, non bastava la guerra, il Covid e il colera. Adesso il terremoto. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti i Paesi. Non lasciate sola la Siria, sospendete le sanzioni, facilitate l’arrivo di aiuti umanitari. Questo è il grido del popolo siriano che vive da 12 anni in guerra”.
Rimuovere le sanzioni. Il grido di Elia è raccolto dal Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton. Oltre ad Aleppo la Custodia di Terra Santa ha comunità, conventi e opere anche nella Valle dell’Oronte, zona controllata dalle milizie anti-Assad, e Latachia. “I frati stanno tutti bene – dice il francescano – ma i danni sono ingenti sia nei villaggi di Knaye e Yakoubie, sia ad Aleppo e Latachia. I nostri confratelli stanno facendo un lavoro straordinario di accoglienza nelle nostre strutture più solide, tanto che nella sola Aleppo stiamo accogliendo e assistendo più di 2.500 persone”. Ma è “solo una goccia nell’oceano” avverte padre Patton che evidenzia come “gli aiuti internazionali sembra stiano andando tutti in Turchia e che la Siria sia tagliata fuori dal circuito internazionale proprio a causa delle sanzioni in vigore da parte di Usa e Ue”. Sulle sanzioni padre Patton non usa mezzi termini: “sono disumane e immorali. Trovo scandaloso che in un momento del genere, così tragico, non si sia capaci di rimuoverle o sospenderle. In Siria la gente sta morendo. Gli aiuti che arrivano provengono dai paesi arabi come Egitto, Iran, Algeria… L’Occidente sta di nuovo perdendo il treno”. La Custodia di Terra Santa non è l’unica a chiedere la rimozione delle sanzioni. Molte ong, in testa l’italiana Avsi, e altre chiese del Medio Oriente hanno elevato la medesima richiesta. Da parte nostra, conclude Patton, “abbiamo avviato una campagna di raccolta fondi con ‘Pro Terra Sancta’. Preghiamo per tutti coloro che sono stati colpiti dal sisma e mobilitiamoci tutti per sensibilizzare su questa nuova sofferenza che ha colpito i nostri fratelli dopo 12 anni di guerra”.