Un inno di pace, diviso in tre momenti. Si configura così la seconda giornata del viaggio di Papa Francesco in Bahrein. Dal Forum per il dialogo al discorso ai membri del Muslims Council of Elders, passando per l’incontro ecumenico, il filo conduttore è la secca condanna per il commercio delle armi e l’appello per lo stop ai conflitti. In particolare, per quello in Ucraina, citato parlando a braccio nel suo primo intervento, stamani. Al suo arrivo ad Al-Fida’ Square, presso il Sakhir Royal Palace, il Papa è stato accolto dal Re del Bahrein, Hamad bin Isa bin Salman Al Khalifa, e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al Tayyeb. Insieme si sono recati nel giardino per la cerimonia dell’Albero della Pace. Poi, il discorso per la chiusura del “Bahrain Forum for Dialogue East and West for Human Coexistence”. “Mentre la maggior parte della popolazione mondiale si trova unita dalle stesse difficoltà, afflitta da gravi crisi alimentari, ecologiche e pandemiche, nonché da un’ingiustizia planetaria sempre più scandalosa, pochi potenti si concentrano in una lotta risoluta per interessi di parte – ha detto Francesco -, riesumando linguaggi obsoleti, ridisegnando zone d’influenza e blocchi contrapposti. Sembra così di assistere a uno scenario drammaticamente infantile”.
“Bahrain Forum for Dialogue East and West for Human Coexistence”. Nel suo intervento il Pontefice ha ricordato come “oggi ci troviamo affacciati su due mari dal sapore opposto – ha osservato Papa Francesco -: da una parte il mare calmo e dolce della convivenza comune, dall’altra quello amaro dell’indifferenza, funestato da scontri e agitato da venti di guerra, con le sue onde distruttrici sempre più tumultuose, che rischiano di travolgere tutti”. Nelle sue parole la consapevolezza che “Oriente e Occidente assomigliano sempre più a due mari contrapposti”. “Noi, invece, siamo qui insieme perché intendiamo navigare nello stesso mare, scegliendo la rotta dell’incontro anziché quella dello scontro, la via del dialogo indicata da questo Forum”. Il timore del Papa è manifesto: “Nel giardino dell’umanità, anziché curare l’insieme, si gioca con il fuoco, con missili e bombe, con armi che provocano pianto e morte, ricoprendo la casa comune di cenere e odio”. Il desiderio, invece, è che “le liti tra Oriente e Occidente si ricompongano per il bene di tutti, senza distrarre l’attenzione da un altro divario in costante e drammatica crescita, quello tra Nord e Sud del mondo”.
L’auspicio del Papa è che “l’emergere dei conflitti non faccia perdere di vista le tragedie latenti dell’umanità, come la catastrofe delle disuguaglianze, la vergognosa piaga della fame e la sventura dei cambiamenti climatici”.
Papa Francesco ha indicato poi tre “sfide”: l’orazione, l’educazione e l’azione. L’orazione, perché “gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo”, ha detto il Papa citando Gaudium et Spes. Quindi l’esigenza di “purificarci dall’egoismo, dalla chiusura, dall’autoreferenzialità, dalle falsità e dall’ingiustizia”. “Chi prega, riceve nel cuore la pace e non può che farsene testimone e messaggero”.
L’attenzione, quindi, all’educazione. “Dove mancano opportunità di istruzione aumentano gli estremismi e si radicano i fondamentalismi – ha aggiunto -. E, se l’ignoranza è nemica della pace, l’educazione è amica dello sviluppo, purché sia un’istruzione veramente degna dell’uomo”. Infine, l’azione: chi è religioso “con forza dice ‘no’ alla bestemmia della guerra e all’uso della violenza. E traduce con coerenza, nella pratica, tali ‘no’”.
La pace in Ucraina. Nelle parole del discorso del Papa, una consapevolezza: “La forza, le armi e il denaro non coloreranno mai di pace il futuro“. Quindi, l’invito a promuovere “iniziative concrete perché il cammino delle grandi religioni sia sempre più fattivo e costante, sia coscienza di pace per il mondo”. E l’appello “accorato”, parlando a braccio, perché “si ponga fine alla guerra in Ucraina e si avviino seri negoziati di pace”.
“Troppe creature non trovano ancora abbastanza posto nelle agende dei potenti: poveri, nascituri, anziani, ammalati, migranti… – ha concluso il Papa -. Se noi, che crediamo nel Dio della misericordia, non prestiamo ascolto ai miseri e non diamo voce a chi non ha voce, chi lo farà? Stiamo dalla loro parte”.
Discorso ai membri del Muslims Council of Elders. Il secondo momento, l’incontro con i membri del Muslims Council of Elders, nella moschea del Sakhir Royal Palace, dopo aver incontrato privatamente il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, che ne è presidente. “Siamo chiamati a promuovere la pace attraverso strumenti di pace, come l’incontro, le trattative pazienti e il dialogo, che è l’ossigeno della convivenza comune – ha aggiunto il Pontefice –. Tra gli obiettivi che vi proponete c’è quello di diffondere una cultura della pace basata sulla giustizia. Vorrei dirvi che questa è la via, anzi l’unica via, in quanto la pace ‘è opera della giustizia’”.
Nel suo discorso, Papa Francesco ha ribadito che “la pace non può essere solo proclamata, va radicata”. E ciò è possibile rimuovendo le disuguaglianze e le discriminazioni, che ingenerano instabilità e ostilità”. Quindi, il ringraziamento al consiglio degli anziani “per il vostro impegno in tal senso, come pure per l’accoglienza che mi avete riservato e per le parole che avete pronunciato”.
Il modello indicato è quello del santo di Assisi. “Vengo a voi come credente in Dio, come fratello e pellegrino di pace. Vengo a voi per camminare insieme, nello spirito di Francesco di Assisi”. Guardando all’attualità, Papa Francesco ha quindi spiegato che “i mali sociali e internazionali, quelli economici e personali, nonché la drammatica crisi ambientale che caratterizza questi tempi e sulla quale qui oggi si è riflettuto, provengono in ultima analisi dall’allontanamento da Dio e dal prossimo”.
“Non dobbiamo lasciarci tentare da altri strumenti – ha ammonito il Papa –, da scorciatoie indegne dell’Altissimo, il cui nome di Pace è insultato da quanti credono nelle ragioni della forza, alimentano la violenza, la guerra e il mercato delle armi, che sono ‘il commercio della morte’ che attraverso somme di denaro sempre più ingenti sta trasformando la nostra casa comune in un grande arsenale”.
Incontro ecumenico e preghiera per la pace. Ad accogliere il Papa, all’ingresso della cattedrale di Nostra Signora d’Arabia, per l’incontro ecumenico e la preghiera per la pace, mons. Paul Hinder, amministratore apostolico del vicariato apostolico dell’Arabia del Nord. Qui, alla presenza di rappresentanti di altre confessioni cristiane, il Pontefice ha espresso la consapevolezza che “quanto ci unisce supera di molto quanto ci divide e che, più camminiamo secondo lo Spirito, più saremo portati a desiderare e, con l’aiuto di Dio, a ristabilire la piena unità tra di noi”. Così l’invito alla testimonianza. “Il nostro, infatti, non è tanto un discorso da fare a parole, ma una testimonianza da mostrare coi fatti; la fede non è un privilegio da rivendicare, ma un dono da condividere”. Infine, il “distintivo cristiano, l’essenza della testimonianza”: amare tutti.