Il Papa incontra un gruppo di bambini ucraini. Don Pagniello: “Tanta gioia ed emozione”. Mons. Ciattini: “Un dialogo di sguardi e di gesti, che nascevano dal cuore”

In occasione dell'udienza generale di mercoledì 24 agosto, il Pontefice ha incontrato un gruppo di minori provenienti dal Paese invaso dai russi. Le parole del direttore di Caritas italiana, del vescovo di Massa Marittima-Piombino e di una maestra che accompagna i piccoli per raccontare al Sir il toccante momento

(Foto Vatican Media/SIR)

Un progetto di accoglienza temporanea estiva, organizzato dalla Caritas, grazie al quale circa 200 minori ucraini sono ora in Italia, accolti da strutture diocesane in Lombardia e Toscana. Stamattina, in loro rappresentanza – insieme al direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, e al vescovo di Massa Marittima-Piombino, mons. Carlo Ciattini – un gruppo ha partecipato all’udienza generale di Papa Francesco e poi sarà guidato in una visita alla capitale. Al 31 luglio sono 148 le diocesi italiane che stanno accogliendo persone in fuga dall’Ucraina. In totale sono 13.721 le persone complessivamente accolte dalla rete ecclesiale, di cui 7.745 nel circuito Caritas. I minori sono in totale 6.211, di cui 231 sono non accompagnati.

(Foto: Caritas Italiana)

“Tanta gioia e tanta emozione negli occhi dei bambini, ma anche negli occhi del Papa. Accanto alla gioia, nel Papa tanta angoscia: ce lo ha ripetuto tante volte, in diversi momenti la sua angoscia per questa guerra, che è una pazzia, come lui l’ha definita e così com’è realmente. Una follia che sta mietendo tante vittime innocenti perché, come il Papa ci ha ricordato, sono sempre gli innocenti a pagare il prezzo più alto di una guerra, con tanto dolore e tanta sofferenza”. A parlare al Sir è don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana, dopo l’incontro del Papa con i bambini ucraini al termine dell’udienza generale. “La giornata di oggi – osserva don Pagniello – ci ha ricordato quanto è importante riaffermare il dono della speranza, che per noi ha un nome preciso: il Signore Gesù Risorto. La speranza che abbiamo visto negli occhi dei bambini, che stiamo registrando negli occhi dei bambini, in questi giorni di riposo nel corpo e nello spirito. Speranza che hanno disegnato e scritto nei doni che questi bambini hanno consegnato al Papa”. Cosa hanno donato al Papa? “Tanti disegni e tanti oggettini che si sono portati dalla loro terra. In ogni disegno c’era una richiesta di pace, di preghiera per il loro Paese e per le loro famiglie – ci risponde don Marco -. Questo ha commosso il Papa e sta commuovendo tutti quanti noi. È anche un aiuto in questo momento a non cedere il passo allo scoraggiamento, ma a fare la nostra parte, a continuare nl servizio di accoglienza che tutta la Chiesa italiana sta portando avanti per accogliere i profughi ucraini ma anche per stimolare quanti sono chiamati a questo grande servizio a fare scelte concrete per la pace, e a continuare nella preghiera per chiedere al Signore il dono della pace”. Di qui l’auspicio:

“Questa giornata sia per noi un momento di grande gioia, ma anche di rinnovato impegno di quello che il Signore Gesù e i fratelli ci chiedono”.

(Foto Vatican Media/SIR)

In questi giorni in Italia cosa chiedono soprattutto i bambini ucraini?

“Sognano sicuramente la pace – afferma don Pagniello -, ma anche di poter tornare a una vita serena, normale, di poter tornare a scuola, di poter riabbracciare i loro amici e, per tanti di loro, anche i papà in guerra.

Non dimentichiamo, poi, che molti di questi bambini arrivano da orfanotrofi e in loro c’è anche la speranza di poter sognare una famiglia”. Accanto a questi sentimenti di speranza “ci sono tanta paura e angoscia per quanto sta accadendo”. “Mi dicevano gli educatori – prosegue il direttore di Caritas italiana – che oggi la giornata prevedeva per i bambini una gita all’Isola d’Elba, invece quando è stato annunciato loro ieri che avrebbero incontrato il Papa ci sono stati un grande applauso e lacrime da parte di tutti, dei più piccoli e dei più grandi. Questo è importante perché ci dice ancora una volta che siamo chiamati a essere un’unica famiglia umana che nella Chiesa trova la madre che accoglie, senza dimenticare i tanti bambini che nel mondo soffrono la fame come ci ha detto Papa Francesco e soffrono a causa della guerra”. Infine, “un pensiero particolare ai bambini russi”: “Anche loro – dice don Pagniello – devono tornare a sperare e a sognare un mondo nuovo. Credo che i bambini, che sono il futuro del nostro mondo, vanno custoditi e accompagnati. A noi adulti la responsabilità di consegnare loro un mondo più giusto”.

