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Papa all’udienza: “Eventuale guerra atomica sarebbe catastrofe finale”

"La nostra fantasia appare sempre più concentrata sulla rappresentazione di una catastrofe finale che ci estinguerà. Quello che succede con una eventuale guerra atomica”. Così il Papa, nell'udienza di oggi, in cui ha pregato per la pace in Ucraina prendendo in prestito le parole di mons. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli. Incontrando gli studenti dell'Istituto "La zolla" di Milano, Francesco ha pregato per i bambini e i ragazzi che in Ucraina vivono sotto le bombe, "vittime della superbia di noi adulti"

Foto Calvarese/SIR

Due intense preghiere per la pace in Ucraina. A pronunciarle è stato il Papa, prima incontrando duemila studenti dell’Istituto “La zolla” di Milano, nella basilica di San Pietro, e poi al termine della catechesi dell’udienza generale pronunciata in Aula Paolo VI – dove sventolavano le bandiere giallo-blu dell’Ucraina – dedicata ancora una volta alla vecchiaia, come profezia contro la corruzione di una vita all’insegna della spensieratezza.

“Signore Gesù ti prego per i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze che stanno vivendo sotto le bombe, che vedono questa guerra terribile, che non hanno da mangiare, che devono fuggire lasciando casa, tutto”, la preghiera in basilica: “Signore Gesù guarda questi bambini, questi ragazzi, proteggili, sono le vittime della superbia di noi, gli adulti”.

In Aula Paolo VI, Francesco ha letto la preghiera composta da mons. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, affidandola con questo gesto ai fedeli di tutto il mondo. Recita così: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di noi peccatori! Signore Gesù, nato sotto le bombe di Kiev, abbi pietà di noi! Signore Gesù, morto in braccio alla mamma in un bunker di Kharkiv, abbi pietà di noi! Signore Gesù, mandato ventenne al fronte, abbi pietà di noi! Signore Gesù, che vedi ancora le mani armate all’ombra della tua croce, abbi pietà di noi! Perdonaci Signore, se non contenti dei chiodi con i quali trafiggemmo la tua mano, continuiamo ad abbeverarci al sangue dei morti dilaniati dalle armi. Perdonaci, se queste mani che avevi creato per custodire, si sono trasformate in strumenti di morte. Perdonaci, Signore, se continuiamo ad uccidere nostro fratello, se continuiamo come Caino a togliere le pietre dal nostro campo per uccidere Abele. Perdonaci, se continuiamo a giustificare con la nostra fatica la crudeltà, se con il nostro dolore legittimiamo l’efferatezza dei nostri gesti. Perdonaci la guerra, Signore. Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, ti imploriamo! Ferma la mano di Caino! Illumina la nostra coscienza, non sia fatta la nostra volontà, non abbandonarci al nostro agire! Fermaci, Signore, fermaci! E quando avrai fermato la mano di Caino, abbi cura anche di lui. È nostro fratello. O Signore, poni un freno alla violenza! Fermaci, Signore!”.

“Preghiamo soprattutto per la pace in Ucraina”, aveva raccomandato poco prima il Santo Padre rivolgendosi ai fedeli polacchi, salutato da un fragoroso applauso dei presenti in Aula Paolo VI. Rivolgendosi,  infine, i fedeli di lingua italiana, Francesco aveva esortato: “In questo tempo di Quaresima, in questo tempo così doloroso della guerra, vi invito a guardare a Cristo”.

 “Sembra che il simbolo del diluvio stia guadagnando terreno nel nostro inconscio”,

l’esordio della catechesi: “La pandemia attuale mette un’ipoteca non lieve sulla nostra spensierata rappresentazione delle cose che contano, per la vita e per il suo destino”. Oggi “siamo sotto pressione, esposti a sollecitazioni opposte che ci rendono confusi”, la tesi del Papa: “Da un lato, abbiamo l’ottimismo di una giovinezza eterna, acceso dai progressi straordinari della tecnica, che dipinge un futuro pieno di macchine più efficienti e più intelligenti di noi, che cureranno i nostri mali e penseranno per noi le soluzioni migliori per non morire: il mondo dei robot. Dall’altra parte,

la nostra fantasia appare più concentrata sulla rappresentazione di una catastrofe finale che ci estinguerà”. “Quello che succede con una eventuale guerra atomica”,

ha aggiunto a braccio: “Il giorno dopo – se ci saranno ancora giorni ed esseri umani – si dovrà ricominciare da zero. Distruggere tutto per ricominciare da zero”. “Gli esseri umani, quando si limitano a godere della vita, smarriscono perfino la percezione della corruzione, che ne mortifica la dignità e ne avvelena il senso”, il monito che ha introdotto l’ampia parte della catechesi dedicata alla corruzione, infarcita di interventi a braccio.

“Quando si smarrisce la percezione della corruzione, la corruzione diventa una cosa normale”,

ha spiegato Francesco: “Finché la vita normale può essere riempita di benessere, non vogliamo pensare a ciò che la rende vuota di giustizia e di amore”, ha commentato:

“Io sto bene, non devo pensare ai problemi, alle guerre,

alla miseria umana, a tanta povertà e a tanta malvagità. Io sto bene, non mi importa degli altri. È un pensiero inconscio che ci porta a vivere uno stato di corruzione. La corruzione può diventare normalità? Purtroppo sì, si può respirare l’aria della corruzione come si respira l’ossigeno”.

L’antidoto alla corruzione è “la saggezza dei vecchi”, ha detto il Papa: “Le nuove generazioni aspettano da noi vecchi, da noi anziani una parola che sia profezia, che apra le porte a nuove prospettive a questo mondo spensierato”. È la “spensieratezza”, infatti, che “apre alle porta alla corruzione: ammorbidisce le nostre difese, offusca la coscienza e ci rende – anche involontariamente – dei complici. Perché la corruzione non va da sola, sempre ha dei complici, si allarga, si allarga”. “La vecchiaia è nella posizione adatta per cogliere l’inganno di questa normalizzazione di una vita ossessionata dal godimento e vuota di interiorità”, ha argomentato Francesco: “Vita senza pensiero, senza sacrificio, senza interiorità, senza bellezza, senza verità, senza giustizia, senza amore; questo è tutto corruzione”.

“Noi anziani dobbiamo essere profeti contro la corruzione, come Noè”,

l’invito finale: “È una cosa brutta quando si diventa vecchi con le stesse abitudini corrotte dei giovani”. No, allora, alla “vecchiaia corrotta”, sì invece alla “vecchiaia generativa”. “Andiamo avanti: il mondo ha necessità di giovani forti che vadano avanti e di vecchi saggi: chiediamo al Signore la grazia della saggezza”.

 

 

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