“La presenza del Papa a Matera è stato e rimarrà un momento storico”. Così mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irpina, riassume le giornate del Congresso eucaristico nazionale, durante la quale Matera è stata la “capitale” dell’Eucaristia. “Il Congresso eucaristico è stato un grazie corale, perché insieme abbiamo condiviso ogni cosa”, dice il vescovo, che a Matera per tutti è semplicemente “don Pino”. “Dobbiamo diventare lievito che fermenta la pasta”, l’indicazione di rotta per il futuro.
Mons. Caiazzo, da “padrone di casa”, quale bilancio farebbe del Congresso eucaristico nazionale?
Dobbiamo magnificare il Signore, perché sono successe grandi cose non solo per Matera e la Basilicata, ma per tutta la Chiesa italiana. Quando lo Spirito Santo, anche attraverso i suoi pastori, e ci indica la strada da percorrere, tutti siamo più fortificati.
A Matera la Chiesa ha vissuto una tappa importante, inaugurando il secondo anno del Cammino sinodale.
Forse per la prima volta il Congresso eucaristico ha ripreso il suo cammino verso la parte centrale della nostra fede: il pane, che indica l’Eucaristia, fonte e culmine di tutta la vita della Chiesa. Di giorno in giorno, qui a Matera, questa gioia eucaristica è apparsa sempre più vera e più piena. Come ha spiegato Papa Francesco, nella misura in cui contempliamo e adoriamo Gesù Eucarestia, sapremo andare incontro ai tanti ostensori esposti da quanti vivono in solitudine, chiusi nel loro dolore o nelle loro passioni, da coloro che si sentono emarginati. È nel pane eucaristico che ci accorgiamo che Gesù è vivo e presente. Ma non dobbiamo mai dimenticarci che Gesù è nudo, è spogliato, è abbandonato, è crocifisso: anche nella Cena eucaristica si è lasciato volontariamente crocifiggere. È da lì che nasce la Chiesa.
Uno dei tratti salienti delle giornate materane è stata senz’altro l’adorazione eucaristica, con le chiese piene di giorno e di notte. È una tradizione ormai consolidata in diocesi?
Adorare Gesù è commuoversi servendo la vita, sempre e comunque, dal suo concepimento al suo morire.
Siamo preda di tante schiavitù, vecchie e nuove: non possiamo rischiare di rimanere imprigionati in un passato che non ci rende liberi. Dobbiamo guardare avanti con speranza e fiducia in Gesù, attraverso lo Spirito Santo che parla alla Chiesa. È questo che abbiamo vissuto e sperimentato qui a Matera:
il Congresso eucaristico è stato un grazie corale, perché insieme abbiamo condiviso ogni cosa. Dobbiamo diventare lievito che fermenta la pasta.
Per quanto riguarda la nostra diocesi, prima della pandemia ho voluto elevare una chiesa in pieno centro di Matera a Santuario dell’Eucaristia: chiunque voglia adorare Gesù eucaristia può recarsi lì a qualsiasi ora. Nei giorni del Cen, tutte le chiese del centro storico sono rimaste aperte giorno e notte per permettere l’adorazione eucaristica perpetua e sono state letteralmente prese d’assalto. Venerdì sera, ad esempio, non si riusciva a trovare posto nelle chiese, eppure erano tante quelle aperte. Durante la processione eucaristica, mi ha colpito molto il fatto che la gente, al passaggio di Gesù, si inginocchiasse: era da tanto che non lo vedevo accadere. Senza contare le coperte ai balconi e i tanti petali di rose sparsi anche dai bambini.
Il momento culminante del Cen è stata la presenza del Papa nella città dei Sassi: che ricordo conserva dentro di sé di quei momenti, lei che lo ha seguito e accompagnato da vicino?
La presenza del Papa a Matera è stato e rimarrà un momento storico. 31 anni dopo Giovanni Paolo II, è venuto Papa Francesco per confermarci nella fede e per confermare questi giorni che abbiamo vissuto, dandoci indicazioni ben precise. L’entusiasmo che ha scatenato la sua presenza è stato incredibile: lungo il tragitto, già alle 8.30, quando è arrivato dopo il cambio di programma che lo ha portato ad atterrare a Gioia del Colle a causa del maltempo, la gente ai bordi della strada lo acclamava chiamandolo per nome. Poi il bagno di folla allo stadio e il momento che avevo in serbo nel cuore, ma del quale non ho avuto conferma fino a quando non l’ho visto accadere sotto i miei occhi: la benedizione della Mensa dei poveri, con una folla immensa che aspettava il Santo Padre.
A Matera il Papa ha detto di sognare una Chiesa eucaristica: quale eredità comporta questa consegna per Matera e per la Chiesa italiana?
La Chiesa, se non fosse eucaristica, non sarebbe Chiesa: nel mistero dell’immolazione sulla Croce c’è la vera Eucaristia, è lì che nasce la Chiesa, dal costato di Cristo. Per vivere in maniera eucaristica ti devi spezzare, devi accogliere gli uomini, consumarti nel servizio, ascoltare con attenzione i bisogni di chi è in difficoltà.
La Chiesa non può rimanere chiusa nei propri recenti ma deve dialogare continuamente col mondo.
Perché il Signore ci parla anche attraverso il mondo, ci dice cose importanti, ma lasciandoci la nostra identità. “La Chiesa é giovane quando è sé stessa”, ci dice Papa Francesco, cioè quando è capace di ritornare continuamente alla sua fonte, che è l’Eucaristia. Matera conserva nel cuore questo sogno: insieme alla Chiesa tutta, sa che deve ritornare al gusto del pane.