(Foto: Caritas italiana)

“Questi bambini sono molto ‘allenati’ tra due sentimenti: lo stupore per la novità e il disagio, ma il sentimento positivo è di gran lunga superiore: avvertono affetto, accoglienza, attenzione. Le sofferenze che in qualche maniera vivono li rendono grati, capaci di gustare il bene che va incontro a loro. Oggi i nostri ragazzi non sono così attenti e sensibili a dire grazie per il bene che hanno intorno, i minori ucraini hanno un’esperienza di vita che li rende molto sensibili alla gratitudine e a ‘non buttar via nulla’: quando avvertono accoglienza, benevolenza, c’è una sazietà in loro, nonostante il disagio di una situazione che stanno vivendo per la guerra”. Lo dice al Sir mons. Carlo Ciattini, vescovo di Massa Marittima-Piombino, che nella sua diocesi ha accolto un centinaio di minori ucraini nell’iniziativa promossa da Caritas italiana. I ragazzi ucraini resteranno nella diocesi di Massa Marittima-Piombino sino a fine mese. “Abbiamo organizzato dei momenti di crescita per questi ragazzi, come visite ai nostri musei, domani ci sarà una gita all’Isola d’Elba, poi andranno a Follonica all’Acqua Village e a Marina di Castagneto, dove c’è il parco di divertimento ‘Cavallino matto’ per un momento ludico. Io non parlo la loro lingua ma vado a trovarli per condividere con loro dei momenti”.

(Foto: Caritas italiana)

Mons. Ciattini poi ci racconta com’è andato l’incontro di stamattina con il Papa: “Si è raccomandato con noi di stare vicino a questi ragazzi, vedendo la loro angoscia. Ha plaudito questa iniziativa di accoglienza di Caritas italiana, ma soprattutto mi ha colpito per la disponibilità che ha avuto verso ciascuno di questi ragazzi che ha incontrato, fino a mettere firme sui cappellini e su altri oggetti che i ragazzi avevano con sé. Il Papa ha firmato e si è intrattenuto con una calma e una paternità, che è sua caratteristica ma oggi in maniera particolare”. “Oggi – prosegue il presule -, che si stanno perdendo i connotati dell’umano e si vivono tempi aridi, occorre rimanere sale e lievito, come ci ha insegnato Nostro Signore, l’uomo deve ritrovare se stesso. Come diocesi dobbiamo essere grati al Signore per questa opportunità di accoglienza, perché riceviamo molto più di quello che diamo: queste creature ci portano una sollecitazione al bene. Mi è piaciuto quanto ha detto una ragazza ucraina al Papa donandogli una candela proveniente dal suo Paese: ‘Abbiamo bisogno di luce’. Anche noi abbiamo bisogno di luce. E

il Papa è stato bravissimo: guardava questi ragazzi, li accarezzava, ha porto le mani per ricevere quei doni semplici che loro hanno fatto, in un dialogo di sguardi e di gesti, che nascevano dal cuore,

lontani da ogni artificio”. E questo “è bello, bello, bello”, ripete tre volte.

(Foto Vatican Media/SIR)

“Accompagniamo un gruppo di bambini dai 6 anni e mezzo ai 16 provenienti da Zhytomyr, invitati nel vostro Paese per un progetto di accoglienza temporanea estiva, organizzato da Caritas italiana, per vivere un periodo lontani dalla nostra realtà pericolosa e traumatica e poter fare, anche se per un breve periodo, una vita adatta all’età dell’infanzia, in allegria, in un relax anche spirituale, direi. In questi giorni siamo ospitati a Massa Marittima, facciamo tante escursioni e ieri siamo stati al mare, è stata una bella esperienza per i bambini, si sono divertiti da matti”, ci racconta Nataliya Nagalevska, maestra ucraina che ha accompagnato, insieme ad altre quattro colleghe, in Italia i suoi allievi e non solo. I ragazzi portano dentro di sé il dramma della guerra, con le bombe che cadono: “Hanno paura dei rumori forti – evidenzia la maestra – e restano turbati a sentire notizie dall’Ucraina: qualche giorno fa una bambina ha letto di bombardamenti nel nostro Paese e ha iniziato a piangere, avendo paura per la sua famiglia, per la mamma che è restata là.

Ogni giorno preghiamo per la pace”.

Le maestre che accompagnano i bambini nei campi estivi organizzati da Caritas stanno vivendo anche loro un periodo sereno: “Siamo felici, calate in una realtà diversa dalla nostra, possiamo rilassarci e affrontare i problemi normali che si vivono nella quotidianità per l’educazione dei bambini. Non pensiamo alla paura di quello che viviamo in patria ed è una cosa buonissima per noi. Certo, abbiamo paura al pensiero di dover rientrare in Ucraina, ma siamo consapevoli che dobbiamo accettare la nostra realtà: dobbiamo andare avanti e vivere, facendo tutto quello che si può nei luoghi dove viviamo abitualmente o lavoriamo”.

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