“Per noi, Chiesa di Algeria, è un momento importante perché Charles de Foucauld è una figura emblematica del carisma della nostra Chiesa e perché i momenti essenziali del suo percorso spirituale e di vita si sono svolti qui in Algeria. La sua volontà di raggiungere tutti e farsi amico anche delle persone più lontane lo ha impegnato nel corso di tutta la sua vita e nel cuore del mondo musulmano. E questo è per noi ancora oggi un motivo di ispirazione per la nostra piccola Chiesa”. Così, raggiunto al telefono, il nuovo arcivescovo di Algeri, mons. Jean-Paul Vesco, racconta al Sir cosa per la Chiesa cattolica in Algeria significa la canonizzazione di Charles de Foucauld, che si celebrerà a Roma domenica 15 maggio. A guidare una delegazione francese alla cerimonia in piazza San Pietro, ci sarà il primo ministro Jean Castex. La canonizzazione richiede tra le condizioni anche l’aver compiuto almeno due miracoli. Dopo il caso di una guarigione da un cancro nel 1984, che ha permesso la beatificazione, il Vaticano ha riconosciuto un secondo miracolo attribuito a Charles de Foucauld: la storia incredibile di un giovane falegname di Saumur (Maine-et-Loire) sopravvissuto nel 2016 a una caduta da 15 metri su una panca che gli ha perforato il fianco sinistro.
Mons. Vesco, quale eredità Charles de Foucauld lascia oggi alla Chiesa universale?
Per me personalmente la sua eredità è il suo fuoco. Non ha avuto discepoli né grandi risultati nell’immediato per cui è difficile parlare oggi di una ‘eredità’ intesa nel senso letterale della parola. Quello che invece è rimasto di lui è questa fiamma che lo ha bruciato e motivato per tutta la sua vita. È stato un uomo che ha bruciato per Dio. E questo fuoco lo ha condotto fino a spingerlo verso i luoghi più sconosciuti e lontani. In questo viaggio, ha seminato ovunque fraternità. Era spinto a farsi fratello e amico di tutti, anche di chi era più lontano. Charles de Foucauld ha dato tutto di sé per seguire Dio in questa strada.
Chi era Charles de Foucauld?
Una personalità estremamente complessa. Viene spesso presentato come un eremita ma era un uomo in relazione permanente con le persone. Lo testimoniano le migliaia di lettere che riceveva e scriveva. Si era spinto nel cuore del Sahara anche per conoscere meglio i Tuareg di cui ha studiato per anni la cultura e la lingua tanto da redigere il primo dizionario tuareg-francese.
Era un uomo di relazione.
Un uomo appassionato dalla conoscenza delle lingue. Un uomo che aveva la passione della cultura, delle scoperte nuove.
Muore a 58 anni la sera del 1° dicembre 1916, assassinato da una banda di predoni di passaggio. È paradossale che un uomo ,appassionato dell’altro, muoia per morte violenta.
La Chiesa non ha riconosciuto il martirio. A torto o a ragione. È morto per morte violenta, assassinato da una banda di predoni di passaggio, ma non per martirio. Perché quelle persone non sono andate da lui espressamente per ucciderlo. Ma c’è stato un primo miracolo per la sua beatificazione e un secondo miracolo per la canonizzazione.
La sua canonizzazione avviene in un momento di guerra in Europa. Cosa ha da dire oggi il carisma di Charles de Foucauld ad un’Europa che brucia sotto il fuoco delle armi?
Anche quando Charles de Foucauld morì, l’Europa era dilaniata dalla Prima Guerra mondiale. La sua morte e la sua canonizzazione avvengono pertanto in due momenti difficili e paralleli di guerra in Europa. Ma se si guarda oggi al futuro santo, torna di nuovo il suo messaggio di fraternità che ha attraversato costantemente la sua vita.
Charles de Foucauld è l’emblema della fraternità, anche in questi tempi bui di violenza e armi.
E per me è questo il messaggio oggi per l’Europa.
Come ripresentare però questo messaggio di fraternità ad un’Europa armata?
Charles de Foucauld è stato un militare che ha deposto le armi. Per tutta la sua vita è rimasto in contatto con i soldati. Erano suoi amici, lo hanno anche aiutato. Ma lui aveva fatto un’altra scelta. Aveva scelto di deporre le armi per seguire il fuoco di Dio e testimoniare l’amore di Dio per tutti. È questa la sua testimonianza oggi. È morto in una Europa infiammata dalla Prima Guerra mondiale. È canonizzato in un tempo in cui la guerra è tornata come una grave minaccia per l’Europa. Ieri come oggi, Charles de Foucauld si presenta uomo disarmato anche di fronte ad una morte violenta, come amico e fratello di tutti fino alla fine.