La beatificazione di Armida Barelli si avvicina e la bibliografia sulla fondatrice della Gioventù femminile di Azione cattolica e cofondatrice dell’Università Cattolica continua ad arricchirsi. Dal 1° aprile sono in libreria due nuovi volumi di Ernesto Preziosi, vicepostulatore della causa di beatificazione: La zingara del buon Dio. Armida Barelli, storia di una donna che ha cambiato un’epoca (Ed. San Paolo), riporta una lunga prefazione di Papa Francesco; Cara Sorella maggiore… La nascita della Gioventù femminile. Lettere ad Armida Barelli dalle diocesi italiane (1918-1921) esce invece per i tipi di Vita e Pensiero.
La beatificazione avverrà nel Duomo di Milano il prossimo 30 aprile; nello stesso giorno sarà beatificato don Mario Ciceri (1900-1945), sacerdote ambrosiano, educatore dei giovani in oratorio e in Ac.
Vocazione e azione concreta. Armida Barelli (1882-1952), “figura cruciale del cattolicesimo italiano contemporaneo, è stata fondamentale nel proporre una nuova visione della donna, nella Chiesa e nella società”, è una linea interpretativa proposta da Ernesto Preziosi. “Da giovane prende sul serio la chiamata del Signore e si pone in ricerca. In un tempo in cui per le donne l’opzione era tra matrimonio e vita religiosa, matura una scelta nuova: l’apostolato laicale in forma associata”. Da qui anche la sua vocazione alla consacrazione nel mondo con l’Istituto delle Missionarie. “Si inserisce nel solco dell’Azione cattolica portando una decisiva novità nell’organizzare le giovani in un apostolato popolare. Da Milano il suo impegno si irradia nel Paese, dove dà vita alla più numerosa e capillare associazione femminile”.
È spesso in viaggio tra mille disagi, tanto da sentirsi – afferma lei stessa – come “una zingara del buon Dio”.
Protagonista della nascita dell’Università Cattolica, “affianca Gemelli in un progetto di ampio respiro che unisce l’alta formazione all’apostolato popolare”. “Attenta alla storia del suo tempo, la Barelli forma una generazione di donne che si spendono nel campo sociale, sindacale e politico, nella fase fondativa della democrazia in Italia. Favorisce un’emancipazione radicata nella scelta vocazionale e volta a rendere le donne protagoniste della propria esistenza, nella vita familiare e sociale”.
Le parole di papa Francesco. Nella prefazione a La zingara del buon Dio, Papa Francesco tra l’altro scrive della Barelli: “la sua vicenda esistenziale, ecclesiale e associativa, particolarmente intensa, presenta aspetti per certi versi unici: una radicale scelta di fede, vissuta dentro la modernità del Novecento, insieme a un profondo rapporto con la Chiesa fatto di corresponsabilità e di obbedienza”.
Lettere inedite dalle giovani donne. È Benedetto XV ad affidarle un impegno speciale all’indomani della prima guerra mondiale: “la sua missione è l’Italia”, chiedendole di fondare la Gioventù femminile cattolica. “Inizia un viaggio lungo la Penisola – è il tema che attraversa Cara Sorella maggiore – per coinvolgere le giovani che dovranno costruire l’associazione nelle diocesi. La ‘Sorella maggiore’ stabilisce un fitto dialogo epistolare con le giovani donne che devono superare i condizionamenti ambientali e culturali, dovuti anche a una mentalità ecclesiastica arretrata”. In queste lettere inedite, riportate nel volume curato da Preziosi, “le giovani, insieme alle difficoltà organizzative del primo radicamento, parlano della propria vita, aprono il loro cuore, confidando la propria ricerca spirituale, tracciando il difficile cammino di autonomia delle donne in un dopoguerra carico di novità e di fermenti sociali”.
Le giovani vedono nella “Sorella maggiore” un punto di riferimento per la loro crescita umana e spirituale.
“Le lettere documentano così il contributo di Armida Barelli al processo di integrazione dei cattolici nella vicenda nazionale e alla nascita di un originale protagonismo femminile”.
Marta, la “cassiera” dell’ateneo. “Delle opere in cui si impegna e dove profonde le sue non comuni capacità, l’Azione cattolica – spiega Preziosi – è la principale perché è qui la radice di quella dedizione per l’apostolato, come allora si diceva, che la porta a impegnare l’intera vita per l’annuncio, per l’avvento del Regno di Dio e che le consente di realizzare quella vocazione laicale su cui si spenderanno numerosi pronunciamenti magisteriali e approfondimenti teologici”. E, a proposito della fondazione dell’Ateneo a Milano: “anche in questo caso il cammino non è facile e il suo ruolo è centrale per raccogliere i fondi necessari alla costruzione e al funzionamento dell’Università, ma non solo. Quando il 7 dicembre 1921 a Milano si inaugura l’Università Cattolica del Sacro Cuore, lei è l’unica donna a prendere la parola e si presenta come la ‘Marta’ che accanto alle ‘Marie della contemplazione e dello studio’, provvede ai bisogni materiali”. Il suo ruolo in realtà “sarà ben più grande e contribuirà a raggiungere un risultato inedito per un ateneo: dispiegare nell’intero territorio nazionale una rete di sostegno e di conoscenza attraverso un’associazione di Amici e, di lì a poco, una raccolta di fondi annuale: la Giornata universitaria. L’ateneo del Sacro Cuore”, cui la Barelli fu devota per tutta la vita, “svolgerà così un servizio non solo a coloro che lo frequentano ma all’intera cattolicità italiana”.