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Cei. I Report nazionale sulle attività di tutela nelle diocesi italiane: come e perché

Verrà presentato domani, 17 novembre, il I Report nazionale sulle attività di tutela nelle diocesi italiane promosso dalla Conferenza episcopale italiana. L’iniziativa, la prima per la Chiesa italiana, è attuazione immediata e concreta da parte della Chiesa che è in Italia della richiesta di Papa Francesco il 29 aprile scorso alla Pontificia Commissione per la tutela dei minori. Il Report si riferisce al biennio 2020-2021 ed è affidato all’Università Cattolica del Sacro Cuore - sede di Piacenza, scelta non solo per le riconosciute competenze nel campo della ricerca statistica e sociologica, ma per la specifica e non comune esperienza in campo di tutela e protezione di minori nelle associazioni a carattere religioso

Verrà presentato domani, 17 novembre, alla vigilia della II Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, il I Report nazionale sulle attività di tutela nelle diocesi italiane promosso dalla Conferenza episcopale italiana. L’iniziativa, la prima per la Chiesa italiana, è attuazione immediata e concreta da parte della Chiesa che è in Italia della richiesta di Papa Francesco il 29 aprile scorso alla Pontificia Commissione per la tutela dei minori. “Annualmente, vorrei che mi preparaste un rapporto sulle iniziative della Chiesa per la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili. Questo potrà essere difficile all’inizio, ma vi chiedo di incominciare da dove sarà necessario in modo da poter fornire un rapporto affidabile su ciò che sta accadendo e su ciò che deve cambiare, in modo che le autorità competenti possano agire” (Papa Francesco, Discorso ai membri della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, 29 aprile 2022).
Il Report sui Servizi per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili e sui Centri di ascolto si riferisce al biennio 2020-2021: i Servizi regionali e i Servizi diocesani/interdiocesani e i Centri, infatti, sono stati costituti a seguito delle Linee guida per la tutela dei minori, approvate dai vescovi italiani nel maggio del 2019.
La raccolta dei dati e la loro elaborazione è stata affidata all’Università Cattolica del Sacro Cuore – sede di Piacenza, scelta non solo per le riconosciute competenze nel campo della ricerca statistica e sociologica, ma per la specifica e non comune esperienza in campo di tutela e protezione di minori nelle associazioni a carattere religioso. Scopo di questa rilevazione, è quello di fornirne una mappatura, di verificare come sono costituiti, le attività che svolgono, i punti di forza e quelli che andranno maggiormente consolidati nelle attività formative, la qualità dell’ascolto e dell’accoglienza delle vittime, il contesto degli abusi o comunque dei fatti segnalati. Lo studio dei dati emersi permetterà di incrementare l’efficacia del servizio formativo e di accoglienza delle vittime.I vescovi italiani, nel corso dell’Assemblea generale del maggio 2022, con le cinque linee di azione per una più efficace prevenzione del fenomeno degli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili, hanno esplicitato l’impegno affinché il fenomeno degli abusi venga contrastato, promuovendo ambienti sicuri e a misura dei più piccoli e vulnerabili. La Cei, tra l’altro, partecipa in qualità di invitato permanente all’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, istituito con legge 269/1998.

Oltre a perseguire senza incertezze e con la massima severità questi reati, è necessario consolidare una cultura della tutela dei minori che passi dal proteggere i minori come reazione al crimine e presa di coscienza del danno arrecato (child protection) ad un’azione pro-attiva volta a costruire ambienti che ne promuovano e salvaguardino la dignità e il bene relazionale (child safeguarding). La Chiesa, che da secoli e con generosità di persone e istituzioni si occupa dei più piccoli, vuole spendersi su questo fronte con il massimo impegno attraverso un gigantesco sforzo formativo che coinvolga tutti gli operatori pastorali e le comunità ecclesiali.Una delle cinque linee di azione approvate dalla 76ª Assemblea generale, inoltre, riguarda l’impegno ad implementare la costituzione dei Centri di ascolto: un servizio ecclesiale e pastorale con lo scopo di accogliere, ascoltare, accompagnare coloro che ritengono di essere stati vittima di abusi in ambito ecclesiale, avvenuti anche nel passato, e che vogliono consegnare il racconto della loro sofferenza, segnalare l’abuso subito e chi ne è stato responsabile. Attualmente sono presenti nel 70% delle diocesi italiane. Non vi è una copertura totale delle diocesi poiché alcune sono molto piccole e non è facile trovare le persone disponibili a svolgere il delicato servizio pastorale di accoglienza e ascolto. D’altra parte nelle piccole diocesi, dove è più facile che tutti conoscano tutti, le vittime di abusi o chi desidera segnalarne possono sentirsi scoraggiate a rivolgersi al Centro di ascolto locale, preferendo piuttosto quello di una diocesi vicina.

Infine, per migliorare le misure di prevenzione e contrasto, accompagnare con più consapevolezza le vittime e i sopravvissuti e affinare i criteri per altre ricerche, in un secondo tempo si condurrà un’analisi, quantitativa e qualitativa, sui dati forniti dal Dicastero della Dottrina della Fede relativi alle denunce raccolte/fascicoli aperti dall’autorità ecclesiastica, dal 2001 al 2020, in merito a delitti su minori, presunti o accertati, commessi da chierici in Italia a partire dagli anni Cinquanta. L’importanza di poter usufruire di questi dati, custoditi in un solo archivio, e che altrimenti sarebbe impossibile ricostruire magari andati persi o incompleti, dispersi in molteplici archivi, si ritrova anche nella loro solidità, completezza e affidabilità avendo il pregio di aver superato il vaglio di precise procedure penali e dunque di essere stati sottoposti ad un’attenta valutazione. Non si tratta dunque di semplici articoli di giornale, denunce anonime, questionari pensati per la statistica o di dati proiettivi. Evidente, dunque, l’importanza di poter studiare attentamente questi dati assolutamente attendibili per comprendere quali siano i tratti caratteristici delle dinamiche abusive in ambito ecclesiale, come si siano sviluppate e quali siano le strategie per poterle meglio prevenire.
La Chiesa che è in Italia non intende sottrarsi al doveroso impegno nello studio e nella ricerca, preferendo a un unico e generico studio affidato a un solo team con inevitabili criticità, una pluralità di studi approfonditi che tengano conto della specificità della realtà ecclesiale, affidati a più gruppi di ricercatori di diverse università e centri studi, secondo criteri metodologici condivisi dalla comunità scientifica. Il primo report sui Servizi e sui Centri di ascolto e poi i report che periodicamente seguiranno, così come la ricerca sui dati del Dicastero della Dottrina della Fede, sono solo i primi passi di un percorso intrapreso con chiarezza e decisione.

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