Saranno beatificati domenica 16 ottobre 2022 a Boves, cittadina del cuneese, don Giuseppe Bernardi (classe 1897) e don Mario Ghibaudo (classe 1920), morti martiri il 19 settembre 1943 quando il paese subì la prima strage nazi-fascista in Italia. Furono bruciate 350 case e uccise 23 persone, tra cui il parroco don Giuseppe e il suo vice, don Mario, che era diventato sacerdote tre mesi prima.
Il 16 settembre un comando nazista, guidato dal maggiore Joachim Peiper, si era insediato a Boves perché nei boschi e sulle pendici della Bisalta, tanti giovani ribelli si erano nascosti dopo l’8 settembre e cercavano di organizzare un corpo di resistenza. Il 18 settembre i ribelli riescono a sequestrare due soldati tedeschi e ne uccidono un terzo. La mattina di domenica 19 settembre, Peiper obbliga don Giuseppe e Antonio Vassallo, un impresario bovesano, a salire nei boschi per riavere gli ostaggi e il cadavere del soldato ucciso. Portata a termine la missione però, Peiper non pago, mette a fuoco il paese e ordina ai suoi soldati di sparare sulla gente che scappa. Don Giuseppe, costretto ad assistere al massacro su un autoblindo tedesco, continua a pregare, a benedire i cadaveri, a esortare alla fuga; viene colpito e il suo corpo dato alle fiamme insieme a quello di Vassallo. Anche don Mario, dopo aver portato in salvo le ospiti dell’orfanotrofio, su ordine di don Giuseppe, torna in paese per aiutare la gente. E anche lui viene ucciso.
I nazisti rimasero a Boves fino all’aprile 1945; a fine dicembre 1943, altre 59 persone furono uccise e 700 case incendiate in un rastrellamento.
Don Giuseppe e don Mario avevano già ricevuto la medaglia d’oro e d’argento al valore civile e ora arriva anche il riconoscimento della Chiesa della loro virtù: “pur consapevoli dei pericoli che correvano, continuarono ad essere dediti al ministero che mirava a salvare gli altri donando la propria vita sino agli ultimi istanti”, ha motivato la Congregazione per le cause dei Santi. Sarà proprio il cardinale prefetto Marcello Semeraro, a presiedere la celebrazione di beatificazione.
“C’è grande attesa, gioia per questo avvenimento e curiosità, ma anche tanta collaborazione”, commenta al Sir don Bruno Mondino, l’attuale parroco di Boves nonché postulatore della causa. “È un avvenimento che cade su una pagina di storia drammatica per Boves e sicuramente l’attesa e anche la gioia è quella di veder riconosciuto il martirio di questi due preti che hanno dato la vita per Boves. È anche un avvenimento che si situa in un cammino che la comunità bovesana ha fatto nel dopoguerra”, spiega don Mondino che cita in particolare due elementi: “la grande avventura della Scuola di pace fondata nel 1983, e che continua tutt’ora”.
Il secondo elemento è “il cammino di riconciliazione che è nato quasi dieci anni fa con Schondorf”. Il riferimento è a Schondorf-am-Ammersee, un bellissimo paese della Baviera dove è sepolto Joachim Peiper, colui che ordinò la strage. “Nel 2013 abbiamo preso contatto con la parrocchia di questo paese”, racconta don Bruno, “ed è nato un cammino di riconciliazione e fraternità che è culminato lo scorso anno in un gemellaggio tra i due comuni”. Questo è uno dei frutti nato dal martirio dei due sacerdoti: il messaggio della riconciliazione e del perdono sono temi “urgenti per le nostre famiglie, le nostre società e anche per il momento storico che viviamo”. Alle celebrazioni bovesane dei prossimi giorni ci sarà una nutrita partecipazione da parte della parrocchia di Schondorf con il bravissimo coro che il sabato 15 ottobre eseguirà il Requiem di Mozart e al termine della celebrazione di domenica l’Halleluja di Haendel. “Al di là del dato artistico, per noi è molto bello il segno che la beatificazione abbia questi momenti di riconciliazione e fratellanza che stiamo costruendo in questi anni”, sottolinea don Bruno. A Boves arriverà anche una rappresentanza di Marzabotto e di Castello di Codigo con i rispettivi sindaci: sono “realtà di dialogo che stiamo costruendo nella prospettiva della riconciliazione”.
Un secondo significato che ha per l’oggi la beatificazione di don Bernardi e don Ghibaudo sta nella collaborazione per il bene comune. Nasce dal fatto che il 19 settembre, insieme ai sacerdoti, muore anche Antonio Vassallo: “un impresario liberale che non si riconosceva nella vita della comunità ecclesiale, anche se era molto amico del parroco” dice ancora don Bruno: “è significativo che il parroco e l’impresario laico siano morti insieme per il bene comune”. Per sottolineare questa dimensione ci sarà venerdì 14 ottobre, sempre a Boves, una conferenza del cardinale di Bologna e Presidente della Cei Matteo Zuppi dal titolo “Collaborare per il bene comune”. Si sta anche pensando di istituire un premio intitolato a questi sacerdoti e ad Antonio Vassallo, un premio per le esperienze di collaborazione per il bene comune, partendo da posizioni o generazioni diverse. “Andando avanti nel lavoro della memoria sono certo che scopriremo tanti tesori che possono aiutare il nostro cammino; uno per esempio è quello della fedeltà che i due sacerdoti hanno avuto a Dio e alla missione”.
Dalle ceneri di distruzione e di morte di quel 19 settembre di quasi 80 anni fa, la comunità bovesana, sia ecclesiale sia civile, “ha fatto e sta facendo un percorso”, conclude don Bruno. Un segnale della vivacità sta anche nell’aiuto e nel sostegno che sperimenta in questi giorni: “Organizzare questo evento vuol dire anche avere preoccupazioni e bisogno di tante forze. Ogni giorno mi stupisco nel vedere la collaborazione che c’è nella comunità e questo è uno dei doni grandi” frutto del dono della vita dei due sacerdoti martiri.