“Torniamo col pensiero alla martoriata Ucraina e preghiamo per l’Ucraina. Preghiamo per le cose brutte che stanno succedendo lì: le torture, le morti, la distruzione”. Si è conclusa con questo invito, a braccio, l’udienza del Papa in piazza San Pietro, dedicata ad un altro “ingrediente indispensabile” per il discernimento: la propria storia di vita. “La nostra vita è il libro più prezioso che ci è stato consegnato, un libro che tanti purtroppo non leggono, oppure lo fanno troppo tardi, prima di morire”, la denuncia di Francesco: “Eppure, proprio in quel libro si trova quello che si cerca inutilmente per altre vie”. Di qui l’appello preso a prestito da Sant’Agostino: “Rientra in te stesso. Nell’uomo interiore abita la verità’”. “Questo è un invito che io farei a tutti voi, e lo faccio per me stesso”, ha proseguito Francesco sempre a braccio:
”Rientra in te stesso, rileggi la tua vita, come è stato il tuo percorso, con serenità”.
“Molte volte abbiamo fatto anche noi l’esperienza di Agostino, di ritrovarci imprigionati da pensieri che ci allontanano da noi stessi, messaggi stereotipati che ci fanno del male: ‘io non valgo niente’, ‘a me tutto va male’, e tu vai giù, ‘non realizzerò mai nulla di buono’, e tu vai giù…E così è la vita: queste frasi pessimistiche che ti buttano giù”, ha osservato il Papa, secondo il quale
“leggere la propria storia significa anche riconoscere la presenza di questi elementi ‘tossici’,
ma per poi allargare la trama del nostro racconto, imparando a notare altre cose, rendendolo più ricco, più rispettoso della complessità, riuscendo anche a cogliere i modi discreti con cui Dio agisce nella nostra vita”.
“Lo stile di Dio è discreto”,
l’indicazione per un sano discernimento: “a Dio piace andare nascosto, con discrezione. Non si impone, è come l’aria che respiriamo, non la vediamo ma ci fa vivere, e ce ne accorgiamo solo quando ci viene a mancare”. Il discernimento, in altre parole, “ha un approccio narrativo”, ha spiegato Francesco: “non si sofferma sull’azione puntuale, la inserisce in un contesto: da dove viene questo pensiero? Dove mi porta questo che sto pensando adesso? Quando ho avuto modo di incontrarlo in precedenza? E’ una cosa nuova o altre volte l’ho trovato? Perché è più insistente di altri? Cosa mi vuol dire la vita von questo?”. “Il racconto delle vicende della nostra vita consente anche di cogliere sfumature e dettagli importanti, che possono rivelarsi aiuti preziosi fino a quel momento rimasti nascosti”, ha assicurato il Papa: “Una lettura, un servizio, un incontro, a prima vista ritenuti cose di poca importanza, nel tempo successivo trasmettono una pace interiore, trasmettono la gioia di vivere e suggeriscono ulteriori iniziative di bene. Fermarsi e riconoscere questo è indispensabile, è importante per il discernimento, è un lavoro di raccolta di quelle perle preziose e nascoste che il Signore ha disseminato nel nostro terreno”. “Il bene è nascosto, sempre, perché ha pudore, si nasconde”, la descrizione di Francesco: “è silenzioso, richiede uno scavo lento e continuo”.
“Chiediamoci alla fine della giornata cosa è successo oggi nel mio cuore”,
il suggerimento ancora a braccio: “alcuni pensano che fare questo esame di coscienza è fare la contabilità dei peccati che hai fatto. No, è vedere cosa è successo dentro di me: ho avuto gioia, cosa mi ha portato gioia? Sono stato triste, cosa mi ha reso triste? E cos’’ imparare a discernere dentro di noi”. “Abituarsi a rileggere la propria vita educa lo sguardo, lo affina, consente di notare i piccoli miracoli che il buon Dio compie per noi ogni giorno”, ha spiegato il Papa: “Quando ci facciamo caso, notiamo altre direzioni possibili che rafforzano il gusto interiore, la pace e la creatività. Soprattutto ci rende più liberi dagli stereotipi tossici”. “Saggiamente è stato detto che l’uomo che non conosce il proprio passato è condannato a ripeterlo”, ha sottolineato Francesco, che poi ha proseguito a braccio: “E’ curioso: se noi non conosciamo la strada fatta in passato, ripetiamo sempre lo stesso, siamo circolari. E una persona che cammina circolarmente non va avanti mai, non c’è cammino: è come il cane che si morde la coda”. “Possiamo chiederci: ho mai raccontato a qualcuno la mia vita?”, il consiglio del Papa:
“Questa è un’esperienza bella dei fidanzati, quando fanno sul serio si raccontano la propria vita.
Si tratta di una delle forme di comunicazione più belle e intime. Essa permette di scoprire cose fino a quel momento sconosciute, piccole e semplici, ma, come dice il Vangelo, è proprio dalle piccole cose che nascono quelle grandi”. “Anche le vite dei santi costituiscono un aiuto prezioso per riconoscere lo stile di Dio nella propria vita”, l’altra raccomandazione di Francesco: “consentono di prendere familiarità con il suo modo di agire. Alcuni comportamenti dei santi ci interpellano, ci mostrano nuovi significati e nuove opportunità. È quanto accadde, per esempio, a Sant’Ignazio di Loyola. Quando descrive la scoperta fondamentale della sua vita, aggiunge una precisazione importante: ‘Dall’esperienza aveva dedotto che alcuni pensieri lo lasciavano triste, altri allegro; e a poco a poco imparò a conoscere la diversità degli spiriti che si agitavano in lui’”. “Conoscere cosa succede, conoscere, stare attenti”, ha proseguito il Papa: “Il discernimento è la lettura narrativa dei momenti belli e dei momenti bui, delle consolazioni e delle desolazioni che sperimentiamo nel corso della nostra vita. È il cuore a parlarci di Dio, e noi dobbiamo imparare a comprendere il suo linguaggio”.