L’Immacolata: potenza mite e tenera, segno vivente cui guardare per ricostruire il futuro

La solennità dell’Immacolata ci trova, quest’anno, immersi in un profondo senso di impotenza: la Terza guerra mondiale, che ci eravamo abituati a vedere nei suoi “pezzi” lontani e fuori dai nostri interessi, è ora divenuta vicina, vicinissima, a poche ore di volo dal nostro Paese, sul suolo europeo. Contemplare il dono di grazia che ha portato Maria a diventare quotidianamente, con le sue scelte, donna di fede, di speranza e di carità, significa allora recuperare la voce per dire: “io posso”, “noi possiamo”

Foto Calvarese/SIR

La solennità dell’Immacolata ci trova, quest’anno, immersi in un profondo senso di impotenza: la Terza guerra mondiale, che ci eravamo abituati a vedere nei suoi “pezzi” lontani e fuori dai nostri interessi, è ora divenuta vicina, vicinissima, a poche ore di volo dal nostro Paese, sul suolo europeo. Nessuno sembra in grado di far nulla, al punto tale da sostenere l’impressione che i “potenti” di questo mondo non abbiano voglia di farla terminare; e da inumani “apprendisti stregoni”, vogliano saggiare quanto ci si può sporgere sul baratro nucleare nell’illusione che essi, comunque, potranno salvarsi (a differenza di tutti gli altri). Contemplare il dono di grazia che ha portato Maria a diventare quotidianamente, con le sue scelte, donna di fede, di speranza e di carità, significa allora recuperare la voce per dire: “io posso”, “noi possiamo”. No, non si tratta del “delirio di onnipotenza”, tipico della nostra società che tutto esaspera e tutto spettacolarizza, alla ricerca di nuovi personaggi che urlino sempre di più i soliti e già visti copioni di pensiero e di azione. Si tratta, piuttosto, della “vita alternativa”, della “vita nuova” che nasce da Cristo, prepara a Cristo, ritorna a Cristo. Essa permette di pensare copioni ancora non scritti; di agire in modo creativo, costruendo quello che non c’è. è questa “vita alternativa”, questa “vita nuova” che, iniziata nel momento del concepimento, ha portato Maria a scoprire che esistono altri modi per essere persona, per essere donna, per essere pietra viva all’interno della comunità civile e religiosa. Non quelli immutabili, che un fato inconoscibile e onnipotente ha predisposto perché si ripetano fino alla noia e alla morte. Ma quelli che, pieni dello Spirito di Dio, fanno dire: “io posso essere pace”; “io posso essere amore che perdona”; “io posso essere il costruttore di ponti”; “io posso essere l’umile che i potenti non sopportano”; “io posso essere comunione e accoglienza”; “io posso essere il tempio vivente di Dio”. E che, sempre perché pieni dello Spirito di Dio, si trasformano nel contrario delle azioni solitarie e autoreferenziali: in azioni, cioè, capaci di coinvolgere gli altri, non per proselitismo ma per attrazione; non per imposizione, ma nella libertà della bellezza. Azioni che si declinano al “noi” e con il “noi”, senza che questo si rinchiuda nei limiti delle ideologie e dei loro muri falsamente spacciati come confini. In Maria, concepita immacolata e divenuta Tuttasanta, viene rivelata la potenza di questa “vita alternativa” in Cristo che oggi vive nel “noi” che è la Chiesa attraverso la potenza del Battesimo: la potenza della rinuncia al Maligno e a tutte le sue opere di morte; e la potenza della fede nel Dio Trinitario che, anziché sfigurare i corpi e i volti umani, prepara invece la trasformazione amante e gloriosa di entrambi. Sia questa la potenza mite e tenera con cui reagire all’impotenza che ci avvolge. E sia l’Immacolata il segno vivente cui guardare per ricostruire il futuro.

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