Con la Pentecoste, il mistero della Rivelazione del Dio Unitrino nella nostra storia umana si compie: lo Spirito Santo entra da protagonista nei rapporti e nelle relazioni umane, come Persona che chiama i credenti a dilatare l’esperienza della fede nel Risorto e nel Padre in quella della testimonianza. In questo modo, coloro che credono, uomini e donne, sono portati a scoprire che la loro è una vita stabilmente “in uscita”, essenzialmente legata a chi ancora non conosce il Figlio né il Padre. Da testimoni, i credenti non possono mai pensarsi “senza” chi ancora non crede: la loro vita è indissolubilmente unita alla vocazione di ogni essere umano a partecipare – nei modi che la sola Provvidenza conosce, suscita ed accompagna – alla Pasqua di Cristo. Una partecipazione che è nascosta nelle pieghe dolorose e sofferenti della storia, lì dove essa sembra dominata da quello che papa Francesco, con la sua originalità linguistica, chiama il “cainismo”: l’odio, la violenza, l’omicidio, la negazione della fraternità. È dentro queste pieghe dolorose e sofferenti che lo Spirito conduce i testimoni, perché dall’interno di tanta insensatezza e follia possano sorgere esperienze nuove, alternative, all’insegna dell’amore del Crocifisso e della sua capacità di guarire le relazioni malate e di ribaltare la propaganda e la prosopopea dei potenti di questo mondo.
I testimoni sono così seme di cambiamento e di futuro, attraverso la logica del dialogo, della gentilezza, del rifiuto della crudeltà, che agli occhi del mondo sono inutili, dannose, improduttive, irrealistiche, una menzogna da eliminare il prima possibile. La loro via è la via di Maria, la madre del Signore. Anche lei è stata chiamata, il giorno dell’Annunciazione, ad essere “adombrata” dallo Spirito per diventare, nel Figlio che le sarebbe stato verginalmente donato, alternativa alla storia esemplificata dalla Galilea in cui si trovava Nazareth: una terra maledetta, impura, lontana da Dio, piena dei fallimenti umani. Con il suo sì, quella terra e quella storia avrebbero ritrovato la via della benedizione, della purezza, della vicinanza al Dio Santo, della pienezza umana.
A Pentecoste, insieme a tutti gli altri credenti resi dallo Spirito testimoni, Ella continua a consegnare questa sua esperienza come modello e paradigma dell’alternativa che in Cristo essi erano chiamati a consegnare come la vera speranza in grado di trasformare il mondo e di restituirlo alla bellezza per la quale il Creatore lo ha voluto e plasmato. Sempre, allora, i testimoni troveranno in Maria una madre, una discepola, una credente e una testimone che indica loro la vera forza che lo Spirito infonde nell’essere umano: la forza della tenerezza, la forza della libertà che non si lascia soggiogare dalle paure.
E sempre in lei troveranno la chiave per diventare Chiesa nello Spirito: la differenza tra il Dio vivo e gli idoli, tra chi è onnipotente perché “fa spazio” per tutti e chi è impotente perché fa dell’esclusione il suo potere.