“Oggi tutti possono unirsi al Papa e sentirsi coinvolti per creare un clima verso la pace e la riconciliazione di due popoli carissimi, molto legati a noi anche per le tradizioni cristiane”. Padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, interpreta così per il Sir l’Atto di consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, che il Papa compie stasera durante la liturgia penitenziale nella basilica di San Pietro. In contemporanea un suo legato, il card. Konrad Krajewski, elemosiniere pontificio, compirà lo stesso Atto a Fatima.
Papa Francesco ha inviato a tutti i vescovi del mondo il testo dell’Atto di consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria: quale significato assume, ad un mese dall’inizio della guerra in Ucraina?
Questa guerra ha portato ad una grande mobilitazione, da parte del Papa e della Chiesa intera. Papa Francesco si è dato da fare fin dall’inizio, anzi da prima del conflitto, per i grandi appelli alla pace e anche per mettere a disposizione il suo servizio di costruzione alla pace: l’essersi recato dall’Ambasciata russa nei primissimi giorni di guerra è stato un gesto molto significativo, così come la messa a disposizione del servizio diplomatico della Santa Sede per tutto ciò che potesse servire alla pace e alla mobilitazione caritativa verso tutte le persone che si trovano in difficoltà. Certamente, però, l’aspetto di preghiera e di partecipazione spirituale rivolta a Dio nella fede, nell’umiltà e nella speranza è una parte fondamentale della nostra vita cristiana.
Con l’Atto che compie oggi il Santo Padre vuole dire con particolare insistenza l’importanza e la necessità della preghiera comune e partecipata di tutta la comunità ecclesiale, con intensità e solennità e in modo pubblico. Il Papa non ci chiede di pregare in privato, ma ci invita a porci come Chiesa di fronte al mondo, manifestando la nostra fede e domandando con umiltà l’intercessione di Maria per porre fine al conflitto in atto e a tutti i conflitti dell’umanità.
L’Atto di consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, inoltre, viene fatto in un contesto di liturgia penitenziale, e in questo modo si inserisce nella grande tradizione di preghiera nella Bibbia, dove c’è sempre un’unione profonda tra il mettersi umilmente davanti a Dio chiedendo perdono per i propri peccati e le proprie mancanze e l’impegnarsi in una conversione profonda domandando la grazia e la salvezza del Signore. La grande liturgia penitenziale è già prevista nel tempo di Quaresima: l’unirla indissolubilmente alla domanda fiduciosa di protezione a Dio tramite Maria è molto significativo, e coinvolge molto l’intera comunità ecclesiale. Anche nei grandi eventi mariani, come a Lourdes o a Fatima, la dimensione penitenziale della conversione è stata sempre molto presente.
Giovanni Paolo II ha compiuto per due volte l’Atto di consacrazione della Russia: la prima il 13 maggio 1982, considerata non valida da suor Lucia a causa della mancata presenza di tutti i vescovi del mondo, la seconda il 25 marzo del 1984, considerata valida dalla veggente di Fatima. Cosa ricorda, come testimone e cronista, di quegli anni?
Quella degli Atti di affidamento a Maria è una lunga tradizione. Il primo è stato Pio XII, che nel pieno della seconda guerra mondiale ha fatto un Atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria e lo ha rinnovato dopo la fine della guerra, con un’importante lettera apostolica. Poi Paolo VI ha ripetuto lo stesso gesto nel contesto del Concilio ed infine è stata la volta di Giovanni Paolo II, particolarmente legato alla Madonna di Fatima la cui festa liturgica cade il 13 maggio, giorno dell’attentato del 1981 in piazza San Pietro: un evento che lo ha toccato fin nel profondo, tanto che in seguito ha letto la sua intera vita alla luce della Madonna di Fatima. Giovanni Paolo II ha fatto e rifatto l’Atto di affidamento e di consacrazione a Maria: una volta, a Fatima, in piena guerra delle Faulkland tra Gran Bretagna e Argentina, ha chiesto la pace per le due nazioni in conflitto. Il legame tra la Madonna e le preoccupazioni dell’umanità, in particolare per i conflitti, non nasce dunque oggi: l’origine stessa risale alle rivelazioni della Madonna a Fatima nel 1917, nel pieno della prima guerra mondiale, per poi riattivarsi nella seconda guerra mondiale, in tempi di grandi preoccupazioni per le sorti del mondo che adesso ci troviamo, purtroppo, a vivere di nuovo. Papa Francesco segue questa linea, e non è un caso che contemporaneamente all’Atto di consacrazione nella basilica di San Pietro un suo legato compia lo stesso atto proprio a Fatima.
Le origini dell’Atto di consacrazione risalgono alla parte del terzo segreto di Fatima in cui si parla di “orrori” della guerra e di catastrofe nucleare. C’è un legame tra quelle profezie e l’oggi?
La lettura che è stata fatta dei messaggi è legata sempre al loro aspetto più profondo, cioè ad una lettura evangelica della storia della Chiesa e del mondo di fronte a Dio.
Il grande combattimento tra il bene e il male, tra le potenze dell’odio che distrugge l’umanità e la grazia del Signore, da cui attendiamo la salvezza e il bene di tutte le sue creature, è qualcosa che attraversa tutta la storia.
Nel nostro tempo, il gesto di Papa Francesco si colloca e legge questa stessa linea: portare davanti a Dio le grandi preoccupazioni per la storia dell’umanità, i suoi drammi terribili e la possibilità di danni spaventosi anche per le creature umane e il creato. I papi recenti hanno sempre portato avanti una lettura della storia in chiave durevole, chiedendo l’intercessione spirituale di Maria come madre che ci invita alla conversione per il bene dell’umanità e della sua salvezza. Oggi tutti possono unirsi al Papa e sentirsi coinvolti per creare un clima verso la pace e la riconciliazione di due popoli carissimi, molto legati a noi anche per le tradizioni cristiane.