La catechesi sul discernimento che Papa Francesco ha tenuto il 7 dicembre è stata un adeguato preludio al tema celebrativo della terza domenica d’Avvento: la gioia, segnale di un buon discernimento, e che può anche essere intesa come un modo adeguato, sereno e luminoso di abitare lo spazio e il tempo.
Quanto allo spazio, inteso in senso esistenziale, un segno di scelte che compio autenticamente secondo Dio, ovvero secondo quanto in me è più vero e converge con Lui, è che attraverso esse troverò il mio “luogo”, mi sentirò al posto giusto: “Sentirsi al proprio posto nella vita – quella tranquillità: ‘Sono al mio posto’ -, e sentirsi parte di un disegno più grande, a cui si desidera offrire il proprio contributo. In Piazza San Pietro ci sono due punti precisi – i fuochi dell’ellisse – da cui si vedono le colonne del Bernini perfettamente allineate. In maniera analoga, l’uomo può riconoscere di aver trovato quello che sta cercando quando la sua giornata diviene più ordinata, avverte una crescente integrazione tra i suoi molteplici interessi, stabilisce una corretta gerarchia di importanza e riesce a vivere tutto ciò con facilità, affrontando con rinnovata energia e forza d’animo le difficoltà che si presentano. Questi sono segnali che tu hai preso una buona decisione”.
Sir Ken Robinson, purtroppo ad oggi scomparso, uno dei più grandi esperti e divulgatori sui temi della pedagogia e della formazione e autore di The Element, avrebbe parlato dell’elemento della persona: quando la persona, contestando condizionamenti e pretese (degli altri o del proprio io ideale), si permette di raggiungere quanto è più vero in lei, quanto più le appartiene, sperimenta un appagamento e una gioia che dimostrano che ha raggiunto il proprio elemento, ciò per cui è nata.
Sempre al tema dello “spazio” possiamo ricondurre un altro segno di un buon discernimento, che è quello dello spazio che lascio agli altri e alla vita, ovvero del distacco con cui so vivere quanto pure liberamente scelgo. La libertà interiore, che è sempre sintomo di un discernimento vero perché trae ispirazione da Dio, che è l’autore della libertà, richiede sempre una certa distanza da quanto si vuole e si sceglie, e questa distanza si chiama distacco. Nel distacco permetto a me, e a quanto scelgo, di muoversi liberamente nell’amore, non nella forzatura del possesso e della costrizione.
Anche il teologo ortodosso Kallistos Ware parla dello spazio/tempo come luogo di esercizio della libertà di amare: “Il tempo è parte della ‘distanza’ o ‘contrazione’ di Dio che rende possibile a noi uomini amare liberamente. È come l’interspazio che ci rende capaci di muoverci verso Dio senza costrizioni, ma per nostra scelta” (La rivelazione della persona).
Dallo spazio al tempo: quando il sentirsi al proprio posto e la libertà interiore, sinonimi di pace interiore, permangono nel tempo, questo significa che sto operando un discernimento autentico, cioè che quanto sto scegliendo non è un bene apparente, ammantato di una gioia euforica e fittizia che sfuma in fretta, ma un bene vero, un “di più”, come direbbe sant’Ignazio, confermatomi da Dio con una consolazione che, per l’appunto, si snoda nel tempo e mi sorregge nella fedeltà a quanto ho deciso: “Uno dei segni distintivi dello spirito buono è il fatto che esso comunica una pace che dura nel tempo. Se tu fai un approfondimento, poi prendi la decisione e questo ti dà una pace che dura nel tempo, questo è un buon segnale e indica che la strada è stata bella”,
Il criterio del permanere nel tempo della pace interiore conseguente a una scelta è importante perché è oggettivo: esso è “un criterio fondamentale per riconoscere la voce di Dio in mezzo a tante altre voci. Solo Lui è Signore del tempo: esso è un marchio di garanzia della sua originalità, che lo differenzia dalle imitazioni che parlano a suo nome senza riuscirci”. Mentre le gioie apparenti date dalle gratificazioni immediate della mentalità carnale si dissolvono in fretta, perché non ci sono date per risolvere ma per ingannarci e confermarci nella paura e nella dipendenza, solo quelle che vengono da Dio permangono, perché in ogni evento di grazia e di consolazione l’uomo interiore fa un irrevocabile passo avanti, nella traiettoria pasquale verso la pienezza. Ecco perché una consolazione autentica, una volta sperimentata, non solo dura nel tempo, ma anche dopo molto tempo basta una memoria grata per risvegliarla, perché è un dono di Dio, che non se lo riprende, e lo lascia all’uomo come lume di speranza per indicargli il cammino che porta a Lui.