Il X Incontro mondiale famiglie a partire dalla Parola di Dio

Raccomandazioni semplici quelle fatte ai coniugi da Papa Francesco, ma che si radicano in un amore che non cede alla tentazione della routine, della tristezza, dello scoraggiamento. Un amore che ha il coraggio di essere “per sempre”, fecondo, generativo, pervasivo e contagioso. Un amore che fonda la Chiesa come famiglia di tante famiglie, chiese domestiche. Un amore che, tutt’altro che sdolcinato e languido, è capace di vincere la morte

Foto: Siciliani-Gennari / SIR

Come possiamo partecipare al X Incontro mondiale delle famiglie, che vede convocate a Roma duemila famiglie delegate da tutto il mondo? Perché non approfondire i temi trattati durante l’Incontro a partire dalla Parola di Dio che più volte viene evocata nei documenti preparatori all’evento? “L’amore familiare: vocazione e via di santità”, è il titolo principale con cui saranno accolti i delegati e questo la Chiesa vuole rimettere al centro: fare famiglia vuol dire desiderare di diventare santi. La lettera a Timoteo può essere letta in questa chiave famigliare. “Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità (2 Tim 1,9).

Ma come si realizza questa santità? Lo sguardo e il cuore vanno alla famiglia di Nazareth “scuola di quotidianità che rende normale l’amore”.

Lo smarrimento di Gesù adolescente a Gerusalemme (Lc 2,39-52) rinvigorisce la fiducia dei genitori quando non capiscono i figli o non sanno che strategie adottare per la loro educazione. Anche Maria e Giuseppe hanno fatto fatica a comprendere un figlio che era Dio! Solo l’amore, attraverso cadute e riprese, permette di accogliere il mistero delle vite che ci sono affidate da un Altro, ma che non ci appartengono. “Essi non compresero le sue parole… E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”. Se ogni cucciolo d’uomo scoprisse, prima di tutto attraverso l’amore dei genitori, quanto egli sia prezioso agli occhi di Dio, quanto la sua vita sia unica e irripetibile e quanto bisogno abbiano i fratelli di lui, il futuro sarebbe portatore di grande speranza. “Io pensavo a te prima ancora di formarti nel ventre materno. Prima che tu venissi alla luce, ti avevo già scelto”. (Ger. 1,5).

Per progredire nella nostra consapevolezza di padri e madri, è necessario che ci mettiamo in contemplazione dell’amore di Dio per noi.

Solo chi si sente amato sa amare: “Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono, perché egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere” (Sal 103). Anche i nonni possono contemplare il loro profilo ideale attraverso la fede e la speranza delle figure degli anziani Simeone e Anna descritte sempre da Luca (Lc 2, 22-38). Il Cantico di Simeone è la preghiera dell’anziano che ha saputo confidare nel Signore: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”.
Infine agli sposi vengono ricordate le tre parole passepartout tante volte ricordate da Papa Francesco: “Permesso, grazie, scusa”. Raccomandazioni semplici quelle fatte ai coniugi dal pontefice, ma che si radicano in un amore che non cede alla tentazione della routine, della tristezza, dello scoraggiamento. Un amore che ha il coraggio di essere “per sempre”, fecondo, generativo, pervasivo e contagioso. Un amore che fonda la Chiesa come famiglia di tante famiglie, chiese domestiche. Un amore che, tutt’altro che sdolcinato e languido, è capace di vincere la morte secondo le parole del Cantico dei Cantici: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione” (Ct 8,6).

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